domenica 30 marzo 2014

PIETRO RAINERO: "LA COLLANA", RACCONTO

La collana

(quando la Runa cadde dalla Luna)

Selene si trastullava spesso con la sua bellissima collana.
Si sedeva sopra un vecchio, polverosissimo cratere e guardava affascinata la falce di Terra nel cielo, roteando il suo gioiello.     
Nelle notti di Terra Nuova il firmamento era di un’oscurità totale, interrotta solo da mille sfavillanti puntini. Selene era la principessa della Luna e la collana, composta da 28 piccoli dischetti di legno, le era stata regalata dal padre, il Re Lunatico, in uno dei suoi altalenanti momenti di ottimismo. La sua esistenza, sul satellite, trascorreva noiosissima.
Non c’erano mari né laghi, dunque nessun bagno estivo.
La tintarella andava presa con la dovuta cautela e con strati e strati ( anche di un certo spessore ) di crema spalmati uno sull’altro e sulla pelle, mancando l’atmosfera e di conseguenza lo strato di ozono.  Le settimane bianche, poi, semplicemente non esistevano: non c’era traccia di bianco ( cioè di neve ) sulla sommità dei crateri.
Si potevano sì prendere le ferie, ma per fare cosa?
Il panorama era sempre lo stesso, pianure e buchi su cui si era depositata la polvere dei millenni.
Non avendo svaghi con cui distrarsi, Selene si gingillava con la sua collana, bellissima in verità, come già detto. Ognuno dei 28 dischetti di legno recava inciso un segno, una lettera dell’alfabeto.
La giovane principessa si domandava spesso se la Terra, che le appariva così bella ed invitante, ospitasse qualche forma di vita, microbi o principi azzurri che fossero.
Frattanto sulla Terra, nelle foreste del Nord-Europa, ignare di tale domanda trascinavano la loro esistenza genti barbare ed incivili, digiune delle più comuni regole di buona creanza.
Non sapevano scrivere ed articolavano suoni a malapena comprensibili del tipo: Uhm.., Aahmm, Ehhm..,  Iiiihhh,  insomma un vocabolario un po’ carente.
Se due persone ( si fa per dire ) s’incontravano in un crocevia nella foresta, non si rivolgevano di certo l’un l’altro con un gentile “ Prego, passi pure prima lei! ” ma incominciavano a schiaffeggiarsi con foga senza tanti preamboli né complimenti per stabilire a chi toccasse la precedenza.
La sera, vicino agli alti fuochi, si abbuffavano senza alcun ritegno mangiando con gusto ( senza lavarsi le mani! ) la selvaggina catturata durante il dì.
Quando nasceva una discussione ( ad esempio: “ Uhmm.. ahha..ee…ummmm” ) il dibattito finiva invariabilmente con lanci di ossa di animali all’indirizzo di chi non condivideva le proprie idee ( si fa sempre per dire ).
Insomma, questi popoli della nera selva erano rozzi, sguaiati, triviali, arroganti e sudici ( e si potrebbe continuare l’elenco ).    
Mille chilometri più a Sud, invece, gli abitanti di Roma e dintorni avevano già sviluppato una civiltà più ambiziosa ed articolata, costruendo acquedotti ed anfiteatri, avvalendosi di eserciti organizzati, partecipando ad un’ intensa vita politica ed elaborando aggiornati codici giuridici.
Selene, ignara di tutta questa molteplicità di eventi che stavano accadendo sotto di lei, roteava felice la sua collana seduta sul fondo di un piccolo cratere, contemplando con occhi sognanti il brillio delle stelle, riunendole in gruppi per disegnare in cielo, con la sua fantasia, nuove costellazioni da lei battezzate:  borsetta di pelle di coccodrillo,  bouquet da sposa , bel principe.
La collana, ruotando ruotando, urtò con violenza una roccia appuntita che faceva capolino dal fondo del cratere, la sua anima di filo si ruppe provocando la fuoriuscita di 12 rune, che, sfuggendo alla presa di una disperata Selene, cominciarono la lunga, spiraleggiante caduta verso il nostro pianeta.
Le ritroviamo quattro giorni dopo nei pressi di una grande betulla della selva nera.
E le ritrovò anche un guerriero delle genti del Nord, che rimase sorpreso a rimirare quegli strani ghirigori così ben incisi nel legno. Erano le lettere N  H  I  M  E  G  C  U  R  O  D  ed il punto esclamativo.
Egli le raccolse con attenzione ed inusitata garbatezza e le portò al suo villaggio.
Parenti ed amici suoi cominciarono a giocherellare con i segni ed a passar parola della scoperta ad altri parenti ed amici loro.  L’inaspettato ritrovamento provocò molta curiosità tra le genti nordiche.
Un alone di mistero circondava questa scoperta: cosa significavano quegli strani segni impressi nei dischetti di legno?   I rozzi abitanti delle scure foreste del Nord-Europa presero l’abitudine di trastullarsi, fra una battuta di caccia e l’altra, con i simboli caduti dal cielo, disponendoli in varie forme e combinazioni, provando e riprovando.
Qualcuno, più portato al pensiero astratto, scoprì con stupore che era possibile formare delle parole quando i segni venivano ordinati con accortezza e logica.
Questi primi, timidi pionieri del dizionario trovarono vocaboli quali: NEIN! ( cioè NO! ), DUMM (  STUPIDO ), GEHORCHEN ( UBBIDIRE ) e NIMM! ( PRENDI! ).
Abbozzarono persino qualche improvvisato e parziale cruciverba ( con scarso successo, a dire il vero ) nel tentativo di ammazzare ( sempre gentili, vedete? ) il tempo.
Un risultato rimarchevole però le rune discese dalla Luna lo avevano prodotto: finalmente la lingua di questi barbari popoli si arricchì.
Da suoni disarticolati,ambigui e quasi insignificanti si passò a qualche dozzina di sostantivi, verbi, aggettivi e persino avverbi o modi di dire, anche se l’evoluzione linguistica non si spinse così tanto in profondità da permettere l’acquisizione, da parte loro, di un sia pur minimo galateo.
Non conoscendo la S, la D, la B, la T o la doppia V, non potevano certo chiedere “ Wie heien Sie?” (Come si chiama? ) oppure ringraziare con un “ Danke!” (Grazie! ) od ancora invitare con “ Bitte” ( Prego ). Probabilmente non era neppure molto chiaro, nella loro mente, quali fossero i loro posti nel creato e le proprie aspirazioni, non riuscendo infatti a pensare “ Ich bin” ( Io sono ) e neanche “ Wollen” (Volere).
Più che altro erano usi a dirsi brevi comandi (  Fai, Devi...)  e la loro condotta lasciava ancora a desiderare ma, perlomeno, certe controversie che in tempi precedenti si sarebbero tramutate in zuffe paurose condite di botte da orbi potevano ora essere risolte con brevi dialoghi ( “ Dico bene io!”  “No,io!” e poi giù un piccolo schiaffo ).
Il progresso, dunque, risultava evidente.
Anche se rimanevano zoticoni, sgraziati e per giunta un po’ tonti.
Sul nostro neanche tanto piccolo satellite, frattanto, la principessa derubata dal destino del suo bell’ornamento piangeva, disperata, la sua triste sorte.
Aveva sempre gelosamente conservato la collana come ricordo prezioso del padre ed era rimasta con un pugno (piccolo ) di rune in mano ed un lungo filo spezzato, ormai inutile.
Fu consolata solo dalla cugina, Falce Dorata, che le comunicò di essere a conoscenza di un falegname disposto a rifarle il gioiello tale e quale, pur di poter disporre di un disegno del prezioso ornamento andato distrutto.
Selene, rinfrancata, impugnò una penna d’oca che intinse d’inchiostro per dipingere i suoi desideri e, nel far ciò, aprì la mano destra e le 16 residue rune si dispersero nella tenuissima atmosfera, attirate poi dalla Terra e dal richiamo delle sorelle, seguendo la sorte delle quali finirono anch’esse col precipitare nelle oscure selve germaniche.
L’arrivo di questi ulteriori rinforzi determinò, nelle pignole e squadrate teste che abitavano quei freschi luoghi, un addolcimento ( era giunta anche l’UMLAUT , cioè la dieresi ) dei suoni e dei modi di esprimersi.
Il dizionario a disposizione divenne di colpo infinitamente più ricco e vario, vennero acquisite maniere educate di rapportarsi col prossimo e finalmente finirono i modi rudi e crudi di condurre dispute ( schiaffi, pugni e calci ) per lasciar posto ad una lodevole dolcezza.
Aguzzando le orecchie tra i tronchi delle selve nerissime, tra un ramo di abete ed un cespuglio di more, non era difficile imbattersi in amene conversazioni quali “ Ich habe oft Halsschmerzen, und dann bekomme ich immer Penizillin” (  Ho spesso mal di gola, e allora mi prescrivono sempre la penicillina )  “ Vielleicht kaufen Sie ein Medikament aus Pflanzen, zum Beispiel Echinacea-Tropfen” ( Magari compri un medicinale a base di erbe, per esempio Echinacea in gocce” “ Na gut, also dann danke “ ( Va be’, allora grazie ) “Also gute Besserung!” (Allora pronta guarigione! ).
Un giorno poi qualcuno osò addirittura  pronunciare “ENTSCHULDIGUNG ” ( Scusi ).
E non solo le nordiche genti acquisirono le forme di cortesia, accadde molto di più!
I nuovi  modi di esprimere le idee favorirono l’improvvisa esplosione di parole composte con ricadute imprevedibili per le nuove tecnologie con la vettura del popolo (VOLKSWAGEN), la scienza con la radiazione da frenamento (BREMSSTRAHLUNG), l’arte con lo scultore (BILDHAUER) e gli studi filosofici  con l’antitesi (GEGENSATZ ).
Una civiltà evoluta ed al passo con i tempi fiorì tra le stupende abetaie e le lastricate strade romantiche, tra i laghi lisci come specchi ed i fiumi impetuosi.
Una civiltà piombata dal cielo, caduta dalla Luna.
Come era potuto succedere? Così! Era caduta ( la runa ).         Era accaduto.
Questa neonata civiltà donò alle arti, alle discipline scientifiche ed all’astrazione filosofica splendide menti e, del periodo intermedio in cui solo 12 rune si erano depositate sulle nere foreste, non restò che una diffusa tendenza ad obbedire acriticamente alle direttive impartite, quasi mancasse il senso di responsabilità e tutti si sentissero un po’ fanciulli, bisognosi della guida di altri più maturi, più adulti.
Qualche decina d’anni dopo, un gentile principe tedesco, colto, raffinato e con una predilezione, nel vestire, per i toni blu sfumati od azzurri, si sorprese a pensare, lo sguardo sognante fisso al disco lunare specchiantisi in un laghetto : “Chissà se lassù, su quella sfera tanto lucente e bella, esistono forme di vita a noi similari, siano esse piccoli vermi o affascinanti principesse”.      

                                             Pietro Rainero








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