lunedì 3 marzo 2014

FLORIANO ROMBOLI: "PER SANDRO ANGELUCCI", SU G. RESCIGNO

Per    Sandro   Angelucci

Floriano Romboli

Gentilissimo e caro Sandro, ti ringrazio per aver pensato anche a me nell’inviare agli amici il tuo lavoro critico sull’opera poetica di Gianni Rescigno stampato proprio all’inizio di questo anno.
Non conosco come te i testi del poeta campano, ma ho letto il libro con attenzione e mi complimento per il rigore dell’indagine e per la chiarezza dell’interpretazione.
Quest’ultima nasce da una forte sintonia con l’autore, si configura come respiro unito a respiro, e il critico diviene pertanto artifex additus artifici. Tale formula nel mio discorso è lontanissima da ogni imprecisa e disinvolta valenza retorica, giacché descrive piuttosto l’occasione preziosa per una convincente lettura critica, della quale ho apprezzato l’energia centripeta, l’intento di cogliere con penetrante lucidità gli spunti germinali, i fondamentali nuclei problematico-culturali di una ricerca poetica suggestiva e coinvolgente; hai espresso d’altronde in termini inequivoci l’angolatura visuale che sottende la tua analisi:
Assistere al parto non per sostituirsi a chi l’ha concepita [ la parola poetica] ma per cogliere ( o almeno tentare di farlo) il suo primitivo vagito: è questa la mèta del saggio, un traguardo da raggiungere attraversando le oasi e i deserti della vita con la certezza che non esistono sentieri migliori e la speranza, sempre accesa, di contemplarlo, l’attimo infinito, lo scambio luminoso tra il pensiero e il cuore (p.22)
Penso che il traguardo sia stato pienamente raggiunto attraverso la sottolineatura dell’importanza, nella poesia di Rescigno, dell’idea della vita come viaggio e soprattutto della centralità del tempo, dimensione essenziale, “realtà sensibile, ma sovrarazionale”(p.71) percepibile nella vicenda storica e nel ritmo della vitalità naturale eppur aperta – in forza di un divenire che è “ un trascendere piuttosto che …un trascorrere”(p.80) – all’incontro con l’Essere.
A questo livello il tuo intervento critico-esegetico mi è parso davvero felice, poiché considero intellettualmente feconda la nozione di “attimo infinito”, che mi ricorda il concetto di eternità come plenitudo vitae caro a un pensatore del primo Medioevo cristiano come Severino Boezio.
Questi ne La consolazione della filosofia attribuiva tale condizione solo a Dio, vita senza fine, a cui “nulla del futuro può essere assente, nulla del passato potrà essere svanito ( cui neque futuri quicquam absit nec praeteriti fluxerit)”; riconosceva però anche alla sensibilità delle creature viventi nel tempo storico la facoltà di avvertire il bisogno di eternità, di certo inappagabile nel corso dell’esistenza terrena ma altresì fruibile per emulazione, “ove ci si attacchi alla presenza, quale che sia, dell’attimo fuggitivo, che…contiene una qualche immagine di quella immutabile presenza ( alligans se ad qualemcunque praesentiam huius exigui volucris momenti, quae…manentis illius praesentiae quamdan gestat imaginem)”( libro V, cap.6, corsivo mio).
Infatti l’ “attimo fuggitivo”, se vissuto con intensità spirituale e attentamente investigato, rivela in sé una scintilla non transeunte, un “momento di eternità” da scoprire e consegnare a coloro che verranno dopo di noi.
Individuare e custodire ciò che, nato dal tempo, col tempo non perisce è una sfida entusiasmante per ognuno di noi, sia egli o no credente in Dio.


                             

1 commento:

  1. Approfitto di questo illuminato commento del Professor Floriano Tomboli, per rivolgere il mio umile ringraziamento al carissimo amico Sandro Angelucci, che mi ha reputata degna di ricevere il suo Saggio monografico sull'Opera di Gianni Rescigno.
    Innanzitutto nel leggere l'Opera ho preso atto delle affinità elettive esistenti tra il critico e il Poeta... E' reso chiaro in ogni passaggio del saggio l'ampio respiro salvifico, la capacità dei versi di Rescigno di 'andare oltre', che Sandro coglie con acume e levità. Le barriere del relativo vengono regolarmente abbattute dal lirismo del Poeta, dai versi, che come sottolinea il critico, evocano Quasimodo, possiedono un sangue e un fuoco che buca l'anima e hanno valore di canto innamorato alla vita.
    Sandro sottolinea, ad arte, la perenne allegoria con la figura del pescatore, teso a battezzare in silenzio il Purgatorio dell'esistenza, la finitudine del tempo. Di un tempo che viene identificato dal Poeta con 'il padre del tempo delle storie che viviamo". Sandro ricorre alla metafora del mare , per dar voce al pensiero di un artista , che suona i tasti del vivere con la stessa maestria con la quale il vento muove i moti delle maree. E ci illumina su un Poeta , che attinge al laboratorio neo -realista, ma diviene canto di eros e di thanatos nei versi, potenti, diretti, forti, immaginifici, come può esserlo la storia che ci è concessa in dono e che dà senso e scopo alle vicende quotidiane, allo scorrere dei granelli nella clessidra. Sandro chiarisce quanto possa essere fallace l'interpretazione pessimistica dei versi di Rescigno. Egli, in virtù della verginità che contraddistingue le poetiche di entrambi, entra sotto la pelle dell'amico e si riconosce nel suo essere intimista nel senso più illuminato del termine. L'intimista, infatti, non va inteso come poeta volto all'interno o chiuso nella torre d'avorio... E' artista che incarna i sentimenti, le idee, i disincanti, le speranze universali. Oggi certi critici mirano a far valere il concetto che la poesia intimista tenda all'autoreferenzialità. Credo non esista asserzione più confutabile.
    Dal saggio e dal commento di Sandro oso dire "... e, incatenata al dire dei due Poeti, mi chiedo quanto si debba essere tesi ad arco verso il prossimo per trattare argomenti così profondi..." E, concludo, che l'umiltà, può considerarsi la conditio sine qua non del poetare di Gianni Rescigno e , aggiungo, di Sandro. Il Saggio mi ha donato la sensazione di un viaggio attraverso le esperienze della vita e della morte, che è parte integrante di essa.
    "... sia il silenzio di quella presenza -assenza l'unico a parlare", asserisce Sandro, e credo non esista conclusione più esaustiva.
    Grazie infinite per tanto Dono e ... vorrei saper scivolare sull'onda lunga del vostro canto con maggiore spirito critico... Con tanto affetto e infinita stima . Maria Rizzi

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