lunedì 22 maggio 2023

Anna Vincitorio : " La poesia giapponese moderna – realtà e difetti "

 

La poesia giapponese moderna – realtà e difetti – Estratto

 

 

La caduta del regime Shougna di Tokugawa intorno al 1868 portò i nuovi dirigenti giapponesi a cambiare l’orientamento politico che, da protezionista, divenne invece aperto ai collegamenti con la Russia, Europa e Stati Uniti. Il programma di occidentalizzazione compiuto intensamente, nel loro intento era destinato a voler preservare il Giappone dall’eventuale danno di trasformarsi in una nuova colonia occidentale. Il loro sforzo sfociò, non voluto, nella creazione di uno stato assolutista di stile europeo. Tutto questo tra il XIX e il XX secolo. La poesia, purtroppo, fu dilaniata tra voci molteplici. S’impose il verso libero. Giovani poeti sempre più numerosi iniziarono a tradurre la poesia occidentale sia qualitativamente che quantitativamente. Il tanka e l’haiku non soddisfacevano più e ci si orientava alla lettura del verso libero; si cominciò a discuterne appassionatamente gettando così le basi di una nuova generazione di poeti. Un profondo divario si presentò tra il verso libero praticato avanti la seconda guerra mondiale e quello praticato dopo il ‘45.

La disfatta del Giappone ebbe forti riflessi sulla poesia scritta in versi liberi tra il ‘45 e il ‘60. Per distinguerla da un tanka e haiku, la si qualifica abitualmente come “moderna”. Influssi occidentali sulla poesia giapponese partenti dal romanticismo e simbolismo, giunsero fino ai dadà e al surrealismo. Naturalmente tutte queste influenza non erano scevre dal creare un alone ambiguo, cosa che si verifica puntualmente nel caso della storia, quando le produzioni intellettuali e spirituali di una cultura altamente sviluppata e potentemente organizzata si immettono in una cultura meno complessa; così dunque, si producono cambiamenti nel contenuto e nella forma proprio nella cultura che deve assimilare nell’ambito della sua tradizione le influenze straniere. L’antico Giappone che non era stato pienamente soggiogato dalla più eclatante civiltà cinese, cercò di comprenderla e adottarla senza però seguire completamente LI PO e TU FU, grandi poeti dell’epoca Tang. Questi ultimi esprimevano la loro collera contro le condizioni politiche e la loro situazione personale, condannando e maledicendo tutta una categoria di bersagli pubblici. In Giappone fu più apprezzato il nostalgico PO che sognava sulle bellezze della natura. Così come si erano verificate fratture e incomprensione con la poesia cinese, allo stesso modo dopo il ‘45 la poesia giapponese urtò contro la poesia occidentale. Il ‘45 fu anno di disfatta e di notevoli esperienze per il Giappone.

Prima l’annientamento, poi l’età nucleare con l’esplosione di Hiroshima e Nagasaki; poi ancora, militarismo e fanatismo subirono una sconfitta.

Ultimo obiettivo, l’occupazione americana, con l’instaurazione di una democrazia diversa. Seguirono, le città ridotte in cenere, la fame, il mercato nero, fanciulli senza riparo, feriti nel corpo e nell’anima.

La “Vana terra” di Eliot e l’“Età dell’angoscia” di Auden, furono punti di partenza per la situazione del loro paese. Makoto Ōoka evidenzia tutti questi presupposti che lo portarono non solo a comporre poemi d’amore, ma anche immagini di guerra, di fame, di sconfitta. La morte divenne per i poeti un’immagine centrale e comune; attraverso la distruzione nucleare i poeti giapponesi rivissero la dimensione mondiale della loro tragedia personale.

Fu in questo clima che attecchirono le influenze di Breton, Elouard e Soupault. Si manifestò la convinzione che la poesia avrebbe potuto essere una alternativa alla religione e alla scienza contrapponendosi alla ecatombe e al dispiacere che circondavano il mondo moderno. Dal punto di vista formale questa poesia prese coscienza di sé elevando la sensibilità sul piano del pensiero incorporandosi in esso. Una maggiore attenzione fu accordata alla iconografia e alla metafora. Il poeta, lasciandosi alle spalle le immagini della povertà e della fame, cercherà nella poesia un approdo spirituale che esprimerà la sua esigenza di totalità. Si fonderanno allora le esigenze sociali di critica, il surreale, il lirismo e il criticismo. Ci domandiamo ora: “Cosa è la modernità in poesia”? La scienza sarà arma formidabile contro la povertà, l’ignoranza, la superstizione, la sofferenza; la scienza ancora sarà contro l’assolutismo, la tirannia, l’oppressione. Ogni esperimento si ritorce contro i fondamenti della vita dell’uomo. Siamo di fronte al dilemma se concepire o meno l’avvenire senza scienza. Il poeta non potrà ignorarlo e la poesia non potrà mai sottrarsi all’influenza di questo orientamento storico.

È proprio nella complessità dell’epoca attuale che la poesia trarrà i suoi motivi di speranza. Questo perché l’uomo ha la parola, vive per essa, è lui stesso carne della parola. La parola è il cimento della storia e della società. La poesia, la cui ragione d’essere è di cercare la funzione fondamentale della storia e della società, può, attraverso la crisi profonda della ragione, trasfigurarsi e divenire sembianza viva.

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