lunedì 2 febbraio 2015

N. PARDINI: LETTURA DI "CELLULOSA" DI AURORA DE LUCA




IL CROCO. I quaderni letterari di POMEZIA NOTIZIE
Aurora De Luca: CELLULOSA
(2° Premio Città di Pomezia 2014)

Cellulosa. Carta, legno, profumo, essenza, natura che forma e sforma, che vincola e svincola, che colora e scolora; che vive, libera, offrendoci sguardi che vanno lontano, oltre ogni pensiero, oltre i limiti del nostro esistere, oltre i cammini che si perdono nella bruma del nostro esserci. Sì, vita. Questo complesso e complicato gioco di andate e ritorni, di voli e di svoli, di azzardi e rattenute. Una dualità fra bene e male, fra giorno e notte, fra illusioni e delusioni. Ed è da questa contrapposizione fra poli opposti, dalla simbiotica fusione delle loro valenze, che si determina la metamorfosi di  una cellulosa in pagine bianche per un cuore bramoso di stendervi le sue confessioni; le sue fughe in panorami naturali che tanto sanno di una storia; che tanto concretizzano il sentire. È questa la Cellulosa di Aurora De Luca. È amore, sentimento, passione, spiritualità, fusione in palpiti naturali che si fanno folgorazioni paniche, cospirazioni empatiche. È brama di fare dell’amore una polivalente estasi; una plurale visione, a tutto tondo, del mondo, del suo continuo divenire in progress. Perché la Nostra mai si accontenta di quello che il mondo stesso le propone. Deve scavare, deve conoscere, leggere, far proprio tutto ciò che la circonda, tuffarlo nell’animo, e lì farlo crogiolare, perché fuoriesca intinto degli abbrivi emotivi carichi di palingenetiche epifanie, di ambizioni rinnovative. Una vera fuga dal proprio corpo verso ambiti naturali, zeppi di piante, di sole, di luce, di boschi, tramonti, albe; un rientro che si tramuta in parole che tanto sanno di casuale e impensabile, che tanto stentano a farsi consone a chiavi sperimentali per gli innesti dell’universo:

(…)
E così l’incontro con una parola
è la rovina totale e incontenibile,
ma l’incontro con quella giusta
è il mazzo con tutte le chiavi del mondo (Le chiavi del mondo).      

Il mondo, quello imperscrutabile, tanto lontano e tanto vicino, coi suoi fremiti e le sue carezze; col volto delle montagne, le lacrime di pioggia; coi suoi simboli di generosa analogia, d’incomparabile attitudine ad umanizzarsi; di quello va in cerca Aurora per dare sostanza alle sue emozioni. Un linguismo folto, innovativo, carico di una metaforicità duale, di un  allegorismo capiente, talmente capiente da contenere tutti gli interrogativi e le inquietudini della vicissitudine umana:

E’ esploso il cuore
l’attimo prima del sogno.
Egli ha preso il volo (Il giro del mondo).

Dacché il sogno fa parte della vita, ne è una componente determinante; è con esso che l’Autrice si distacca dalle minuzie di una complicanza fortemente umana per volare in una sfera aurorale, eterea, se pur sempre marcata dalle intrusioni della terrenità, da campi di soffioni intatti che promettono “idee che sono, per ogni tempo,/ la primizia e la fioritura”:

Oltre le parole di carta pesta
ci sono campi di soffioni intatti
pieni di fiato e di vento, pronti
a spargere cappelli volanti di semi di idee,
e metteranno radici e metteranno colore
e nel silenzio resteranno tali,
idee che sono, per ogni tempo,
la primizia e la fioritura (La fioritura).

Un mondo nuovo, privo di brutture, in cui l’uomo, lui stesso, è nuovo, rinato, in una natura dove la cellulosa dà frutti per idee anch’esse nuove. Dove tutto si fa chiaro, luce, sole, anche nel buio della notte. Dove tutto si fa simbolo alla ricerca di verbi che oltrepassino il senso dell’etimo. Dove l’insieme si fa olismo, omnia, pluralità, fusione completa con la madre più antica impasta del corpo e dell’anima di Aurora. Dove i contrari si fanno unisoni per aprirsi a spiragli di cielo. Si fanno causa ed effetto in un melange di vita e di morte a partorire semi fecondi nascosti nel buio; è l’eterno respiro della natura che tutto guida e tutto dispone: “Pensez-vous ce que ou qui pourrait être l’homme sans avoir inspiré le parfum de la mer, sans avoir joui de l’iris d’un coucher du soleil, sans voir vécu la mort automnale d’un bois, sans s’être perdu dans les mystères du jour et de la  nuit; de la vie e de la mort; du fleuve et de la mer; tout il pourrait être moins qu’un Poète” (da: N. Pardini “Lettres à  un Parisien”.
“Pensate voi cosa o chi sarebbe l’uomo senza aver inspirato il profumo del mare, senza aver goduto dell’iride di un tramonto, senza aver annusato la ruggine autunnale di un bosco, senza essersi sperso nei misteri del giorno e della notte, della vita e della morte, del fiume e del mare; tutto potrebbe essere meno che un Poeta”.
Questo mi resta alla fine della lettura: la storia di un’anima pulita, generosa, che sente l’urgente bisogno di volare dalla realtà alla verità. Pur sapendo, cosciente, quanto difficile sia per noi umani oltrepassare il limen che ci circonda. Mi resta un senso di fusione totale fra eros e thanatos, i due cardini portanti dell’universo. Aurora è viva e morta come lo è la natura nel suo perenne processo di fine e rinascita che non è mai morte. Sì, questa percezione dell’esistere, mi resta, unica, mai pleonastica, fuori da ogni epigonismo, dominata da un amore che potrebbe bene configurarsi in un canto di spiritualità francescana:
   
Muoio.
su questa terra di cellulosa
resta la mia pelle.

Vivo.
Da questa terra di cellulosa
è la mia anima.

E tutto insieme è il dolore
e tutta quanta è la luce

e immensamente tutta viva
e morta, sono, in un attimo (Materia poetica).

 Nazario Pardini










3 commenti:

  1. Caro Prof. Nazario, mi onora trovarmi accolta su queste sponde. La sua lettura di Cellulosa mi giunge graditissima. Ho apprezzato ogni passaggio e in maggior modo questo : "[..]Aurora è viva e morta come lo è la natura nel suo perenne processo di fine e rinascita che non è mai morte. Sì, questa percezione dell’esistere, mi resta, unica, mai pleonastica, fuori da ogni epigonismo, dominata da un amore che potrebbe bene configurarsi in un canto di spiritualità francescana[..]". Cellulosa è, con anche Materia Grezza, un canto duale, sì di contrari, di vita e morte, ma anche il canto del singolo che ricompone la dualità.
    Non c'è differenza, per me, tra vita e amore (ed i loro contrari); ogni cosa incarna il ciclo.
    La ringrazio sentitamente!
    Aurora De Luca

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  2. Mi ritengo onorata di trovare la nostra meravigliosa Aurora della Poesia recensita dalla voce tonante e purissima di Nazario e di appurare che ha vinto l'ennesimo Premio... Il suo lirismo, com'è dimostrato dalle parole del Professore è canto altissimo e ricco di afflato lirico autentico. E' inno all'amore, inteso nell'accezione trascendente e immanente, é superamento dei limiti, delle convenzioni, delle pochezze, che ci limitano dietro le sbarre quotidiane. Ella sogna e invita al sogno, con la determinazione fiera della giovane donna che sa quanto siano esigenti i sogni. Nascono con noi, ma non vanno confusi con i programmi, hanno respiro ampio e inarrestabile. Chiedono coraggio e volontà. Aurora é soave nel coraggio, imperiosa nella volontà. Sa di dover andare incontro ai desideri e intraprende la sua lotta quotidiana per rendere i giorni all'altezza della 'primizia e della fioritura'.
    Merita ogni tributo, perché lavora infaticabile e innamorata senza ostentare, arrossendo di fronte ai complimenti, dimostrando quanto la vera Arte non rappresenti una forma di ostentazione, ma un compito svolto al servizio del sé e della Cultura. Se esiste una bandiera per rappresentare il nuovo Umanesimo ha senz'altro il suo volto di bimba e la sua penna di raso.
    Complimenti vivissimi e il più caldo degli abbracci a Lei e al Nostro Immenso Nazario!
    Maria Rizzi

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  3. Ebbene Maria, arrossisco e ti ringrazio sinceramente!
    Grazie non traduce abbastanza la mia gratitudine!
    Un caloroso abbraccio!
    Aurora

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