lunedì 17 marzo 2014

CLAUDIO FIORENTINI: "RACCONTO"

Nota dell'autore:
Il mio Piricotinali col ruspetto è nato per gioco in Lussemburgo, quando mi sono chiesto che avrei scritto se avessi partcipato a un premio sul cibo. Non ho mai partecipato, ma credo che il racconto meriti di uscire dal cassetto. 
Buon divertimento
Claudio
Piricotinali col Ruspetto
Claudio Fiorentini
- Mi dà per favore un etto di tapacurico brontolato? Affettato sottile, mi raccomando – disse la signora con la borsa gialla.
Il commesso rispose:
-  Non ce l’abbiamo, signora. Il tapacurico brontolato arriva solo il giovedì, oggi è lunedì. Posso proporle un culetto di branchiatore? Guardi, mi rimane questo pezzo, le faccio un prezzo…
-  Ma come, - intervenne irata la signora con la borsa verde – io ho fatto tutta questa fila per quel succoso culetto di branchiatore, è da venti minuti che aspetto…
-  Scusi signora, ma c’ero prima io – disse la signora con la borsa gialla.
-  Ora litigano – dissi io a mia moglie mentre eravamo in fila.
-  E comunque dato che non c’è il tapacurico, che lei mi propone il branchiatore che vuole questa signora e che io non voglio litigare, mi dia un chilo di pacozzo nimutendo.
-  Sono desolato, ma il pacozzo nimutendo l’ho finito poco fa… magari il culetto di branchiatore lo faccio a metà? Una chiappa a lei (indicando la signora con la borsa gialla) e una chiappa a lei (indicando la signora con la borsa verde).
-  Ma no, non dividiamolo in chiappe, io il culetto di branchiatore lo voglio tutto intero, che ci devo fare il sugo per mia suocera.
-  Ah, il sugo, lei ci fa il sugo? E ce lo mette l’anitapitecolo?
-  No, ci metto l’urgiola.
-  Non l’ho mai provato, forse è un’idea.
-  Ora litigano – ripetei io a mia moglie mentre eravamo in fila.
-  Ma che dite, - disse il commesso – per il sugo è meglio l’opiconatico moscio.
Le due donne guardarono il commesso con gli occhi sbarrati e la bocca aperta. L’opiconatico moscio nel sugo di branchiatore? Questo era un vero e proprio affronto. Non potevano accettare che si scendesse così in basso. La signora con la borsa gialla cominciò a sbuffare come un toro, la signora con la borsa verde tirò fuori dalla tasca un… portacipria, il commesso cominciò a sudare freddo.
- Ora litigano – ribadii a mia moglie mentre eravamo in fila.
Le due donne si guardarono e con un gesto di intesa si girarono verso il commesso, la donna con la borsa gialla parlò per prima:
- Ma che ne capisce lei di sugo?
La donna con la borsa verde ribadì:
- Già, che ne capisce lei di sugo?
“Ora litigano” pensai senza dirlo a mia moglie mentre eravamo in fila.
- Non giudicatemi così – implorò il commesso – l’opiconatico moscio è un ottimo condimento. Mia madre l’usa su tutto.
- L’opiconatico moscio fa schifo. – disse indignata la signora con la borsa gialla.
- Vero, fa schifo. – disse indignata la signora con la borsa verde.
Le due si guardarono soddisfatte. Avevano iniziato una guerra tra di loro, avevano capito che era inutile litigare, avevano visto che il commesso era in minoranza, avevano sottinteso un armistizio, si erano alleate ed avevano cominciato una nuova guerra, contro il commesso che di sughi non capiva niente.
“Ora litigano” pensai un po’ meno convinto mentre mia moglie era andata a cercare le benassie cosmicaniche, ed io ero ancora in fila.
- Ma non è colpa mia, a me piace.- piagnucolò il commesso.
- Lei di sugo non capisce niente. E dato che quello che mi serve lei non ce l’ha, se questa gentile signora è d’accordo ci spartiamo quel culetto. – disse la signora con la borsa gialla.
- E va bene, dato che c’era prima lei… tanto nel sugo ci metto un po’ di fracusico, che esalta il gusto del branchiatore, dato che ce n’è poco.
- Anche lei ci mette il fracusico? Lo sa che io lo faccio sempre?
- Davvero?
- Davvero.
“Non litigano” pensai aspettando il mio turno.
Il commesso, smessi i suoi sudori freddi, tagliò in due il culetto di branchiatore, una chiappa a lei (borsa gialla) e una chiappa a lei (borsa verde) e pace fatta.
  Toccava a me.
- Mezzo chilo di pane buffico, tre etti di pan grattato della mesangia, una focaccina gapolana e due olive di Gaeta.
- Il pane buffico non c’è, vuole il pane normale?
- Va bene, tanto è uguale.
Presi il pacco, mi ritrovai con mia moglie, che aveva preso due scatolette di benassie cosmicaniche.
- Hai preso il pane buffico?
- Non c’era, ho preso il pane normale.
- Il pane normale?
- Sì.
- Ma non capisci niente tu! Il pane buffico previene l’alitosi e non gonfia, invece tu prendi il pane normale, come se il pane normale fosse roba da mangiare. Io che mi faccio in quattro per cercare le benassie e ti lascio lì a far la fila mentre tu pensi a quelle due che litigano per il branchiatore e non ti passa neanche un po’ per quella testolina inutile che il pane buffico è l’unico che io posso mangiare, e tutto questo perché la pelle si cura meglio quando mangi il pane buffico. Per te, solo per te faccio tutto questo e tu, che sei lì come un ebete, prendi il pane normale. – buttò le scatolette di benassie cosmicaniche nel carrello e se ne andò piangendo come un angelo e sbuffando come un facocero.
La signora con la borsa gialla mi si avvicinò:
- Certo che ha un bel caratterino sua moglie. Ma la capisco, sa? Anch’io, il pane normale… puah!
La signora con la borsa verde la raggiunse:
- Ma si capisce, un uomo, cosa ne può sapere di queste cose? Guardi, faccia la pace. Al reparto surgelati trova i piricotinali col ruspetto, stasera li mette nel microonde due minuti, poi li mette nel piatto di sua moglie, e vedrà che non le terrà il muso più di tanto.
- Davvero?
- Davvero.
Così feci. Le cucinai i piricotinali col ruspetto ed effettivamente, da allora non mi tiene più il muso. È morta subito!

Larochette, Lussemburgo, 8 giugno 2013

Claudio Fiorentini
Via pascarella 34
00153 Roma



7 commenti:

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  3. Bravissimo Claudio, straordinario come sempre . By Matteo

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  4. Satira pungente della quotidianità. Racconto spassoso e surreale di spicciola follia. Nel rituale insensato delle due donne e del commesso, come pure dell'autore e della moglie, c'è la messinscena del chiacchiericcio idiota di esseri pronti a beccarsi come galline nel pollaio. Una micidiale ironia della presunzione, del pavoneggiarsi, della voglia di primeggiare.
    Franco Campegiani

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  5. E' la rappresentazione ironica, grottesca e 'reale' della commedia del quotidiano. Una scossa alla stupidità, all'arroganza, all'ipertrofismo dell'ego.
    Bellissimo e di rara originalità... come tutte le opere del carissimo Claudio!
    Maria Rizzi

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  6. Uno scorcio di vita quotidiana che si barcamena tra la satira divertente e il pettegolezzo pungente.
    La satira diventa spassosa quando ridicolizza i comportamenti umani, anche quelli più aberranti; il pettegolezzo si colora di sarcastico se riesce mettere a nudo le nostre miserie interiori.
    Dal battibecco tra avventori in una bottega di alimentari l'autore coglie il pretesto per elencare una nutrita serie di leccornie dai nomi esilaranti: tra colpi di gomito e battute ruffiane scopriamo l'esistenza di vivande fantastiche quali il tapurico brontolato, il culetto di branchiatore, il pacozzo nimutendo ed altri manicaretti, prodotti insulsi di un'umanità che celebra ogni giorno la perdita dei propri valori sull'altare del forsennato consumismo.
    È il piricotinali col ruspetto a regalarci un finale con lugubre sorpresa: le signore dalle borse gialla e verde, personificazione dell'ipocrita veicolo pubblicitario, la dicono lunga sulla bontà degli alimenti che ci vengono consigliati dalle "fabbriche della contraffazione", autentiche dispensatrici di veleni.
    Bravissimo Claudio!

    Roberto Mestrone

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  7. Bellissimo mix di surreale / comico / paradossale calato in una contemporaneità effimera di consumismo galoppante . L'invenzione verbale e le stralunate sequenze dell'esilarante meriterebbero una pièce teatrale .
    leopoldo attolico -

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