Scrive Eugenio Lucrezi. Per congratularsi con Pardini per i suoi spazi. E per fissare rapide riflessioni suscitate dalla lettura del duplice testo di Vetromile. Esistono parole proibite alla poesia? Se sì, lo sono in assoluto, per ragioni di uso e di abuso e dunque di patente insignificanza e ottusità? E che si deve fare delle parole proibite? Cancellarle, appunto come vorrebbe il buon senso, o esibirle con sfrontatezza, per es. come sfida al 'bello', all'elegante, alla 'decenza poetica?', o addirittura ad un certo canone dai più accettato e condiviso?
E poi. La poesia è sveltezza? è rallentato esercizio del pensiero che forma? è fulmine? è mobile sabbia dello sprofondo e dell'interro?
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