lunedì 17 marzo 2014

FRANCESCO MULE': "NOTA CRITICA SU "FRAGILE...", DI E. CECERE





Fragile – Maneggiare con cura
di Ester Cecere

NOTA DI CRITICA DI FRANCESCO MULÈ


Ester Cecere vive a Taranto dove è nata e lavora come ricercatore presso il consiglio Nazionale delle Ricerche, occupandosi di biologia marina. In campo letterario ha esordito con la silloge Burrasche e Brezze, Edizioni Il Filo, Roma, 2010, seguita da Come foglie in autunno, Edizioni Tracce, Pescara, 2012.
Partecipando ai vari concorsi letterari regionali, nazionali e internazionali, ha ricevuto svariati e meritati premi e ottenuto lusinghieri riconoscimenti di pubblico e di critica. Numerosi i critici letterari che hanno scritto di lei. Al suo attivo parecchie pubblicazioni su varie riviste letterarie.
Molto bene appropriata la titolazione del libretto, esaurientemente spiegata dall'Autrice e sapientemente motivata da Oriana Fallaci (FI 29/6/29 – FI 15/9/2006) nel suo romanzo Insciallah – editrice Rizzoli (invocazione araba “Sia fatta la volontà di Dio”) in merito al dolore dell'anima: “Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare presto-barellieri-il plasma, se ti rompi una gamba  te la ingessano […]. Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato che non ti riesce di aprir bocca, invece, non se ne accorgono neanche. Eppure il dolore dell'anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare.”
“Nel suo piccolo, questa silloge vuole richiamare l'attenzione sulla fragilità dell'anima”. Così la nostra scrittrice in 'Nota dell'autore'.
Veniamo ad analizzare, adesso, l'ultimo travaglio poetico che, oggi, l'amica Ester ci viene a regalare,  e che, grazie alla limpidezza, trasparenza e musicalità dei versi, leggiamo con piacere e grande interesse.
Fragile – Maneggiare con cura (Kairòs Edizioni - NA – 88 pagg.) è la nuova silloge che si rivela lux vocis animae; opera di notevole spessore letterario e culturale, ricca di preziose liriche che riescono a comunicare emozioni, sentimenti, sensazioni, ricordi, sofferenze, sogni, speranze che stanno a costellare il vissuto quotidiano della Nostra. 
Testi di grande intensità e profondità di pensiero che, grazie alla onestà intellettuale, viene a 'partorire', pel tramite di un linguaggio snello, scorrevole e parlato, parole / immagini di cotanta freschezza e immediatezza, decisamente evocatrici di vissuto e sognato.
L'amica Ester nasce per scrivere bella e buona poesia in piccoli / grandi canti sempre dettati e suggeriti da una voce inconfondibile, quella del cuore che arriva al cuore: “Le coeur a ses raisons que la raison ne connait pas”, ebbe a dire il buon Blaise Pascal.
Poesia del cuore che va immediatamente al cuore di chi legge i versi della Nostra che continua a scavare dentro di Sé per  il piacere di (ri)conoscersi, (ri)vedersi, (ri)scoprirsi nel suo profondo Ego attraverso la stupenda arte della scrittura e il grande impegno dello speleologo psicologico. Un lavoro il Suo di perfetto incontro con la Sua anima che non fa che dipingere tutto il suo quotidiano con la parola / immagine / concetto.
La poesia -diceva Giambattista Martini nell'ormai lontano '700- è una pittura che parla e, al contrario, la pittura una poesia che tace”. Scrivere è l'arte che nasce dall'esigenza di comunicare il proprio pensiero, di conoscere ed esplorare la propria interiorità e diventa, per la nostra amica Ester, terapia psico-fisica che La porta alla salvezza.
Poesia degli intendimenti emozionali, poesia della parola / verso che tutto dice in itinere. Nei suoi brevi tratti di storia socialmente umana, la Poeta viene a cantare tutta la sua “fragile” interiorità attraverso la propria (ri)scoperta di quegli stati d'animo che vengono a (ri)svegliare e (ri)evocare quelle malinconie, quelle sofferenze, quelle gioie e, perché no?, quegli stati di isolamento che sono non soltanto parte di Sé.
Fotogrammi di un'esistenza, i suoi percorsi versificatori che vanno a finire nell'animo dei suoi lettori / fruitori. Una poesia di domande, di continui perché, di continui sonni e improvvisi risvegli:
“Ma attonito dolente / da remoto anfratto di ragione / ancora si leva / un perché.” (E scese il silenzio).
Una delle ragioni, non certo secondarie del perché oggi si decide di scrivere, soprattutto poesie, credo sia da rintracciarsi nel forte desiderio di volerci, a qualsiasi costo, ritrovare, perché ci siamo perduti. E, a questo punto, sembra quasi impossibile anche per noi ritrovarci senza esibire e partecipare all'uomo, alla società quell'inferno personale fortemente e solidamente intrecciato ad un forte sbigottimento metafisico. Questo libro viene ad essere il segno di una salute psico-fisica certa, di una salvezza (ri)conquistata.
“Frammenti d'argento / lentamente nel mare affondando, / bagliori sempre più fiochi emettevano, / disperati ultimi rantoli. / Poi il nulla. // Sempre più buia la mia notte.” (Sempre più buia la mia notte).
La Poeta, chiusa in un suo mondo socio / filosofico, rievoca anche in fantasia, attraverso la suggestione della memoria, dell'intelletto e dei frequenti suggerimenti di tutto quanto le sta intorno, sensazioni che si riproducono nella loro originaria e autentica purezza e visioni di momenti spazio temporali. 
Numerose le liriche, ricche di profonda umanità, di amore, di grande affetto, di maturità di pensiero e di tanta sensibilità.
“Gli uni negli altri / i nostri occhi. / Sguardo d'amore e d'intesa / che tutto ripaga” (Sguardo che tutto ripaga – A mio figlio Francesco). 
È, la sua, una voce, capace di sviluppare tutta una serie di ritratti comportamentali, tali da creare un perfetto connubio tra il personale e il sociale; un Io che, mentre si scioglie nel tempo, viene a sciogliersi, nel contempo, nei suoi versi: la Cecere viene, così, a sublimarsi nel “quid” del suo pensiero / messaggio. Messaggio come racconto di sé, come ricerca di quella verità che la Poeta trova nel mondo della sua poesia, della sua storia.
Un vero tessitore e cultore della poesia / storia, l'animo poeta della Nostra. Questo schiudersi dell'animo a più larghi orizzonti ha portato nella sua poesia un tono aperto e distensivo, ma anche, talvolta, un diluirsi dell'ispirazione che tende all'oratoria. Tanta poesia della nostra Poeta scaturisce da molti elementi d'ispirazione dalla realtà che Le appare chiusa ed ostile. Ma in essa Ella ha dinanzi a sé spettacoli così truci che la fantasia sembra rifuggirne sgomenta. Ester poetizza la vita, narrandola in modo semplice, lineare e scorrevole con uno stile sobrio sulla tela di una storia / racconto coinvolgente che riesce molto bene ad immergere il lettore nel tempo e nello spazio.
“Se morissi ora / più / non m'illuminerei / dell'accecante bagliore / che d'azzurro esplode. (…) Ch'io viva / godendo / di notti senza luna. / Ch'io viva / fremendo / allo schiaffo del maestrale. / Ch'io viva / apprezzando / il volo basso dei pipistrelli” (Canto alla vita, nonostante). Versi che, come tanti altri, sanno inneggiare alla vita.
Dotata di forte energia poetica, la Scrittrice ci presenta componimenti / ritratto dell'esistenza umana, sintesi, tutti, di una vita che, nella sua globalità, comprende le immense ed infinite problematiche quotidiane dell'uomo di sempre.
Cinquantotto liriche che si presentano come altrettante preziose perle di una collana letteraria che rappresenta la lunga ascesa verso la conoscenza / scoperta del proprio Ego naturalmente poetico. In esse la Poeta fa piazza pulita delle vecchie forme della metrica e della vecchia magniloquente retorica, usando talora versi lunghissimi, talaltra versi di una sola parola. Nella sua poetica si legge l'essenzialità e, per ottenere tale risultato, rifiuta il linguaggio convenzionale della poesia, esprimendo quei sentimenti che appartengono esclusivamente al suo mondo interiore.
La poetica ceceriana, come la poesia di tutto il Novecento, possiede una forma assolutamente aperta senza norme ritmiche necessitanti. Essa ha le caratteristiche della suggestività musicale, della forza evocativa, della creatività fantastica, dell'intensità patetica, della ricchezza del pensiero. Poeta, la Cecere, della verità storica, della verità che appartiene all'uomo di sempre e, in particolare, all'uomo di oggi.
La lingua usata dalla Nostra è una lingua parlata, la lingua di tutti gli uomini e di tutti i giorni. Per quanto riguarda la metrica, essa è affidata sovente, come avviene nella poesia di Ungaretti, al ritmo intenso della singola parola, molto spesso parola / concetto, parola / immagine, parola / suono.
L'Autrice fa poesia per egemonizzare la qualità dell'uomo, il valore del sentimento, l'eticità della persona che, spesso, viene distrutta, nel presente, dal consumismo sfrenato costantemente predicato dai mass-media e dal cieco materialismo in cui l'uomo, volente o nolente, è caduto e continua a cadere.
Quella di Ester Cecere è poesia / diario, “il giornale essenziale delle forme essenziali della poesia”: così Carlo Bo ebbe a definire la poesia di Ungaretti. Una poesia che si svolge pienamente per definizione al centro della storia della poesia del Ventunesimo secolo.
Fragile – Maneggiare con cura: un libretto socio-poetico-filosofico che, nel suo essere coinvolgente e didatticamente travolgente, porta ciascuno di noi a riflettere sul senso della vita e sul significato della “parola parlante” che, come energia vitale nel rapporto umano e sociale, tende a smaterializzare lo scorrere del tempo. Un libro che si legge molto volentieri perché ogni verso è una vera grande emozione.
Versi che invitano il lettore a ritemprarsi nella fresca sonorità poetica / immaginifica / narrativa di un mondo, tutto di Ester Cecere, che si rivela una eccellente poeta, degna di immensa stima, di tanto apprezzamento e, sicuramente, una voce che canta, con tutta la passione che possiede nel cuore, l'amore per la vita.
Un'opera poetica di cotal fattura non poteva non chiudersi se non con il brano finale, Dal finestrino, la vita, integralmente riportato nella breve mia riflessione, con la viva e piena soddisfazione sia di chi scrive sia dell'Autrice.
“Sobbalzi ritmici. / Sferragliare di binari. / Stridor di freni a tratti. / Dal finestrino, la vita. / Color melange indistinta fascia. / Una gravina ora sprofonda, / abisso / d'un ancor palpitante dolore. / Tra ulivi da spasmi contorti, / macchie rosa, / sprazzi d'effimera gioia. / Corvi neri sui campi / beccano avanzi d'amore. / Muretti a secco sull'avara terra, / tracce di forza e tenacia. // Alla stazione, /   forse,  / un abbraccio di fine corsa.” Versi intrisi di tanta interiorità e di ineguagliabile calore umano. 
Fragile – Maneggiare con cura: il libro delle emozioni, il libro della parola oggetto della realtà.
Ester Cecere: la poeta della vita da vivere nell'Amore.

Francesco Mulè
Vallecrosia, 11/3/2014 - ore 17:43
Prof. Francesco Mulè
(Poeta, critico letterario, promotore culturale, fondatore e presidente del Circolo “Smile” di Vallecrosia, giornalista)


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