lunedì 27 gennaio 2020

GUIDO MIANO EDITORE: "MORE PER OGNI STAGIONE..." DI NORMA MALACRIDA: PREF. DI ENZO CONCARDI


Rossella Cerniglia legge:
“MORE PER OGNI STAGIONE E ALTRI RACCOLTI”
di Norma Malacrida
Guido Miano Editore, 2019


Il libro recentemente pubblicato dalla poetessa molisana Norma Malacrida, il cui titolo è More per ogni stagione e altri raccolti, è costituito da tre sezioni contrassegnate in esergo da alcuni versi di Rabindranath Tagore. La prima di esse si compone di Haiku, motivo per cui il titolo della silloge gioca sul senso della parola more che nella lingua giapponese riveste significato affine a quello di sillabe nella lingua italiana.
La bellezza particolare dell’Haiku giapponese - che ormai ha lunghe frequentazioni presso poeti di varie nazionalità - consiste, a ben vedere, nell’intreccio logico-semantico, suggerito da accorte scelte lessicali, presente nei tre brevi versi che lo costituiscono, e dalla caratteristica del ribaltamento (Kireji) per cui da una coerenza a livello concettuale e semantico si passa, improvvisamente, ad un piano diverso in cui la coerenza è mantenuta solo a livello psicologico-emozionale. L’impressione è quella di un trapasso di visione, di uno scarto che ci porta su un altro versante di realtà e produce in chi legge un senso di straniamento e sorpresa.
La poetessa si attiene alla forma tradizionale dell’haiku, salvo lievi, consentite, variazioni, relative alle more e all’apertura di un più ampio ventaglio di possibilità tematiche come già avvenuto in altri autori non del tutto ossequienti alla tradizione classica di questo genere poetico e ad una visione ortodossa della codificazione originaria.
“Voci allegre / di ragazzi che giocano / ride l’estate” - “Dieci agosto / inabissano stelle / sciami di sogni” - “Tremule stelle / gelide di lontananza / brina di ricordi” - “ Scende la sera / amicizie si perdono / vuoti d’anima”. Da notare, anche attraverso la citazione di questi pochi haiku, - tutti molto belli e di intensa espressività - come la concentrazione di senso pur nella brevità del verso, nasca sulla base di un reticolo di significati che va da parola a parola, convogliandole in un senso unitario e più ampio; e come il salto (Kereji) che comporta un capovolgimento del piano di realtà, sia immediatamente percepibile anche in assenza degli indicatori espliciti - in genere, un trattino, un punto o una virgola, collocati, per lo più, al termine del primo o del secondo verso - che la poetessa omette. I temi riconducono alla sfera dell’affettività, all’amore per la natura e per la vita, a quello della bellezza in tutte le sue manifestazioni. Esprimono, nella intensa capacità di sintesi, propria di questa tipologia poetica, riflessioni che coinvolgono la dimensione esistenziale con i suoi enigmi spesso irrisolvibili, e alludono, in bagliori di consapevolezza, al declino culturale e sociale che investe la nostra epoca. Le immagini, in ossequio ai canoni di questo genere poetico, sono pregnanti, e al contempo aeree, hanno un preciso riferimento all’elemento naturale che apre uno spiraglio sull’anima, e tratteggiano con brevi incisive linee, una realtà semplice, minimale, un attimo di vita colto in essenza, spoglio di elementi esornativi e denso solo della sua verità.
La seconda parte del libro, Nuove poesie, che raccoglie le più recenti prove della poetessa, è un caleidoscopio di impressioni, di visioni, di desideri intessuti di nostalgie, e su tutto predomina uno struggente afflato che vince ore e giorni e stagioni per proiettarsi in dimensioni altre, arcane e sconfinate; così anche l’amore è rivissuto in una sublime istanza di eternità: ...E vivo il tempo come larvata attesa / di ritrovarti in una dimensione / dove riprenderemo il filo / degli invissuti giorni / per noia o, forse, per dispetto / e / mano nella mano / albe di eternità / che mai saranno giorni / ci sorprenderanno.” (Un amore).
Molti versi racchiudono nel loro fondo una rassegnata solitudine, spesso pacata, priva di rimpianto; a volte soprassalti di vuoto e sfinitezza si mescolano nello sguardo che indugia sul paesaggio, ma da essi nascono infine aperture di inusitate speranze: risorse per vivere ancora la vita, portate spesso nel presente da cristalline gioiose memorie, come è in Per strade solatie. Per questo, è necessario non rinunciare ai sogni, anche se passata è la metaforica “primavera” della nostra vita, perché essi tornano con rinnovata speranza a rivitalizzarla e la rendono ancora vivibile a malgrado delle sue tante asprezze.
Ricorrono frequenti descrizioni di paesaggi che sono uno spaccato dell’anima e si illuminano della luce interiore dei sentimenti di chi li vive. In Nevicata siamo immersi in spazi innevati, silenzio, solitudine, un gelo che trova risposta nell’anima, ma che infine - come spesso accade nei versi della nostra autrice - si apre alla speranza: “... E nel bianco che / piano piano si diffonde intorno / anche i pensieri tacciono / nell’incanto / che tutta mi pervade / e, dolce, mi possiede // della mia anima asprezze accarezzando”.
Il tempo fugge in Passano i giorni “come acqua fresca di monte / che per poco rinfresca / e lesta scivola via” e non restano che “speranze avvizzite / giacenti su letto di foglie muffite”; allora “Non resta che accoglierli / questi giorni avari”, dice la poetessa, nell’offrirci l’immagine di una suggestiva e preziosa similitudine: “per suggerne essenze / come ape accorta / che ne fa incetta / quando visita fiori e sceglie ad uno / ad uno i più preziosi”. Ma il suo credo etico, profondo, irrinunciabile, la poetessa lo esprime nei versi di Libertà, potente enunciazione e testimonianza indelebile della sua fervente idealità.
Nella terza sezione della silloge, intitolata Altre poesie, composta da una scelta di poesie pubblicate in precedenza, i testi iniziali disegnano una sorta di poetica o una mappa del sentimento poetico nel suo farsi poesia. Pregevole, come tanti altri testi della silloge, quello che ne dà l’incipit e che porta il titolo Ho scritto poesie, emblematico del modus poetandi della nostra autrice, di un metodo, se vogliamo, di distillazione e sublimazione delle esperienze di vita in “gocce” di anima, ovvero in poesia. Comprendiamo sin da subito, come l’immagine di questa e quella del poeta siano associate all’immagine del volo, allo sconfinamento dalla matrice del consueto, dell’ordinario, da una realtà limitata e inappagante, verso altri lidi: quelli del sogno e dell’immaginazione, ossia quelli della Sehnsucht, categoria eterna di un sentire profondamente umano, che non si definisce e non si colloca in nessuno spazio e in nessun tempo, poiché vive tutte le età e tutti i luoghi della terra, quale universale afflato dell’anima.
Anche in questa sezione, i temi attengono spesso alla sfera delle esperienze esistenziali, e di frequente a quella degli affetti familiari per il tramite della memoria. Il linguaggio è nitido e proietta tale alone di purezza sulle cose che nomina. Le caratteristiche formali, l’armoniosa modulazione del verso, hanno il dono della nettezza e del rigore propri della misura classica.
Rossella Cerniglia

Norma Malacrida. More per ogni stagione e altri raccolti, prefazione di Enzo Concardi, 2019. Guido Miano Editore, 2019; mianoposta@gmail.com.





1 commento:

  1. RICEVO E PUBBLICO

    Un arrivo a sorpresa, Poetessa Rossella, la sua esegesi “mozzafiato” da lei rappresentata per la mia Opera “MORE PER OGNI STAGIONE ED ALTRI”. Non le nascondo la mia grande emozione nel leggerla per la sua intensità analitica, in una forma di fotografia d’anima che si palesa tra parole, ritmi, pause, in una tensione dinamica di percepire ed evidenziare, in un attento continuo, sospiri e palpiti di chi ha creato. La luce della Sua grande sensibilità esegetica si diffonde con la sua eleganza semantica sulla versificazione ed evidenzia una corretta e rigorosa capacità di stabilire significazioni acclarate tra lemmi, in un “oltre” la significazione primigenia, che sorprende ed emoziona chi aveva cercato di segretare un sentimento, un dolore, una voce prepotente che voleva far tacere, nascosto in meandri del suo io, in una forma di riguardo intimistico; una sottigliezza che attiene una forma di spiritualità profonda e irreversibile, a volte inconsapevole, che permette di indugiare e fermare. Una forma da parte di chi compone che si nega all’apparire ma che, se percepito per attenta e pensosa fruizione, conferisce un tocco di eleganza al discorso poetico.

    Grazie, Poetessa Rossella, le sarò sempre molto grata per la sua clarissima attenzione, in un momento di ansie che caratterizzano l’affidamento di una “nuova creatura letteraria” che nasce e viene amata, accarezzata, coccolata fino a quando si decide di consegnarla nelle mani di tanti per diventare ( per dirla con il grande Pirandello): “ UNO NESSUNO CENTOMILA”.



    . La ringrazio tanto e le auguro una serena serata. Con stima, Norma Malacrida

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