lunedì 23 luglio 2012

Due poesie inedite di Ester Cecere


Volevo essere                                         

Volevo essere arenaria
chè l'acqua mi disegnasse
e mi modellasse il vento.
Rigido granito sono,
scivola via la pioggia
e non mi scalfisce il maestrale.
Volevo essere arbusto
per giocare col sole
e sul suolo arabeschi disegnare.
Sequoia secolare sono.
E' pilastro e colonna,
la rigida ombra.
Volevo essere bambina,
con occhi ridenti
e voce argentina,
e farfalle rincorrere.
Con viso scavato 
da profondissimi solchi,
pipistrelli nella notte
scaccio.






Ti ingannò la sfera di cristallo              A mia madre

Ti ingannò
la sfera di cristallo.
Gli occhi v'immergesti
ansiosi e di speranza accesi.

Prati vi scorgesti
all’orizzonte persi
da onde di colore accarezzati.
Di rovi dolorosi
una boscaglia invece era.
Fitta, intricata, scura.

Volare vi vedesti al nido
pettirossi fragili.
Avvoltoi dai rapaci becchi
erano invece.

Una brezza leggera ti rapì
che il mare increspava appena.
Era una plumbea bufera.
Le acque sconvolge ancora.



15 commenti:

  1. volevo esser...
    il poeta porta sulla carta in brevissimi versi turto il rimpianto di non non poter appagare desideri bambini, adesso che da grande pensa con tristezza velata di malinconia a quei momenti d'oro dwi tempi passati, si sente il dolore dell'incompiuto che è in lei.

    ti ingannò...
    mai versi così belli per ricoredare una madre che non c'è più, anch'io ho dedicato a mia madre - sfortunata nell'ultima parte di sua vita - tanti versi, sentiti, dolorosi - ma leggendo questi mi accorgo che non sono stato altrettanto efficace, brava ester.
    marcello

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  2. Due toccanti liriche di amara verità:

    "Volevo essere": composizione riportante l'amara verità dell'esistere. Spesso non viene donata la possibilità di crescere ed essere i portatori d'innocenza che si desidera diventare, ma si è costretti a forgiarsi attorno spesse muraglie, per far restare in vita quel piccolo frammento di purezza che il mondo vuole cancellare.

    "Ti ingannò la sfera di cristallo": l'amara verità della realtà, contrapposta al sogno.
    Esistere è faticoso, ma ne vale la pena.

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  3. Liriche che si leggono agilmente ma che penetrano dentro perchè toccano ciò che accomuna un po' tutti gli uomini: la difficoltà del vivere, il contrasto tra ciò che si vorrebbe essere e ciò che si è, gli inganni che la vita offre spesso sotto mentite spoglie. Poesie che lasciano un po' di amaro in bocca ma che ti consolano al tempo stesso perchè ci sono in esse sentimenti comuni, pertanto ci si sente uniti fraternamente proprio dal sapere che anche altri atraversano le stesse situazioni di vita.
    Non c'è che da complimentarsi con l'autrice per essere riuscita a cogliere con parole di grande liricità e con paragoni inusuali alcuni leit motiv dell'esistenza.

    Palma Civello

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  4. Cari Marcello, Francesco e Palma,
    vi ringrazio per avere dedicato parte del vostro tempo a leggere e commentare queste mie due poesie. E vi sono grata per le vostra parole perchè mi dimostrano che il "messaggio" in esse contenuto, "è arrivato". Per me, come autrice, questo è molto importante! Hai ragione, Palma, lasciano l'amaro in bocca; un po' come tutte le mie poesie, del resto. Hai ben detto Francesco, giovanissimo mio amico: "vivere è faticoso ma ne vale la pena". Ti auguro, con il cuore di una mamma, un futuro che ti risparmi grandi dispiaceri!
    Da ultimo, ma non perchè ultimo, un grazie affettuoso a Marcello, che ormai conosce buona parte della mia produzione poetica (che parolona!). Come sempre, gli apprezzamenti dei lettori, anche se amici, sono per me uno stimolo importante a continuare a scrivere.
    Ester

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  5. di un'intensità unica... le parole si lasciano leggere con assoluta musicalità e armonia.
    Vanno lette e rilette ed assorbite, proprio come si fa con la musica, fino ad impararle a memoria e recitarle, perché fanno bene al cuore
    Gian

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    1. Caro Gianfranco,
      innanzitutto grazie per avere paragonato la lettura delle mie poesie all'ascolto della musica che so essere a te carissimo! Mi fa inoltre molto piacere che tu le trovi musicali; non è facile rendere la musicalità quando si scrive in versi liberi. Non so, in tutta onestà, se facciano bene davvero al cuore: sono tristi, amare. Forse fanno bene al cuore se ci ricordano che la vita può essere molto diversa da come la vorremmo, che può riservarci molta sofferenza e,quindi, dovremmo imparare a "cogliere" i rari momenti belli che ci si presentano!

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  6. Due liriche complementari,per quei tuoi "volevo", Ester, e per quello che avrebbe voluto una madre, tua madre, per la sua vita. Ma si sa,i sogni non si avverano, le nostre innocenti aspirazioni, magari quelle coltivate nella verde età, sono sistematicamente sottoposte agli urti di una quotidianità che le disattende e le frantuma o le ha frantumate.Perchè sognare, quando il sogno potrebbe trasformarsi in incubo, nell'incubo della realtà, quella che ci chiaffeggia e che si burla di noi ??? Ester,sono assai vicine a me le tematiche di queste tue poesie. Superfluo dirti come le abbia sofferte nel corso della intera lettura. Belle liriche, Belle davvero anche per il tuo stile, inconfondibile. Tua nunzia.

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  7. Cara Nunzia,
    conoscendoti, non stento a credere che tu "le abbia sofferte", leggendole. I percorsi della nostra vita, sebbene diversi, ci hanno portato a "maturare una profonda coscienza e conoscenza del dolore". Ti ringrazio per l'apprezzamento del mio stile che è, in effetti, piuttosto particolare. La tua sensibilità ti ha portato ad osservare che le due liriche sono complementari, che ho accostato la mia disillusione a quella di mia madre; credimi: non me n'ero accorta neanche io! L'avrò fatto inconsciamente! Grazie!

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  8. Cara Ester,
    ho letto le poesie e in qualche modo ho sofferto se le ho bene interpretate ......
    Con il silenzio apparente dei Tuoi versi gridi
    e a me giunge la musica che vibra e caratterizza il Tuo essere.
    Il grido che è conseguente al dolore con controllo razionale
    e maestria stilistica diventa poesia.
    Ciò che io mi vivo leggendo le Tue poesie mi porta a pensare che in ordine logico i versi dedicati a Tua madre precedono "Volevo essere ..." quasi a volere esprimere il terreno in cui la pianta, che Tu sei, è cresciuta ....
    Io personalmente mi incanto di fronte ai fiori di campo ....
    e, per quello che ho imparato attraverso le Tue opere,
    ritengo che Tu sei "pietra arenaria"
    perchè usando con padronanza e l'acqua e il vento, hai saputo modellare la vita di quella bambina fino a farne una scultura vivente poichè la frescura dell'acqua e il vento che rompe l'aria stagnante, di volta in volta, hai saputo usare.
    Con stima, Pietro.

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    1. Carissimo Pietro,
      hai scritto delle parole bellissime che più che un commento sono una poesia a loro volta! E' un commento sentito e originale! Con la sensibilità, che mi hai dimostrato altre volte, hai anche correttamente interpretato il messaggio alle poesie intrinseco. Grazie della tua stima e della tua attenzione!
      Ester

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  9. Ester... "volevi essere" ... una lirica, che ancora una volta è cucita con l'ago delle esprienze vissute... Ma al di là del detto, dell'apparente ruvideza, quanti spiragli si sole! Se non puoi essere fiume ti ostini a vivere da ruscello, ma sei il ruscello più terso di tutta la cascata! la tua negatività, amica mia è una sovrastruttura all'anima innocente che non si è mai data per vinta e, che ovviamente, lancia le sue urla di protesta. Urla poetiche e quindi celate dietro similitudini dall'impatto erosivo.
    Frantumi le speranze nell'antico 'gioco' del provare a ricomporre dalla rabbia.
    Solo l'indifferenza, l'atarassia rappresentano sentimenti estremi. Tu sei viva e tesa a ricomporre...
    A rinascere, Araba Fenice di versi perfetti, che come sempre, mi trafiggono...
    Grazie e un forte abbraccio! Maria Rizzi

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    1. Carissima Maria, sono i tuoi commenti sentiti, profondi, acuti e affettuosi che trafiggono me! Forse hai ragione tu. Vivo una vita che non sento mia, che non volevo così com’è. Avrei voluto vivere un po' più tranquillamente, nelle retrovie; invece, la vita mi ha sbattuta, sin da adolescente, in prima linea, dove mi sono ritrovata quasi sempre sola. E allora la mia anima si ribella al ruolo che la vita le ha imposto e a quello che le ha negato. E grido, urlo al mondo, tramite le mie poesie, la mia rabbia per quel che è e il mio rimpianto per quel che non è stato. Ti ringrazio di avermi definito “un ruscello trasparente”; cerco di “salvare il salvabile”, come ha scritto un altro caro amico in una sua recensione sulla silloge “Come foglie in autunno”. Penso che esageri un po’ quando definisci i miei versi perfetti. Io li definirei versi che colpiscono e inducono a riflettere su quello che è la vita per noi tutti. Ti abbraccio con l’affetto e la stima di sempre. Tua Ester

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  10. Cara Ester, ripeto un concetto che ho espresso leggendo altre tue poesie.Quello che fa di te una Poetessa è il pregio di esprimere grandi concetti con parole semplici, che arrivano al cuore di tutti.Ognuno di noi in ciò che tu dici, si identifica.Il passato, il rimpianto,il sapore di cose perdute che veramente perdute non sono mai,se tu Ester sei quella che sei, se i tuoi versi ci catturano è perchè IN FONDO quegli orizzonti li hai raggiunti. Con tutto il mio affetto Brava!
    Caterina

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    1. Cara Caterina, quello che hai detto, cioè "esprimere grandi concetti con parole semplici che arrivano al cuore di tutti" è per me molto importante. Ho iniziato a scrivere per me, come, penso, abbia fatto la maggior parte delle persone che scrivono poesie, ma ora sono sempre più convinta che la poesia sia tra le varie forme d'arte, una di quelle maggiormente vocata a trasmettere messaggi, a indurre riflessioni. Sono, pertanto, felicissima, di sentirti dire che i miei versi "catturano" il lettore. Grazie!

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  11. Poesie di grande intensità emotiva, che lasciano nello spirito un senso di incompiutezza. Che forse è quella di ogni anima, quando attraversa le stagioni della nostra vita.
    I desiderata, le previsioni e gli auspici della giovinezza, si scontrano con il Fato e con quello che forse altri hanno deciso per noi. Due donne, madre e figlia accomunate dalla stessa discrepanza tra volere ed essere. Ma la malinconia è temperata da un orgoglio che trapela prepotente attraverso le righe, soprattutto in "Volevo essere". Forse è il granito la roccia che più si addice alla poetessa e i profondissimi solchi sono quelli che l'esperienza della vita le hanno tracciato nel cuore, rendendola più vera, più autentica. Splendido il verso finale "una brezza leggera ti rapì...", un andarsene in punta di piedi dalla vita che però diventa dramma è bufera per chi rimane. I miei più vivi complimenti, cara Ester!
    Giusy Cafari Panico

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