sabato 26 marzo 2022

MARCO DEI FERRARI: "L'ESSENZA DELLA DIALETTICA"

 

                  L’ESSENZA DELLA DIALETTICA
                                       (Parte Prima)

1)  LA CADUTA della RAGIONE

Nelle cose troviamo la nostra essenza esistenziale, motivata dalla periodicità della praxis che accompagna tutta la storia umana e non solo.

Anche l'Essere assoluto per eccellenza, infatti misura la dialetticità delle produzioni/proiezioni nelle varie modalità esperienziali storiche e di conseguenza modula le necessità correttive, positive, integrative.

La “Storia” è dunque la sommatoria delle esigenze di spazio/tempo nel posizionamento degli obiettivi consentiti al fare/divenire di esseri e cose.

Il Tutto consiste e si configura nella presenzialità dell'Essere quale artifex primario al di là di ogni condizionamento naturale/spaziale/artificiale terrestre.

La cosmicità dimensionale oltrepassa tutti i limiti rilevabili nel corso della progressione scientifica della “ricerca” umana.

L’essenza di tale “ricerca” si connota nella dialettica della praxis e nelle sue anomalìe costituenti un costante squilibrio/riequilibrio tra le susseguenti civiltà.

Il divenire peraltro non si articola in semplice progressività, bensì in regressi, progressi e pause attestati da fatti, eventi, essenze, cose (a pericoloso rischio estintivo), conflitti, attività geo-morfe in sequenze a lungo, medio termine.

L'essenza del divenire deve la sua propria esistenzialità alla “umanizzazione” dialettica del solo Essere totale concepibile per ogni accadersi o confrontarsi di ordine socio/storico/economico.

Non esistono alternative dialettiche che possano sostituirsi alla logica della spiritualità, umanizzata nelle norme primarie e nella fattualità delle “cose” prodotte dall' essere umano.

La logica dello Spirito hegeliano totalizzante è dunque integrabile con la percezione interiorizzabile del contenuto esistenziale di ciascun essere derivato dall'Essere assoluto e tale logica (dello Spirito) deve altresì confrontarsi, nella socialità del tempo spazio terrestre, con l'antagonismo prevaricante della neorazionalità “tecno”.

La “tecnica” tende sempre più a fagocitare qualsiasi alternanza ipotizzabile omologando il reale totale nel percepirsi unica presenza dominante e indefettibile.

Il pericolo incombente rischia di travolgere ogni dimensionalità creativa robotizzando (già accade) il pensiero, l'azione, la profondità dell'essere, sino ad immaginare la “rete” come attività esclusiva della logica technetronica e di ogni logica in assoluto.

L'obiettivo è quello di liquidare la dialettica dello Spirito confinandone la credibilità al margine delle ipotesi di “virtualità” concreta prevalenti.

L'Arte (con tutto il rispetto per le tesi di Walter Benjamin), nella sua espressività sensitivo-creativa interiore perde l'autonomia ed è la prima vittima di questa inversione tecno che mistifica spirito e corpo modificandone digitalmente (geneticamente) finalità e partecipazione all'evoluzione culturale delle varie fasi applicative individuali e collettive.

A seguire, la struttura organizzativa delle svariate comunità socializzate e organiche (Stato, Nazione, Enti primari, economici, eccetera) destinate a perdere ogni valenza e valore etici, si riduce ad ostaggio di algoritmi e statistiche anonimi ed autoreferenziali dove il “sistema” decide il destino di miliardi di esseri senza rispondere di possibili eventuali errori e aporie.

Ancora, i “valori” rispettati e teorizzati da migliaia di anni (etica, estetica, senso del sacro, tutela della dignità della vita ecc.) si relativizzano regressivamente precipitando nell'efficienza (presunta) tecnologica dove l’apparenza perfetta del “numero” prevale sulla verità e sulla stessa “realtà” della Storia.

E poi non ultima, la caduta della “ragione” (da valore ad opinione) subordinata alla pressione del contingentismo relativizzato.

Da qui l'annullamento della “ragione dialettica” con la riduzione della verità ad opinione consensuale digitale/numerica, e con il rifiuto dell'Essere assoluto, ritenuto un “momento” connesso al flusso (storico), cioè effetto di “energia” solo dedotta e non originariamente presente nella temporalità del vissuto/vivente dal passato al futuro.

La caduta dell'Essere (da fondamento a contingenza) impone quindi una revisione della “teoria” ricondotta e partecipata al nichilismo contemporaneo e al suo relativismo.

Ne risentono tutti i “princìpi” filosofici classici e moderni e fuorvianti sono anche i più recenti orientamenti epistemologici di Popper (miseria dello storicismo con la sua concezione totalitaria della realtà umana) o ermeneutici di Gadamer (ontologia ermeneutica che incorpora nel linguaggio ogni percezione e interpretazione della comprensibilità storica) o postmoderni di Lyotard (molteplicità di linguaggi incommensurabili) o post metafisici di Derrida (decostruzione della metafisica con la differenza fra “segno e segno” e l'impossibilità di risalire alla verità).

La “verità” perduta con il collasso della “ragione” e con il relativismo del “sacro” si intreccia nel declino ontologico e nella ascesa incontenibile dell'intelligenza digitale (smartphone, tatuaggi, pass, Digital identity, microchip…) che azzera l'essere umano (non solo) e ne distrugge l’essenza trascendentale.

2)  LA DIALETTICA NEGATA (gli ultimi filosofi).

La conseguenza più evidente della caduta della “ragione” è l'attuale negazione della dialettica come metodo di ricerca umanizzata dalla verità ontologica.

Dalla fenomenologia hegeliana dello Spirito (assoluto principio della razionalità delle cose) che tutela, nella dialettica, l'unità superiore di pensiero e realtà, alla negazione marxista di una realtà particolare dedotta da un “principio assoluto” e alla rivendicazione di una dialettica del concreto (antidealistica), il pensiero filosofico, nelle più varie declinazioni derivate, ha oscillato continuativamente senza individuare il valore preminente della spiritualità logico-dialettica (tra astrazione e concretezza) da cui dipende l'umanizzazione dell’esistenza.

Negando infatti la dialettica dello Spirito si determinano gli accessi omologabili all'unica dimensione consentita dall’esperimento (anche virtuale) della praxis rafforzato dal dominio della tecnica sempre più ingannevole in termini di identità, tutela dei diritti umani e valorizzazione dell' esistenza.

Anche l'esistenzialismo che pone in primis la riscoperta dell'esistenza come modello problematico tipico dell' individualità umana si delinea in Sartre come proposta di etica solidale e libertaria (quindi umanizzante) emancipatrice (anche artistica) di tematiche critiche verso il mondo (l’in sé), la coscienza (il per sé) e il nulla (contrapposizione all'essere).

Ma la dialettica, sottoposta a critica stringente da Sartre stesso, viene intesa come inutile esperimento esistenziale il cui traguardo finale è semplicemente la nullificazione dell'essere stesso.

La negazione della dialettica quindi nella progressione della tecnica, ha condotto alla crisi dei vari postulati tradizionali guidati dalla ragione e dalla verità (applicati anche nell’autonomia di varie discipline attualizzate come: informatica, logica, matematica, linguistica, epistemologia, scienze neuro), in un conflitto sempre più aspro con la sfida suprema dell'intelligenza artificiale (I.A.).

L’I.A. è intesa come l'insieme di tecniche informatiche che realizzano sistemi elettronici elaborati per simulare comportamento intelligente dell'essere umano (problem solving, comprensione del linguaggio comune non codificato, traduzione automatica, visione artificiale, programmi di apprendimento esperienziale e correzione errori), e non solo.

L’automazione, l’I.A. e la “machine learning” peraltro costituiscono le basi del possibile colloquio dell’essere umano con le macchine.

Il rapporto tecno-persona si realizza con il modello delle reti neurali del cervello umano e con le reti neurali artificiali poi si simula il cervello elaborando le informazioni con i trilioni di interconnessioni tra neuroni.

Gli obiettivi della I.A. sono imponderabili e, come sostiene Bostrom, se il cervello di una macchina supera il cervello umano, questa “superintelligenza” potrebbe sostituire gli umani come vita dominante futura.

L’avvento più attuale di tali strumenti potentissimi (es. supercalcolatore AlphaGo di Google; computer quantistico; Magenta; EMI…) pianifica percorsi prederminati di “ricerca” in progressione senza alternative.

Di pari passo la manipolazione genetica (clonazione; mappatura del genoma umano; genoma sintetico; test genetici; teletrasporto biologico/convertitore da digitale a biologico; Crisp-Cas 9/tecnica che consente di riscrivere il genoma ovvero macchina molecolare che può modificare il patrimonio genetico degli organismi micro/macro…) si pone quale nuova frontiera della civiltà, al di là di qualsivoglia stimolo etico-ontologico.

Ovviamente la “dialettica” risulta estromessa dal procedimento di ogni ricerca tecne con ripercussioni su teorie filosofiche, princìpi, umanizzazione spirituale dell’Essere.

Non mancano comunque filosofi (lontani dai contenuti classici) convinti dell’I.A.: da Turing, ideatore di macchine e test adatti ad accertare se il comportamento umano possa essere spiegato in modalità computazionali, a Marvin Minsky sostenitore della teoria connessionistica che concepisce la mente come costituita da una rete di unità semplici di elaborazione (agenti) produttrici di processi psichici; a Putnam che ha sostenuto gli “stati mentali” assimilabili agli stati di un meccanismo tecnico e realizzabili su basi fisico-materiali diversificate (organiche ed inorganiche).

Nella vita “artificiale” ipotizzata, peraltro non esiste alcuna presenza storica di un pensiero etico-ontologico, ma il Tutto si riconduce alla interconnessione emergente “dalla” e “nella” rete.

Il problema è che, stando alle previsioni maggiormente accreditate, saremmo solo all’inizio della più grande “rivoluzione” che investe l’Essere e le sue manifestazioni/espressionalità a riferimento interiorizzato ed esterno.

La “filosofia” in senso “classico” è destinata dunque alla fine della propria valenza/interpretazione della esistenzialità futura.

Gli esempi non mancano ad iniziare da Frege, filosofo del linguaggio che si è impegnato tra l’altro nella logica formale contemporanea avvalendosi di linguaggi artificiali congiunti alla matematica.

Purtroppo la sua rivoluzione della logica si è arenata nelle contraddizioni della teoria degli insiemi (contraddizione rivelata da Bertrand Russel nel 1902).
Russel a sua volta sottolineava nella sua “teoria delle descrizioni” l’inganno di una frase che contenga una descrizione (definita) che non è come sembra e non ha la “forma logica” che dovrebbe avere.

Le descrizioni “camuffate” riguardavano anche i nomi propri (che non si riferiscono a “nulla”).

La sostanza di tali analisi del linguaggio consiste nel tentativo di avvicinarlo ad ideali astratti (linguaggi artificiali) impossibili da perseguirsi.

Stesso discorso vale per Alfred Tarski, teorico della semantica formale (studio della verità nel suo significarsi matematico), che invocava una riforma del linguaggio, eliminando l’ambiguità dei termini ed articolando l’estensione linguistica in una sequenza di linguaggi non autoreferenziali.

La lingua “naturale” non era più adeguata allo scopo (non essendo perfetta).

Fine prima parte                                          Marco dei Ferrari

1 commento:

  1. Molto stimolante questo saggio di Marco, così come tanti altri cui ci ha abituato. I valori dello Spirito - che è come dire della Vita - sono indubbiamente messi a dura prova dalle aggressioni tecnologiche. Dal mio punto di vista, l'esito del duello è comunque scontato, in quanto la vittoria non può che spettare allo Spirito, superiore di gran lunga a qualsiasi robotizzazione. Magari insinuandosi all'occorrenza tra le fila del campo avverso, come un cavallo di Troia, per sabotarlo, fino a farlo implodere e collassare. E non è forse quello cui stiamo assistendo, con il crollo pauroso di civiltà che viviamo? Questo doloroso declino non è che l'atto conclusivo, autodistruttivo, di una storia fondata sull'esaltazione della dea Ragione a tutto danno delle leggi elementari e universali della Vita. A mio parere, la rinascita dello Spirito, ovvero delle facoltà creative e rigenerative dell'Uomo, avverrà, come l'Araba fenice, proprio dalle ceneri dell'Intelligenza artificiale creata dalla dea Ragione. Né ciò costituirà una sconfitta, bensì un risanamento, per la Ragione stessa e per la Tecnologia.
    Franco Campegiani

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