Marco
dei Ferrari col suo linguismo insolito, frammentato, segmentato, gorgogliante
come l’acqua che esce da una fiasca rovesciata a forza; coi suoi giochi verbali
di forte intensità significante; con univerbazioni incisive e oggettivanti, dà
corpo ad un sentire pregno di terrenità e ammicchi escatologici sul fatto di
esistere: vita, morte, affetti, memorie, rimpianti, luccichii di lapidi al sole,
il tempo: “… sequenze tra vita e morte/ si osservano lapidi/ balenando lapilli
su ciottoli bianchi/ imbrune sbirciano/ orme opache di ceneri sparse/ attimi
custodi nel Campo Sacro…”.
Unità sintagmatiche, anastrofi, accorgimenti
metrici per dare concretezza ad una
filosofia ontologica ispirata alla festa dei morti. “… bisbigli memorie
rimpianti/ solitudini dei vivi…”. Quanta energia rievocativa, quanta forza di sinestetici
accostamenti, e che sintetiche valorizzazioni
verbali per dire della vita! Tutto sembra risolversi in quelle lapidi sbiadite
dal vento e dal sole; un popolo che piange i suoi cari aggrappandosi a calde
memorie di fresche primavere; a foscoliane dolci illusioni: solitudini di
viventi che azzoppate da sottrazioni un
bimbo implorano/ circonfuso d'Eterno.
Nazario Pardini
LAPIDI
(2
novembre)
Ombre
su volti di vento
carezzano
fiori di ceri
per
allinei silenzi
spie
d'immagini
di
nomi di cognomi di numeri
sequenze
tra vita e morte
si
osservano lapidi
balenando
lapilli su ciottoli bianchi
imbrune sbirciano
orme
opache di ceneri sparse
attimi
custodi nel Campo Sacro
bisbigli
memorie rimpianti
solitudini
dei vivi
un
bimbo implorano
circonfuso
d'Eterno.
Marco
dei Ferrari
La penna è inconfondibile, i versi di originalissima fattura, plastici e lapidari nel susseguirsi apodittico. Un lieve tocco di impressionismo non impedisce al sentimento di rivelarsi, nella scelta della parola stessa, sempre sorvegliata, anzi spesso creata , secondo lo stile ormai noto del poeta e scrittore Marco dei Ferrari.
RispondiEliminaUn riconoscimento colmo di stima a Nazario Pardini, che con tanto acume oltre la consueta abilità di critico ,esalta le particolari doti di questa Poesia, del tutto innovativa.
Edda Conte.
Una scrittura originale quella di Marco dei Ferrari che lascia il segno. Ho avuto modo di leggere su questo blog altre sue e devo dire di esserne rimasta piacevolmente colpita.
RispondiEliminaSerenella Menichetti.
Rimango sempre impressionata dalla sonorità "rock" dei versi di Marco De Ferrari, mi risuonano in testi i suoi passaggi verbali, le sue invenzioni, come di una canzone che ti si imprime nella mente e la canticchi e la batti a tempo tamburellando con le dita, tanto che l'amarezza della giornata si perde tra le raffiche taglienti del vento e i lumi dell'eternità
RispondiEliminaSu queste pietre lapidarie,che segnano le età e la fine,si stampano le miglia dell'esistenza umana.
RispondiEliminaSi cammina sulla strada della vita ed è resurrezione di nascite implorare in un continuum bagliore di Eternità.
Storia che passa attraverso le pietre in silenzi mistici e misteriosi,quasi orfici dove attendiamo che non oscillino più certe al triste vento.
Il silenzio dovrà diventare d'oro, non di cenere, come la memoria immortalata dalla speranza
Su queste pietre lapidarie,che segnano le età e la fine,si stampano le miglia dell'esistenza umana.
RispondiEliminaSi cammina sulla strada della vita ed è resurrezione di nascite implorare in un continuum bagliore di Eternità.
Storia che passa attraverso le pietre in silenzi mistici e misteriosi,quasi orfici dove attendiamo che non oscillino più certe al triste vento.
Il silenzio dovrà diventare d'oro, non di cenere, come la memoria immortalata dalla speranza