di
Ester Cecere
NOTA
DI CRITICA DI FRANCESCO MULÈ
Ester
Cecere vive a Taranto dove è nata e lavora come ricercatore presso il consiglio
Nazionale delle Ricerche, occupandosi di biologia marina. In campo letterario
ha esordito con la silloge Burrasche e Brezze, Edizioni Il Filo, Roma,
2010, seguita da Come foglie in autunno, Edizioni Tracce, Pescara, 2012.
Partecipando
ai vari concorsi letterari regionali, nazionali e internazionali, ha ricevuto
svariati e meritati premi e ottenuto lusinghieri riconoscimenti di pubblico e
di critica. Numerosi i critici letterari che hanno scritto di lei. Al suo
attivo parecchie pubblicazioni su varie riviste letterarie.
Molto
bene appropriata la titolazione del libretto, esaurientemente spiegata
dall'Autrice e sapientemente motivata da Oriana Fallaci (FI 29/6/29 – FI
15/9/2006) nel suo romanzo Insciallah – editrice Rizzoli (invocazione
araba “Sia fatta la volontà di Dio”) in merito al dolore dell'anima: “Se ti
becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare
presto-barellieri-il plasma, se ti rompi una gamba te la ingessano […]. Se hai il cuore a pezzi
e sei così disperato che non ti riesce di aprir bocca, invece, non se ne
accorgono neanche. Eppure il dolore dell'anima è una malattia molto più grave
della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più
profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia.
Sono ferite che non guariscono, quelle ferite che ad ogni pretesto ricominciano
a sanguinare.”
“Nel
suo piccolo, questa silloge vuole richiamare l'attenzione sulla fragilità
dell'anima”. Così la nostra scrittrice in 'Nota dell'autore'.
Veniamo
ad analizzare, adesso, l'ultimo travaglio poetico che, oggi, l'amica Ester ci
viene a regalare, e che, grazie alla
limpidezza, trasparenza e musicalità dei versi, leggiamo con piacere e grande
interesse.
Fragile
– Maneggiare con cura (Kairòs Edizioni - NA – 88 pagg.) è la
nuova silloge che si rivela lux vocis animae; opera di notevole spessore
letterario e culturale, ricca di preziose liriche che riescono a comunicare
emozioni, sentimenti, sensazioni, ricordi, sofferenze, sogni, speranze che
stanno a costellare il vissuto quotidiano della Nostra.
Testi
di grande intensità e profondità di pensiero che, grazie alla onestà
intellettuale, viene a 'partorire', pel tramite di un linguaggio snello,
scorrevole e parlato, parole / immagini di cotanta freschezza e immediatezza,
decisamente evocatrici di vissuto e sognato.
L'amica
Ester nasce per scrivere bella e buona poesia in piccoli / grandi canti sempre
dettati e suggeriti da una voce inconfondibile, quella del cuore che arriva al
cuore: “Le coeur a ses raisons que la raison ne connait pas”, ebbe a dire il
buon Blaise Pascal.
Poesia
del cuore che va immediatamente al cuore di chi legge i versi della Nostra che
continua a scavare dentro di Sé per il
piacere di (ri)conoscersi, (ri)vedersi, (ri)scoprirsi nel suo profondo Ego
attraverso la stupenda arte della scrittura e il grande impegno dello speleologo
psicologico. Un lavoro il Suo di perfetto incontro con la Sua anima che non
fa che dipingere tutto il suo quotidiano con la parola / immagine / concetto.
“La
poesia -diceva Giambattista Martini nell'ormai lontano '700- è una
pittura che parla e, al contrario, la pittura una poesia che tace”. Scrivere
è l'arte che nasce dall'esigenza di comunicare il proprio pensiero, di
conoscere ed esplorare la propria interiorità e diventa, per la nostra amica
Ester, terapia psico-fisica che La porta alla salvezza.
Poesia
degli intendimenti emozionali, poesia della parola / verso che tutto dice in
itinere. Nei suoi brevi tratti di storia socialmente umana, la Poeta viene
a cantare tutta la sua “fragile” interiorità attraverso la propria (ri)scoperta
di quegli stati d'animo che vengono a (ri)svegliare e (ri)evocare quelle
malinconie, quelle sofferenze, quelle gioie e, perché no?, quegli stati di
isolamento che sono non soltanto parte di Sé.
Fotogrammi
di un'esistenza, i suoi percorsi versificatori che vanno a finire nell'animo
dei suoi lettori / fruitori. Una poesia di domande, di continui perché, di
continui sonni e improvvisi risvegli:
“Ma
attonito dolente / da remoto anfratto di ragione / ancora si leva / un perché.”
(E scese il silenzio).
Una
delle ragioni, non certo secondarie del perché oggi si decide di scrivere,
soprattutto poesie, credo sia da rintracciarsi nel forte desiderio di volerci,
a qualsiasi costo, ritrovare, perché ci siamo perduti. E, a questo punto,
sembra quasi impossibile anche per noi ritrovarci senza esibire e partecipare
all'uomo, alla società quell'inferno personale fortemente e solidamente
intrecciato ad un forte sbigottimento metafisico. Questo libro viene ad essere
il segno di una salute psico-fisica certa, di una salvezza (ri)conquistata.
“Frammenti
d'argento / lentamente nel mare affondando, / bagliori sempre più fiochi
emettevano, / disperati ultimi rantoli. / Poi il nulla. // Sempre più buia la
mia notte.” (Sempre più buia la mia notte).
La
Poeta, chiusa in un suo mondo socio / filosofico, rievoca anche in fantasia,
attraverso la suggestione della memoria, dell'intelletto e dei frequenti
suggerimenti di tutto quanto le sta intorno, sensazioni che si riproducono
nella loro originaria e autentica purezza e visioni di momenti spazio
temporali.
Numerose
le liriche, ricche di profonda umanità, di amore, di grande affetto, di
maturità di pensiero e di tanta sensibilità.
“Gli
uni negli altri / i nostri occhi. / Sguardo d'amore e d'intesa / che tutto
ripaga” (Sguardo che tutto ripaga – A mio figlio Francesco).
È, la sua, una voce, capace di
sviluppare tutta una serie di ritratti comportamentali, tali da creare
un perfetto connubio tra il personale e il sociale; un Io che, mentre si
scioglie nel tempo, viene a sciogliersi, nel contempo, nei suoi versi: la
Cecere viene, così, a sublimarsi nel “quid” del suo pensiero / messaggio.
Messaggio come racconto di sé, come ricerca di quella verità che la Poeta trova
nel mondo della sua poesia, della sua storia.
Un
vero tessitore e cultore della poesia / storia, l'animo poeta della Nostra.
Questo schiudersi dell'animo a più larghi orizzonti ha portato nella sua poesia
un tono aperto e distensivo, ma anche, talvolta, un diluirsi dell'ispirazione
che tende all'oratoria. Tanta poesia della nostra Poeta scaturisce da molti
elementi d'ispirazione dalla realtà che Le appare chiusa ed ostile. Ma in essa
Ella ha dinanzi a sé spettacoli così truci che la fantasia sembra rifuggirne
sgomenta. Ester poetizza la vita, narrandola in modo semplice, lineare e
scorrevole con uno stile sobrio sulla tela di una storia / racconto
coinvolgente che riesce molto bene ad immergere il lettore nel tempo e nello
spazio.
“Se
morissi ora / più / non m'illuminerei / dell'accecante bagliore / che d'azzurro
esplode. (…) Ch'io viva / godendo / di notti senza luna. / Ch'io viva /
fremendo / allo schiaffo del maestrale. / Ch'io viva / apprezzando / il volo
basso dei pipistrelli” (Canto alla vita, nonostante). Versi che, come
tanti altri, sanno inneggiare alla vita.
Dotata
di forte energia poetica, la Scrittrice ci presenta componimenti / ritratto
dell'esistenza umana, sintesi, tutti, di una vita che, nella sua globalità,
comprende le immense ed infinite problematiche quotidiane dell'uomo di sempre.
Cinquantotto
liriche che si presentano come altrettante preziose perle di una collana
letteraria che rappresenta la lunga ascesa verso la conoscenza / scoperta del
proprio Ego naturalmente poetico. In esse la Poeta fa piazza pulita delle
vecchie forme della metrica e della vecchia magniloquente retorica, usando
talora versi lunghissimi, talaltra versi di una sola parola. Nella sua poetica
si legge l'essenzialità e, per ottenere tale risultato, rifiuta il linguaggio
convenzionale della poesia, esprimendo quei sentimenti che appartengono
esclusivamente al suo mondo interiore.
La
poetica ceceriana, come la poesia di tutto il Novecento, possiede una forma
assolutamente aperta senza norme ritmiche necessitanti. Essa ha le
caratteristiche della suggestività musicale, della forza evocativa, della
creatività fantastica, dell'intensità patetica, della ricchezza del pensiero.
Poeta, la Cecere, della verità storica, della verità che appartiene all'uomo di
sempre e, in particolare, all'uomo di oggi.
La
lingua usata dalla Nostra è una lingua parlata, la lingua di tutti gli uomini e
di tutti i giorni. Per quanto riguarda la metrica, essa è affidata sovente,
come avviene nella poesia di Ungaretti, al ritmo intenso della singola parola,
molto spesso parola / concetto, parola / immagine, parola / suono.
L'Autrice
fa poesia per egemonizzare la qualità dell'uomo, il valore del sentimento,
l'eticità della persona che, spesso, viene distrutta, nel presente, dal
consumismo sfrenato costantemente predicato dai mass-media e dal cieco
materialismo in cui l'uomo, volente o nolente, è caduto e continua a cadere.
Quella
di Ester Cecere è poesia / diario, “il giornale essenziale delle forme
essenziali della poesia”: così Carlo Bo ebbe a definire la poesia di Ungaretti.
Una poesia che si svolge pienamente per definizione al centro della storia della
poesia del Ventunesimo secolo.
Fragile
– Maneggiare con cura: un libretto socio-poetico-filosofico che, nel
suo essere coinvolgente e didatticamente travolgente, porta ciascuno di noi a
riflettere sul senso della vita e sul significato della “parola parlante” che,
come energia vitale nel rapporto umano e sociale, tende a smaterializzare lo
scorrere del tempo. Un libro che si legge molto volentieri perché ogni verso è
una vera grande emozione.
Versi
che invitano il lettore a ritemprarsi nella fresca sonorità poetica /
immaginifica / narrativa di un mondo, tutto di Ester Cecere, che si rivela una
eccellente poeta, degna di immensa stima, di tanto apprezzamento e,
sicuramente, una voce che canta, con tutta la passione che possiede nel cuore,
l'amore per la vita.
Un'opera
poetica di cotal fattura non poteva non chiudersi se non con il brano finale, Dal
finestrino, la vita, integralmente riportato nella breve mia riflessione,
con la viva e piena soddisfazione sia di chi scrive sia dell'Autrice.
“Sobbalzi
ritmici. / Sferragliare di binari. / Stridor di freni a tratti. / Dal
finestrino, la vita. / Color melange indistinta fascia. / Una gravina ora
sprofonda, / abisso / d'un ancor palpitante dolore. / Tra ulivi da spasmi
contorti, / macchie rosa, / sprazzi d'effimera gioia. / Corvi neri sui campi /
beccano avanzi d'amore. / Muretti a secco sull'avara terra, / tracce di forza e
tenacia. // Alla stazione, /
forse, / un abbraccio di fine
corsa.” Versi intrisi di tanta interiorità e di ineguagliabile calore umano.
Fragile
– Maneggiare con cura: il libro delle emozioni, il libro della
parola oggetto della realtà.
Ester
Cecere: la poeta della vita da vivere nell'Amore.
Francesco
Mulè
Vallecrosia,
11/3/2014 - ore 17:43
Prof.
Francesco Mulè
(Poeta,
critico letterario, promotore culturale, fondatore e presidente del Circolo
“Smile” di Vallecrosia, giornalista)
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