venerdì 1 novembre 2019

NAZARIO PARDINI LEGGE: "DUE LIBRI DI IVAN POZZONI"




Ivan Pozzoni. La malattia invettiva. Limina mentis editore. Villasanta (MB). 2018; Ivan Pozzoni. Cherchez  la Troika. Limina mentis editore. Villasanta (MB). 2016

Mi sono giunti oggi 17 ottobre, due testi di Ivan Pozzoni: LA MALATTIA INVETTIVA. Limina mentis editore. Villasanta (MB). 2018; CHERCHEZ  LA TROIKA. Limina mentis editore. Villasanta (MB). 2016.  Energia allo stato puro, abundantia cordis. Lo scrittore, subito riconoscibile dallo stile conciso, determinato e risolutivo, a volte audace, affronta argomenti plurali e polisemici con una  capacità creativa da lasciare imbambolati i lettori. Il più delle volte si accanisce con una società omologata, che, senza capo né coda, segue le mode in maniera ovvia e superficiale. E questo sarebbe niente dato che sono in molti a seguire il filone della contestazione. Quello che Pozzoni ha in più è la capacità di arrivare a segno con un linguismo che sembra dirti “sei fuori strada”. Frecciate, arguzie, e acuti metaforici si susseguono con un calore di portata umanamente coinvolgente:


LA BALLATA DELLE BESTEMMIE,
“Oggi, involontariamente, ho offeso dementi, morti di fame cronici, ignoranti e inconcludenti, in realtà mi interessava mandare a bersaglio un unico messaggio a un malato di mente…” 

LE QUOTE ROSA 
“Dopo le chiacchiere, ridondanti, di decine di, a detta loro, artiste, scappa il proposito di importare dalla Svizzera un referendum d’altra natura non come l’inutile sulle trivellazioni che mi indirizzerebbe a  lo 0,045% di quote rosa alla letteratura…”

HAI PERSO LA LINGUA?
“… l’homo sapiens sapiens sta perdendo la lingua…”


FIORELLO M’ANNOIA,…
“Mi addormento davanti allo schermo di carta/ reo di non aver da raccontare niente di nuovo…”


EMBOLIA POETICA
“Piantato nel cuore stiletto scrivano/ non lasci fluire ematico dire alla mano…”

FUORI DAGLI SCHEMI  
“Provateci, una volta nella vita, a smetter di vivere fuori da ogn’ischema,/ senza costanti interruzioni d’inchiostro alla vena del fonema/ in modo che la crisi occidentale si traduca in crisi occipitale/ col risparmio di formiche incrementano i consumi di cicale…”, sono alcuni esempi del primo testo, che inizia con un ANTI-“MANIFESTO” NEON-AVANGUARDISTA, in dieci punti: (1) Ogni battaglia della “neon”-avanguardia è aeriforme, 2) Il dialegesthai è fondamento di democrazia, 3) L’atrofizzazione della dimensione narcisistica dell’artista è urgente, 4) L’”opera d’arte” è filiera solidale, 5) L’”autore” è finalmente deceduto, 6) La tristezza metodologica è resistenza contro ogni destino di rifiuto umano, 7) Ogni “forma-poesia” è caduta, 8) L’ironia è medium di rimorfologizzazione costante, 9) La “militanza” è unica categoria socio/ontologica del fare cultura, 10) L’arte è estetica normativa.

 Quanto al secondo testo già avevo scritto una recensione pubblicata nel gennaio 2019 su LETTURA DI TESTI DI AUTORI CONTEMPORANEI III, che qui riporto, ritenendola aderente e indicativa sulla vena esplosiva dello scrittore. Un vulcano di idee e di intenti critici che convalidano la proteiforme valenza della sua versatilità: “Ivan Pozzoni. Cherchez la Troika. Casa Editrice Limina mentis. Villasanta (MB). 2016. Un messaggio ampio, prolungato, mai scarnito, apodittico, quello di Ivan Pozzoni. Si può senz’altro dire che la sua poesia appartiene a un  rituale nuovo, lontano dalla classica positura, da un verseggiare fatto di fiori e rosette affidati a un linguismo di sinestetici accostamenti. I problemi si accavallano nel suo poema, si fanno cocenti nell’intenzione  di delineare un sociale da correggere e rivedere. Si apprezzano da subito i titoli, gli incipit delle sue poesie che ci svegliano, facendoci sobbalzare, inquietandoci, e sottraendoci alla nostra indifferenza: I morti di fame stanno nelle accademie, Pane al pane, Assalto ai forni, In vino veritas, All’osteria dell’amore solido, Mamma, sono un autistico, Il medico dei matti, Equitaglia, fino a L’epigrammista menefreghista:

“Per farti divertire, lettore sbracato sul divano
devo inventare senza sosta rime da sciamano,
non bastano al feroce epigrammista assonanze cuore – sole- mare, –
 desideri torcermi il cervello con rime tipo gong/ sarong o bordeaux/ trumeau,
ma, credendo  di mettere i tuoi tredici neuroni in un caveau,
ricevi, inaspettatamente, in cambio, un radioso “vaccagare”.

Non c’è altro da dire: un realismo da pane al pane e vino al vino; o meglio, da “scrivi come mangi!, e non ti nascondere in virtualismi letterari di sapore arcaico”.
Modernità a tinte forti, dove la ricerca del verbo si incanala in un fiume che talvolta scende nel sottosuolo come un torrente carsico,  finché scopre un’apertura, vede la luce, brilla e scorre in superficie; va impetuoso portandosi riflessi di sole e ombre di selve. Ma l’acqua che fluisce è limpida e chiara, e nella corsa fa trasparire la  varietà cromatica dei fondali; l’energica freschezza.”.
Mi piace e credo sia opportuno riportare a conclusione un lacerto poetico tratto dalla pag. 27:

(…)
Penso di essere riuscito a diventare un’arma di distruzione di massa
ché se mi mettono in mano 10 euro da investire, in dieci giorni k’indice FTSE si abbassa,
chiedo al consorzio europeo delle multinazionali, con sede a Berlino, di darmi maggior fiducia
se mi foraggiate sono in grado di migliorare il vostro tentativo di distruggere la Grecia,
non c’è bisogno che la troika minacci l’applicazione di qualche indignitoso sinallagma
datemi un fondo JPMorgan da curare e vi trasformo 1000 euro in una dracma,
senza nemmeno bisogno di mandare l’aviazione militare a Atene
investite su un mio investimento di mercato, che conviene.

Il testo è impreziosito da una ricca bio-bibliografia a cui rifarsi per meglio conoscere e approfondire la vena scritturale dell’autore.

Nazario Pardini




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