Scende la notte, pigra, sopra il mondo,
bianche le cime di montagne attorno,
tremulo il fumo sgorga dai camini,
dentro le case odor di pane al forno.
Le timide lucerne a luccicare
di qua e di là per tutta la borgata,
il vento freddo agghiaccia l’Ora Santa
e la campana suona il dolce tocco.
‘’E’ mezzanotte,’’ canta dolcemente
dal campanile l’orologio antico.
Esce la gente per recarsi in frotte
nella chiesetta dagli spazi angusti.
Quattro candele e quel sentor di culla,
due lumi accesi spuntano di lato,
come è pacato e lento quest’incanto,
sembra fermarsi il tempo per gioire.
Pochi mattoni sopra una panchetta
per riprodurre quella grotta avita,
finto il ruscello di stagnola brilla
e nello sfondo luccica la stella.
E proprio al centro ‘’splende’’ il
Bambinello;
è così bello che fa bene al cuore,
dolce la mamma china sul figliolo
gli adatta la camicia miserella.
Proprio davanti a quel presepe spoglio,
sosta un bambino con la mamma accanto
e prega il bimbo inginocchiato in terra:
‘’Fa che il mio babbo torni dalla guerra!’’
Con la speranza che nessun bambino debba mai più dire: ''Fa che il mio babbo torni dalla guerra''. Fulvia Marconi
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