mercoledì 7 settembre 2016

ANNALISA RODEGHIERO: "INEDITI"



Annalisa Rodeghiero, collaboratrice di Lèucade


SI FA DI NUOVO NOTTE ED E’ SILENZIO

Lievita e grava
sulle mie spalle di madre,  la pena,
questo sentirmi inutile
proprio quando vorrei donarti il cielo,
toglierti l’ingombro
le pietre dalla mente.
Eppure conosco a perfezione
la trama, so di ogni filo
di ogni intreccio dell’ordito.   
Memoria dell’amniotico scorrerti d’acque
attorno. E so di villi tintinnanti
come cembali d’oro al limitare,
ossigeno servito in cambio delle scorie.
E poi il colostro, e il latte
a lungo succhiato in estasi dall’anima
quando bastava un niente a sentirsi
la migliore tra le madri.
Quale nostalgico rimando
ai flussi naturali di pienezza.


EPILOGO D’ESTATE

Lo sguardo fermo a nord segue la valle,
finestra sull’infinita bellezza
in malinconico epilogo d’estate.
Si chiudono le case
ad una  ad una in Hinterbegh sul colle
quasi a farlo diventare
interamente mio.
Sostano  cavalli a bere spicchi di luna
nelle vasche smaltate dei recinti.
Si resta soli a fine stagione
come all’arrivo con la valigia colma
di lunghi, interi,  giorni da vivere.
Ma dall’epidermide trasudano ancora
verdi aromi di sottobosco e resina
e dagli occhi una moltitudine di cieli
quasi a ricordare all’anima
che d’incanti si può vivere a distanza
fino all’ora di nuova fioritura.


Annalisa Rodeghiero

4 commenti:

  1. Grazie di queste bellissime immagini,cara Annalisa. La tua poesia è fluida e balsamica, anche nella tristezza profondamente positiva, con una straordinaria capacità di trasmettere delicata commozione e grande vitalità. E' preziosa la tua presenza su Lèucade.

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  2. Le tue parole sono balsamiche e fanno bene all'anima, cara Giusy. Ti stimo per ciò che scrivi e ciò che sei e sono davvero felice di averti conosciuta. Incontri magici nei luoghi della poesia.
    Annalisa Rodeghiero

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  3. In un'epoca in cui pressoché ogni giorno si sente parlare di matricidi e infanticidi, versi - come questi, di Annalisa Rodeghiero - riaccendono la speranza.
    E, dove? Dove, più che nel ventre di una donna può albergare, lì dove inizia ad aprirsi il germoglio?
    "...E so di villi tintinnanti
    come cembali d’oro al limitare,
    ossigeno servito in cambio delle scorie.
    E poi il colostro, e il latte
    a lungo succhiato in estasi dall’anima...".
    Ma c'è di più: la poetessa sente tutta intera la nostalgia e adesso - che la sua creatura ha vita autonoma - s'affaccia anche il rimpianto di non poterle "togliere l'ingombro / le pietre dalla mente": stupenda constatazione. Amara? Si, perché no? Ma tanto dolce quanto il latte donato e succhiato.
    La stessa nostalgia che si ritrova nella seconda poesia: "Si chiudono le case / ad una ad una...", "Si resta soli a fine stagione..." ma la valigia è sempre "colma": non può svuotarsi ciò che diventa anima, gli "spicchi di luna" che la stessa beve dalle "vasche" come i cavalli.
    Complimenti, complimenti vivissimi. E grazie ad Annalisa Rodeghiero che, con i suoi contributi, impreziosisce (ha ragione la Frisina), davvero, lo scoglio di Lèucade.

    Sandro Angelucci

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  4. Riescono sempre a stupirmi i preziosi commenti di Sandro Angelucci che diventano poesia nella poesia. " E dove? Dove, più che nel ventre di una donna può albergare " la speranza " lì dove inizia ad aprirsi il germoglio?".
    Non è già un canto questo?
    E rispondo che è ancora nella poesia vera, la speranza, nella poesia di chi, come te, la vive ogni giorno ancora prima di scriverla.
    Grazie Sandro.
    Annalisa Rodeghiero

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