martedì 8 novembre 2016

MARCO DEI FERRARI: "LAPIDI"







Marco dei Ferrari col suo linguismo insolito, frammentato, segmentato, gorgogliante come l’acqua che esce da una fiasca rovesciata a forza; coi suoi giochi verbali di forte intensità significante; con univerbazioni incisive e oggettivanti, dà corpo ad un sentire pregno di terrenità e ammicchi escatologici sul fatto di esistere: vita, morte, affetti, memorie, rimpianti, luccichii di lapidi al sole, il tempo: “… sequenze tra vita e morte/ si osservano lapidi/ balenando lapilli su ciottoli bianchi/ imbrune sbirciano/ orme opache di ceneri sparse/ attimi custodi nel Campo Sacro…”.
 Unità sintagmatiche, anastrofi, accorgimenti metrici  per dare concretezza ad una filosofia ontologica ispirata alla festa dei morti. “… bisbigli memorie rimpianti/ solitudini dei vivi…”. Quanta energia rievocativa, quanta forza di sinestetici accostamenti,  e che sintetiche valorizzazioni verbali per dire della vita! Tutto sembra risolversi in quelle lapidi sbiadite dal vento e dal sole; un popolo che piange i suoi cari aggrappandosi a calde memorie di fresche primavere; a foscoliane dolci illusioni: solitudini di viventi che azzoppate da sottrazioni un bimbo implorano/ circonfuso d'Eterno.

Nazario Pardini


LAPIDI
(2 novembre)

Ombre su volti di vento
carezzano fiori di ceri
per allinei silenzi
spie d'immagini
di nomi di cognomi di numeri
sequenze tra vita e morte
si osservano lapidi
balenando lapilli su ciottoli bianchi
 imbrune sbirciano
orme opache di ceneri sparse
attimi custodi nel Campo Sacro
bisbigli memorie rimpianti
solitudini dei vivi
un bimbo implorano
circonfuso d'Eterno.

Marco dei Ferrari



5 commenti:

  1. La penna è inconfondibile, i versi di originalissima fattura, plastici e lapidari nel susseguirsi apodittico. Un lieve tocco di impressionismo non impedisce al sentimento di rivelarsi, nella scelta della parola stessa, sempre sorvegliata, anzi spesso creata , secondo lo stile ormai noto del poeta e scrittore Marco dei Ferrari.
    Un riconoscimento colmo di stima a Nazario Pardini, che con tanto acume oltre la consueta abilità di critico ,esalta le particolari doti di questa Poesia, del tutto innovativa.
    Edda Conte.

    RispondiElimina
  2. Una scrittura originale quella di Marco dei Ferrari che lascia il segno. Ho avuto modo di leggere su questo blog altre sue e devo dire di esserne rimasta piacevolmente colpita.
    Serenella Menichetti.

    RispondiElimina
  3. Rimango sempre impressionata dalla sonorità "rock" dei versi di Marco De Ferrari, mi risuonano in testi i suoi passaggi verbali, le sue invenzioni, come di una canzone che ti si imprime nella mente e la canticchi e la batti a tempo tamburellando con le dita, tanto che l'amarezza della giornata si perde tra le raffiche taglienti del vento e i lumi dell'eternità

    RispondiElimina
  4. Su queste pietre lapidarie,che segnano le età e la fine,si stampano le miglia dell'esistenza umana.
    Si cammina sulla strada della vita ed è resurrezione di nascite implorare in un continuum bagliore di Eternità.
    Storia che passa attraverso le pietre in silenzi mistici e misteriosi,quasi orfici dove attendiamo che non oscillino più certe al triste vento.
    Il silenzio dovrà diventare d'oro, non di cenere, come la memoria immortalata dalla speranza

    RispondiElimina
  5. Su queste pietre lapidarie,che segnano le età e la fine,si stampano le miglia dell'esistenza umana.
    Si cammina sulla strada della vita ed è resurrezione di nascite implorare in un continuum bagliore di Eternità.
    Storia che passa attraverso le pietre in silenzi mistici e misteriosi,quasi orfici dove attendiamo che non oscillino più certe al triste vento.
    Il silenzio dovrà diventare d'oro, non di cenere, come la memoria immortalata dalla speranza

    RispondiElimina