mercoledì 17 maggio 2023

A Cento anni dalla nascita di Rocco Scotellaro poeta, politico, sindacalista, sociologo di Carmen Moscariello

 

 

Rocco E’ il Maestro dei costruttori di Pazienza.

A Cento anni dalla nascita di Rocco Scotellaro

Poeta, politico, sindacalista, sociologo.

 

Nota critica Di Carmen Moscariello

 Molti di noi  scrittori  meridionali,  che ci siamo occupati a vario titolo dell’opera e della vita di  Rocco Scotellaro, lo consideriamo  un fratello di sangue: le sue traversie sono le nostre; la sua ansia di riscatto ci appartiene, in questo possiamo dire che siamo fratelli siamesi. Come il Fanciullo-Poeta amiamo il prossimo con tutta l’umiltà, ci è estranea l’arroganza, anzi stiamo sempre un passo in dietro rispetto agli altri, anche quando avremmo il sacrosanto diritto di stare avanti a molti. Ci muoviamo così: siamo instancabili , abituati ai sacrifici e al lavoro onesto. Svegliarci all’alba con  il canto del gallo, con le vecchie nenie che ci  cantano dentro, che sono gocce del nostro sangue, del nostro passato e del nostro avvenire.

“In me non c’è che futuro”

Così fu per Rocco, ragazzo dai capelli rossi e con molte lentiggini, fu generoso con tutti;  cercò eternamente il cielo, lo trovò nel suo cuore dove fin da fanciullo si era installato  il seme dell’immortalità.

Ebbe in cambio molta irriconoscenza e fiere terribili, amare tensioni!

Fu punito poiché era il più grande.

A noi ha insegnato la cultura de “L’ Uva puttanella” , il dialetto dei  suoi contadini,

i loro pensieri, il loro ragionare sulla vita (perché loro pensano e spiegano i motivi della loro povertà economica!).

E’ il nostro Padre Saraceno;

 è la nuvola più bianca di Tricarico;

 è il seme buono che dà molti frutti ;

è l’occhio dei contadini che scrive il futuro;

è il cardo che sprona a vivere.

Figlio della miseria

Tempio della Storia

E’ il Maestro dei costruttori di sapienza

 

 

La sua Poesia fu ed è dolcezza e amore.

I suoi versi ancora oggi, anzi più che mai oggi,  hanno molto da dire di importante,  soprattutto sugli umili, sul  Sud, sui  meno fortunati, sull’amore per la terra e la Natura.

 Non sono  le sue rime  vacui strepiti, ma testimoniano la sua anima grande, il suo darsi agli altri, nella speranza che la vita fiorisca profumata. Ha dato alla Poesia un valore nuovo. Essa è divenuta un contenitore prezioso di una vita sventurata, derisa, offesa, calpestata.

Il mio Amico Pietro Nenni  che possedeva tutti i suoi libri e tutti gli articoli che egli aveva pubblicato su “L’Avanti”, mi diceva che era un grande politico e un immenso Poeta, tutte e due  veneravamo Rocco.

Era un Dio, un piccolo Cristo messo sulla Croce.

Tra la poesia e la politica per Rocco non c’era iato. Sembra impossibile che i suoi versi nella loro delicata bellezza sapessero rendere con poche sillabe tutto l’asprigno dell’ingiustizia sociale.

Non vogliamo ridurre la storia del poeta Lucano a uno stringato elenco di opere e costruzioni, anche se tutto ciò che lo riguarda aiuta a schiudere la poesia dell’Essere

Voglio parlare dei veri uomini, quelli che seminano senza risparmio i semi della gioia e della speranza, anche se, e..anche questa è una caratteristica di noi meridionali, a volte sembra che il suo orgoglio, la sua stessa falcata giovanile e fiera, cammini con la morte.

Il giovanissimo Sindaco costruisce un  ospedale a Tricarico, ha l’urgenza di aprire scuole e diffondere la cultura, ha urgenza di riscatto.

Fu Capo popolo per la rivoluzione dei contadini contro lo sfruttamento dei latifondisti, cercò di alleviare le pene del Sud.

A volte penso che abbiamo bisogno di lui, non di uno come lui, poiché non esiste, ma il Cristo che ha conosciuto la sofferenza non solo della croce, dovrebbe restituircelo per qualche giorno, ridarci il coraggio della rivoluzione, la volontà ferma che il pane non deve mancare a nessuno, zittire per sempre i ciarlatani.

Salvare tutte le Lucania del mondo, ridare vigore alla terra. Il capitalismo industriale ha quasi annientato il mondo, a favore delle ricchezze sproporzionate di pochi singoli uomini con opere intrise di bugie e di sangue. ( Quanti sono gli operai che perdono la vita sul lavoro…  ogni giorno?.

Ed ecco il suo urlo di incoraggiamento: Che faccia giorno, che venga finalmente un’alba nuova!

Con questo scritto non vogliamo semplicemente commemorare un uomo morto. Lo vogliamo risorto insieme a noi con tutta la veemenza di quando giovane sindacalista aizzava le folle contadine a ribellarsi, a  prendere coscienza e costruirsi da soli, senza elemosinare, il proprio destino.

Ma il destino di Rocco fu terribile, a lui uomo onesto e integerrimo fu riservato il carcere. Non siamo mai riusciti a comprendere fino in fondo chi gli cucì a dosso un’infamia simile, chi lo  denunziò, chi inventò contro di lui inerme quelle calunnie? I politici, i suoi detrattori, forse i potenti per toglierlo una buona volta di mezzo? .

La sua opera è testimone di trascendenza, di vigore morale, di desiderio di vincere la miseria umana.

 

 

 

 Fu fortunato quando conobbe Carlo Levi e anche Manlio Rossi Doria sono stati questi i suoi veri amici, coloro che lo difesero quando tutti l’accusavano, coloro che  lo amarono anche oltre la morte e portarono alle stampa le sue opere con il dono delle loro prefazione. Dopo il carcere, chiese aiuto a molti, affinché gli procurassero un posto di lavoro come  giornalista : scrisse molte lettere. Molti non si degnarono di rispondere mai, tanto è vero che io stessa che ho trovato molte di queste lettere scritte da Rocco e, mai pubblicate prima di me, (Le ho trovate  fortunosamente nella Banca Popolare Pugliese che ne è proprietaria)[1], le risposte a queste missive, le ho cercate invano e   disperatamente. Non ho trovato  mai alcuna risposta ad esse, se non degli apprezzamenti e considerazioni post mortem. Ho, invece,  trovato e letto con molta passione  e commozione le lettere che si scambiò con Carlo Levi e soprattutto, riguardo alla ricerca del lavoro che gli restituisse la sua dignità ,ci sono quelle immortali di Manlio Rossi Doria,  e anche qualcuna di Camilla Ravera.

Rapporti di amicizia ebbe anche con  Emilio Sereni, Franco Venturi, Guido Miglioli.

 Il socialista Rocco prese parte anche al Comitato di Liberazione, (così mi dicevano i miei illustri vicini di casa Camilla Ravera e Pietro Nenni e già si era iscritto il 4 dicembre del 1943 al Partito Socialista).

 Fu proprio Manlio Rossi Doria a procurargli il lavoro a Portici presso l’Osservatorio Agrario, dove attiva uno studio sulle condizioni delle popolazioni del Sud affidatogli dalla Casa Editrice Einaudi.

Qui  morì il 15 dicembre 1953 a trent’anni stroncato da un infarto, solo e abbandonato. Qualche giorno prima aveva scritto una lettera  alla madre, ci sono in essa  parole di speranza e di conforto e la certezza di  un riscatto morale ed economico!



[1][1] Destini sincronici: Rocco Scotellaro e Amelia Rosselli, Introduzione di Aniello Montano,Postfazione di Carmela Biscaglia Direttore del Centro di Documentazione di Rocco Scotellaroe la Basilicata del Secondo Dopo guerra.Lettere, pg. 106. Guida Editori

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