lunedì 24 marzo 2014

ANTONIO SPAGNUOLO: "LA POESIA E LA FUNZIONE DEL CRITICO"



Antonio Spagnuolo

LA POESIA E LA FUNZIONE DEL CRITICO


Antonio Spagnuolo

Scrivere di poesia, realizzare la vera poesia, creare un testo poetico che rimanga nel tempo e sia bene accetto ad ogni giudizio critico, presuppone un bagaglio culturale di tutto rispetto, una preparazione classica che non abbia lacune e che sia diuturnamente aggiornata, sia per letture di autori storicizzati, sia per ricerca nella immersione della scrittura. La poesia cessa di essere un discorso innocente, che destreggia fra versi approssimativi e frasi suggestive, per cui il godimento del lettore sembra essere ammaliato dal nulla, e diviene evidenza di musicalità nel segno dei significati e dei significanti, per rivelare un carattere suo proprio, al di fuori dell’artificio, nella propria invulnerabilità e nel riflesso di una innovazione sempre più penetrabile. Il poeta stesso potrebbe essere un ottimo critico, se le sue cognizioni sono validamente maturate nella matrice comune di chiave di lettura e nella riflessione impareggiabile sul correlativo oggettuale del discorso poetico. Nessuna teoria sarà quindi possibile senza uno studio delle opere singole; come, a sua volta, la critica pratica non è possibile senza un qualche schema, almeno implicito, di quesiti, criteri e giudizi di valore. La ‛storia della letteratura' in quanto disciplina distinta si rivela nella maggior parte dei casi indispensabile alla critica, se questa non vuol restar vittima dei paraocchi della contemporaneità. La demolizione e la ricostruzione dei paradigmi, o degli sperimentalismi teorizzano la necessità e la pratica della flessibilità manovrabili, proprio come un punto di vista critico  necessario ad una storia della letteratura che non voglia dibattersi nell'arbitrarietà di ricerche meramente antiquarie. Le tre principali suddivisioni della critica letteraria - teoria della letteratura, critica pratica e storia della letteratura - sono così intimamente connesse da rendere inconcepibile che ognuna possa fare  a meno delle altre, per cui ogni immersione nella probabilità di critica deve tener presente i vari specchi della struttura di un testo, nelle  fasi diverse: il godimento immediato, l'apprezzamento, l'osservazione, la descrizione, l'analisi, l'interpretazione, la caratterizzazione e infine il giudizio. La definizione del gusto e quindi il rifiuto della non-arte, o ciarpame; la classificazione gerarchica degli autori, la creazione di un canone; la trasmissione, la delucidazione e la difesa di una tradizione o di una dottrina; la difesa di un'opera, di una tendenza o di uno stile nuovi; la descrizione, l'analisi e l'interpretazione di singole opere; la formulazione di principi, criteri, e spesso l'autodefinizione del critico, il quale potrebbe asserire che la critica è in definitiva un'arte ‛creativa' al pari di ogni tipo di letteratura d'invenzione. Per la poesia in  particolare oggi, fra la miriade di schede, recensioni, prefazioni, segnalazioni, non ritroviamo altro che elogi distribuiti amichevolmente tra le pagine di quotidiani e riviste, senza mai incontrare non dico una “stroncatura” tout court, ma almeno suggerimenti, confronti, approfondimenti che indaghino anche sui troppi risvolti negativi che molti testi, pubblicati da grandi e piccole case editrici, offrono come creatività eccelsa. La critica - sosteneva Croce - dovrebbe essere una traslazione dalla sfera del sentimento a quella del pensiero e della ragione. Perché non leggiamo la “poesia” e la centelliniamo verso dopo verso con la obbiettività della improvvisazione e della perizia tumultuosa?

                                           Antonio Spagnuolo




3 commenti:

  1. “Cambierei il modo di gestire la “critica” , che non è più intesa come indagine sul prodotto, stroncando quando necessario, elogiando quando possibile,… ma ormai si limita a elogiare soltanto e gironzolare intorno ai volumi.”,, dice A. Spagnuolo nell’intervista rilasciata a N. Pardini, e lo ribadisce in quest’ultimo intervento.
    “…non ritroviamo altro che elogi distribuiti amichevolmente tra le pagine di quotidiani e riviste, senza mai incontrare non dico una “stroncatura” tout court, ma almeno suggerimenti, confronti, approfondimenti…” E’ una presa di posizione di interessante di rigore morale e di saggezza, che rifiuta l’artificio, in nome della autentica ricerca, che esclude il conformismo e l’omologazione. Felice saggezza.
    M.Grazia Ferraris

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  2. Sono d'accordo anch'io su quanto afferma l'amico Antonio Spagnuolo e ribadito nel commento di M. Grazia Ferraris, a proposito della carenza di sincerità nel vasto mondo della critica letteraria attuale, che spesso non "affonda la sua lama" nel tessuto di una poesia poco appariscente, blanda, forse per timore di dare un dispiacere all'autore famoso di turno. D'altra parte, oggi si scrive tantissimo di poesia, e per questo motivo, forse, la "critica ufficiale" non riesce a individuare (o non ne ha il tempo), in una così vasta e frequente produzione, quello che può esserci di buono, distinguendolo dal solito ciarpame o passatempo domenicale in versi. Credo infine che sia anche compito dei poeti, diciamo così, più "esperti", quello di dare una mano, una mano giusta ed equa!, a coloro che cominciano ad intraprendere (con serietà accertata!) la difficile ma meravigliosa strada della Poesia. E' quello che sto tentando di fare anch'io, molto modestamente. C'è poi il discorso delle case editrici: molte di loro, sempre parlando di poesia, accettano di tutto, tanto, a pagare, alla fine, son sempre gli autori... Ma questo è un discorso ancora più ampio.
    Stimo moltissimo il caro Antonio Spagnuolo, come poeta, come critico sincero e preparato, come amico e come "guida" spiritual-poetica! E' un riferimento preciso, stabile, in questo mondo letterario così variegato e sempre in fuga verso nuovi e a volte eccentrici modelli espressivi...
    Un caro saluto all'amico Antonio e all'amico Nazario, sempre vigili e instancabili cultori della poesia e della letteratura!
    Pino Vetromile

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  3. Posizione di grande equilibrio, questa di Antonio Spagnuolo, oscillante tra le esigenze di originalità proprie del discorso poetico e le esigenze normative proprie di ogni discorso critico che si rispetti. Da un lato bisogna far sì che l'originalità non degeneri in arbitrio, mentre dall'altro occorre evitare che un eccesso di schematismo soffochi l'autenticità espressiva. In fondo, coltivare un punto di vista è fondamentale, vuoi nell'attività del poeta, vuoi in quella del critico. Un buon poeta non può non essere critico di se stesso; ma altrettanto un buon critico non può non nutrire sogni dentro di sé.
    Franco Campegiani

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