giovedì 5 aprile 2018

N. PARDINI LEGGE "INEDITI" DI ANTONIO SPAGNUOLO



Il mistero che ormai ho accettato
è il soffio di una nuova storia al di la’ del sospiro,
e cerco il tuo sguardo
che apriva tutte le porte della vita.

Antonio Spagnuolo


Poesia forte, ansiosa, inquieta; poesia-vita, poesia morte-angoscia; poesia plurale, totale questa del Nostro Antonio, che con i suoi palpiti ascensionali, partendo dalle quotidiane realtà, tenta slanci di iperbolica fattura verso mondi che al di là del sospiro portino a nuove epifaniche unioni. Il linguaggio sembra farsi più melodico del solito, con l’aiuto del raddoppiamento di settenari, e con il senario che cede il testimone al dodecasillabo di stampo endecasillabo di quarta; il messaggio arriva con una sonorità meno aspra. E’ inutile insistere sulla spontaneità di un tema che Spagnuolo fa ed ha fatto suo dopo la morte di Elena, la donna amata. Sembra che la sua anima sia completamente volta ad una scalata verso l’inafferrabile che lo rende unico in questo canzoniere dell’assenza. D’altronde chi è che non conosce la forza prosodica del Nostro, chi è che non ha letto e gustato almeno una volta il fascino del suo dire poetico, la simbiotica fusione fra verbo e  patema che lo rigenera in continuazione  reificando stati d’animo, scosse emotive, pulsioni.  “A pugnalare il cuore resta una memoria infaticabile, un  continuo martellare la mente, un apparire incessante di sogni, di follie, di parole come gioghi d’edere, di fulmini d’autunni; e rimbomba il ripetersi di favole, di mani delicate; ricordi, ricordi; solitudini. È nell’assenza che la realtà si fa immagine, che il fatto si tramuta in ideale, che il passato riprende energia, alimentato da folgorazioni per tradursi così in serbatoio fresco e potente per il canto.”.


“Assenza

Anche l’ultimo abbraccio costringe il mio sguardo
a ricordi.
Nel vuoto l’inizio di una notte
che disperda , violenta, il tuo sguardo,
il tuo sguardo fisso alle mie labbra sbiancate.         .
Ritrovare il vortice del respiro affannoso:
lasci carezze sgomente per me che mi annebbio.
La casa era tutta tua , è tutta tua ancora ,
anche nella tua assenza inaspettata,
ed io disperdo le mie mani
tra i ninnoli che non hanno più valore.
Timidamente il polso, per quelle tue aritmie
che hanno sospeso a tratti il mio affanno,
quelle aritmie improvvise che hanno atterrito
tutta la poesia della nostra vita,
di tutta questa vita che hai donato al mio incanto,
rincorre il battito nell’illusione di riaccendere.
Dove ritrovo quei  tuffi spensierati di fanciulla,
spettinata al vento capriccioso delle onde,
il piede leggero nel roseo incantamento della corsa?
Il golfo è un brillio di risacche , un tepore improvviso
che rimescola il sorriso delle primavere.
La mia carne ormai è lacerata ,
perché fra le mie braccia hai interrotto il rantolo,
e le palpebre hanno lasciato un sottile riverbero.
Persecuzione angosciosa chiusa nel cerchio
a sradicare memorie.
*

“Illusioni”

Aspetto ancora il tuo respiro inventare
sospiri per le mie illusioni,
ma sempre più breve l’incanto
ora che hai dato ogni tutto ed hai tradito le attese.
Una città incendiata questa nostra
che ripete gli incanti delle note
e ha gioco di mandolini incauti.
Non appaghi le ore che nel giorno
mi stanno accanto come delle arpie.
La luce sale , preda dell’inganno,
mentre il tuo sangue gela nella tomba.
Dolorosa tortura quella dei nostri corpi
insanguinati nell’eterno ignoto,
il giglio del tuo cuore cede alle notti
ed il mio canto piange un corpo eroso.
E’ fermo il tempo e nel perenne inganno
i miei ricordi staccano memorie
per parlare con te, inutilmente.
*                   

“Onde”

Come una stella esplosa all’improvviso,
nel riflesso di onde sugli scogli,
nella musica dei vichi e dei balconi
hai strappato le idee, le mie illusioni,
e noi, meteoriti dispersi ed impazziti
fuori dalla tua orbita, ricerchiamo i motivi
delle tue canzoni.
Il cerchio , ubriaco del rimorso,
resta mistero che affonda.
Di quanta gramigna sia fatta la mia storia
adesso ho percepito, rincorrendo
le immagini  disegnate con pudore,
ogni volta che ho imprigionato una verità
che ti tradiva, ogni volta, ogni volta
che nel tuo sguardo ho disperso il mio timore.
Il ciclamino ha perso il suo turgore.
Il vento avvampa così l’essenza del
        nostro amore,
ha bruciato ogni ricordo, per ritornare a correre.
Ora che sei nel soffio dell’eternità
la mia mente contempla te diversa,
e una volta soltanto ho vissuto tutta la gioventù
nel tuo grembo, nei tuoi piedi affusolati,
nel tuo sorriso che strappava ingenui baci.
Ora è la luce che doveva risplendere
la più sottile follia che accecava.
Il mistero che ormai ho accettato
è il soffio di una nuova storia al di la’ del sospiro,
e cerco il tuo sguardo
che apriva tutte le porte della vita.
*

ANTONIO SPAGNUOLO



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