Se mi perdo
Cercatemi
nell’aria che si azzurra, se mi perdo. Tra le stelle.
Cercatemi
nel fuoco che si libra; non cessate.
Cercatemi
nell’acqua, quella chiara
che sfiora
le radici dalle fonti
e liberate
la mia anima smarrita
che fu
incapace di spiccare il volo
oltre la
terra. Quella dove i padri
fusero
braccia in gocce di rugiada
per
irrorare i germi.
Mi perderò
senz’altro, e non smarrito
fuori di
me, ma solamente in cerca
di quello
che mi è fuori. Sarò là:
cercatemi
sul greto del mio fiume
o sulle
orme
che un
giorno spero specchi del mio andare.
Cercatemi,
comunque, sulle rive
dove si
fonderà l’aria col fuoco
e
l’aria-fuoco all’acqua a ricordarmi
che è l’ora
del tramonto.
è forse là
che avrò
smarrito il dono della vita.
A volte è difficilissimo trovare l'armonia nel quotidiano.
RispondiEliminaSi arriva alla sera che qualcosa stride.
Ma se abbiamo la fortuna di incontrare un simile testo, ecco che ci si riconcilia con la vita e l'universo. Grazie Nazario!
Serenella Menichetti.
Un caro saluto, Nazario! Il dono che hai avuto è quello della poesia e né tu potrai né altri potranno mai smarrire.
RispondiEliminaMaurizio Soldini
Una poesia intensa e ricca di significati panici in armonia con il vissuto dell'uomo, che vive immerso nella natura a contatto con gli elementi della materia. Non sarà difficile trovare l'armonia della poesia se la cerchiamo nei segni della terra, il caro Nazario ci ha insegnato attraverso la poesia, a riconoscere nei più semplici dettagli la melodia del Creato. Allora raccolgo il suo invito e cercherò nel tramonto la voce della sua poesia e di tutte quelle pagine che saranno scritte e vissute con il dolce miele della sua poesia.
RispondiEliminaFrancesco
Caro Prof. Pardini, Più la conosco attraverso i suoi testi poetici (ma non solo) e più mi sento attratto dall'armonia, dalla musicalità verbale delle parole e dei versi che Lei in modo naturale riesce a far palesemente percepire ai suoi lettori come -il sottoscritto-. Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaPoesia intensamente pensosa,sospesa tra il qui e l'oltre, questa di Nazario Pardini. Nell'aria, tra le stelle, nel fuoco, nell'acqua, sul greto del fiume: è là che s'impiglia l'anima, "incapace di spiccare il volo / oltre la terra", quella terra in cui anche i padri si sono fusi e si sono perduti. Tuttavia il poeta sa che perdersi non è smarrirsi, ma è solo fermarsi sulle rive per riprendere fiato, andando "in cerca / di quello che mi (ci) è fuori". Stanchezza ed entusiasmo per il perenne viaggiare, per l'intelligente e arcano disegno della conoscenza infinita.
RispondiEliminaFranco Campegiani
È intensa, densa l’emozione che attraversa il poeta e che si rivela in lampi creativi potenziati, nell’incipit, dall’incalzante gioco anaforico del “cercatemi”, parola chiave della composizione per occorrenze (cinque ) e perché -su una situazione di immaginata o presentita assenza- innesca il canto mesto del tramonto. Ma anche stabilisce -questa parola- il rapporto del poeta con i lettori che, se lo cercheranno, lo troveranno nella natura, alla quale egli ha donato l’abbraccio simbiotico di una vita intera.
RispondiEliminaLa parola di Pardini si alza feconda, sa volare accendendo sensazioni impalpabili. E' intrisa d'amore, di echi e voci, metafore psicologiche e visioni colte prima di svanire che si fondono in uno spazio semantico unitario e al contempo immensamente vario. Anche se celata c'è fortemente nella lirica / cercatemi nell'aria che si azzurra/ una richiesta di ricerca di luce, una Luce che è essa stessa parola e di conseguenza vita.
RispondiEliminaEmma Mazzuca
Un incipit che è già un tutto, nel significato sotteso che sta nelle parole inviate come messaggio al lettore , ma in fondo del Poeta a se stesso. Una confessione, una speranza un augurio. La Poesia, la Fede, queste le chiavi che aprono il senso di tutta la lirica; i versi ne scaturiscono con la limpidezza dell'Arte messa al servizio della sincerità. Questo è il mio pensiero su il tuo "se mi perdo", caro Nazario, maestro nel pensiero e nell'animo tuo gentile.
RispondiEliminaEdda Conte.
Nell'eterno divenire e nel mistero che ci coinvolge tutti, è delle Anime sensibili e generose cogliere l'afflato universale che unisce tutte le creature. Perdersi in esse non è davvero perdersi, bensì compiere in momenti altri, in un tempo senza tempo, la ricerca dell'altro da sé, categoria che appartiene agli esseri viventi, non certo a chi , privo della materia, anela a ricongiungersi con il tutto che ancora -in questa vita- chiamiamo acqua e terra e aria e fuoco,ma è in quel tutto che, oltre agli elementi citati, ci sarà quel che è di noi, forse per sempre. Sicché basterà cogliere il fremito della natura per "illudersi" di ascoltare voci note, più che ripercorrere le orme del passato. Sarà allora che abdicheremo alla nostra identità, al nostro segmento di vita in nome di un Tutto universale. Lirica che denota profondità di pensiero e coraggio, il coraggio di accettarsi mortali, di concepire insieme la dualità vita-morte come parte di un unico destino. Adriana Pedicini
RispondiEliminaGrazie agli amici che hanno voluto dare un senso a questo mio divagare fra cielo e terra: a Serenella, a Maurizio, a Francesco, a Pasqualino, a Franco, a Pasquale,a Emma, a Edda, a Adriana.
RispondiEliminaUn abbraccio dal vostro
Nazario
Smarrirsi, perdendosi in se stessi per aprirsi all'altro...agli altri....come se il dono della vita diventasse fluido in quel tramonto - dove l'aria si fonde - di certo è malinconico pensare alla vita, al tramonto della vita ma, interpreto il paesaggio interiore del poeta Nazzario come un perdersi per ritrovarsi nei luoghi della natura, come sostiene ALDEBARAN sono una lettura, una rivelazione di un noi (non solo per se stessi) ....molto bella! Binda Miriam
RispondiEliminaGrazie Miriam per il tuo commento carico di sensibilità interpretativa, cosa che uno si aspetta da una grande poetessa.
RispondiEliminaNazario