Leggere i racconti di Edda Conte significa tuffarci in un
mondo quasi fiabesco sia per il fascino dei contenuti che per l’armonia e la
fluidità del linguismo: un mondo redento dalle aporie del quotidiano; ripulito
dal dolore; un mondo che raggiunge tale magia partendo dalla metaforicità del
vissuto, dove bene e male, luce e buio, si fondono in un simbiotico mélange che
sa d’amore, di purezza, di innocenza, di generosità umana. Ed è il dolore, lo
spleen, la sofferenza dell’esistere a richiedere un tappeto di velluto su cui
far scorrere il memoriale spesso fattore di inquietudini e mancanze. In questo
caso il fiume si fa metafora di una catarsi epifanica; di una ascensione verso
il bello; verso la totalità del creato a cui ambisce l’uomo cosciente delle sue
ristrettezze vicissitudinali. Un fiume, quindi, in cui Memo ri-trova se stesso,
la sua straordinaria essenza, la sua simbologia di luce e di vita rinnovata, e
si tuffa nelle sue acque come Saffo, dalla rupe di Lèucade, nel mare della
dimenticanza per ovviare alle pene d’amore. Alla fine l’armonia è raggiunta,
oltre all’immensità degli orizzonti imperscrutabili del mare, l’isola si trova
ad ospitare quel fiume, oggettivamente più a dimensione umana, in cui torna a
dominare l’innocenza nella veste di bambini che vi possono sguazzare e giocare.
Nazario
Pardini
1
C'è un fiume. Un fiume che scorre lento lento. Un fiume senza colore, senza
rumore....dell'acqua non ha né il
colore né la trasparenza né la densità.
A vederlo così immobile, sempre uguale.....mah!.
Le piogge non lo
ingrossano, i venti non lo increspano, non è soggetto né a piene né a secche.
Non ci sono pesci, non c'è barca che lo
navighi , non c'è un ponte che lo
attraversi. Quel fiume sembra che non
abbia né origine né sbocco.
Nessuno osa
bagnarvisi o perfino passeggiare sui suoi argini, e lui continua ad
essere....quello che sembra : un fiume . Ma un fiume anomalo, inutile, una
manifestazione della Natura insolita, unica, misteriosa.
C'è chi lo paragona alla vita, una vita spenta, dicono. Una
vita che ha lasciato un ricordo di sé, forse.
Ma perché lasciare un ricordo che sa di morte? Un ricordo
che suscita sospetto, dubbi, paure...
Per molto tempo lo
strano fiume è motivo di chiacchiera, che poi finisce nel nulla per mancanza di
argomento, come accade sempre quando la cosa di cui si parla non interessa
veramente. Così quel fiume , da tutti dimenticato , prende il nome di Fiume
della Dimenticanza , e come tale continua a viversi nella sua non -vita.
Un giorno compare
sull'isola un uomo particolare : una figura alta più del normale, un po' curva,
con enormi orecchie e una lunga barba candida e folta che gli copre tutto il
viso, lasciando vedere soltanto due
occhi nerissimi e lucenti.
Uno sguardo non
certo da vecchio, come a prima vista
potrebbe sembrare.
Gli isolani, sempre schivi ma in fondo curiosi, si mettono
ad osservarlo, chiedendosi chi è, che cosa è venuto a fare e dove andrà ad abitare.
Ma dopo la prima apparizione , passano i giorni e dello
strano individuo non si ha notizia. C'è
chi dice di averlo visto alla baia del Faro, seduto sulla roccia del
Delfino, e chi sostiene di averlo visto
più volte correre sull'argine del Fiume,
sempre alla prima luce del giorno.
Dicerie . Lo
straniero sembra essersi dissolto nel
nulla.
Ma l'accostamento,
sebbene appena accennato, del suo nome con il
Fiume, proprio quel fiume che in definitiva tutti vorrebbero ignorare,
ha innescato la punta di un sospetto.
Perché l'uomo dalla lunga barba , quel vecchio-non vecchio è scomparso?
Eppure l'isola è piccola!
..................
Un giorno, proprio
nell'ora centrale della giornata, quando tutti sono fuori casa a
passeggiare,, accade il fatto straordinario che nessuno dimenticherà più.
Sotto gli occhi dei passanti l'uomo dalla lunga barba si immerge lentamente nel Fiume della Dimenticanza.
Un ah ! di stupore
misto a orrore si blocca sul viso degli isolani presenti...
L'uomo non emerge più.
Il Fiume non si è
mosso, l'acqua ferma, immota e
misteriosa sembra che l'abbia inghiottito senza un sospiro.
Molte persone, curiose o preoccupate, si fermano e
aspettano, senza fare commenti, ma con
il terrore dipinto in faccia..
Passano le ore,
viene la sera. Il buio aumenta il senso di mistero che sale dal Fiume.
Il Fiume ora appare come un nastro nero.
La gente si ritira e chiude ben bene porte e finestre..
Domani non mancheranno commenti su commenti...ciascuno
vuole dire la propria opinione sullo strano accaduto.
C'è ancora chi spera di
vedere ricomparire il vecchio, ma la voce comune è " lo abbiamo
sempre detto che quello è un fiume stregato".
2
L'uomo misterioso dalla lunga barba bianca e dalle grandi
orecchie ha nome Memo, così per scherno è conosciuto , perché non ha memoria ,
e di conseguenza non ricorda neppure come si chiama.
Si racconta che
Memo, da giovinetto, fu colpito da un fulmine mentre usciva dall'acqua del
mare, e da allora è smemorato.. Però la grande energia del fulmine se anche gli
ha tolto la memoria gli ha dato in cambio un grande potere: udire i rumori
i suoni le parole , a distanze illimitate.
La vita per Memo è diventata molto pesante, si accorge di non avere un
attimo di quiete, e con ciò ogni giorno di più si fa nemico del mondo.
- Il Fiume della Dimenticanza fa al caso mio, pensa Memo, e
decide di andare sull'isola per saperne di più.
Ma all'isola scopre
per prima cosa la curiosità e i
commenti degli abitanti , che non sono affatto amichevoli . Troverà
da solo che cosa si nasconde dietro l'anomalia di quel corso d'acqua.
Prende a camminare sugli argini, osserva la stranezza del
Fiume, comincia a parlargli, a dimostrargli attenzione e simpatia. Niente.
Il Fiume della Dimenticanza è forse smemorato come lui, non ha parole, non ha
suoni perché non ha ricordi. Insomma è morto.
Finché un mattino, mentre un raggio del sole nascente
strappa scintille lungo la riva, Memo dalle grandi orecchie percepisce un suono
lontano, una specie di mormorio che un
fragore confuso immediatamente ricopre.
Memo si mette in ascolto e infine prende la sua decisione.
Quel giorno davanti a tutti si immergerà nel Fiume della Dimenticanza.
...............
3
E' un attimo. Un tempo al di fuori del Tempo. Poi il Grande
Silenzio, lo sconosciuto silenzio..
Memo è dentro il
Fiume. Ora è il Fiume stesso, con la
sua morte e la sua vita.
Non ha ricordi, è
tutt'uno con la smemoratezza del Fiume.
Ma Memo conserva intatte tutte le altre sue umane capacità
sensoriali. Le sensazioni nell'attimo in cui è penetrato nel corpo del Fiume si
sono potenziate, come se la Natura stessa volesse ricompensarlo di un atto
nuovo e grandioso.
Ora Memo percepisce
il Tutto, privo della memoria ha però l'innocenza dell'attimo primo in cui si
aprono gli occhi sul mondo.
Il suo corpo è trasportato
da forze misteriose ... ha la
visione di tutta la bellezza che il Fiume non conosce più.
In quel momento Memo
non è più Memo, ma è ormai colore albero
fiore uccello aria profumo...
Bellezza pura.
I sensi, tutti i sensi, trasmettono alla mente l'idea della
Felicità.
Attimo irripetibile.
Ma è tutto come un battito di ciglia, e la memoria torna
improvvisa con tutto il corredo del Tempo vissuto.
Poi il Grande Vuoto
lo avvolge, il Fiume gli è nemico e
vuole vendicarsi di torti subiti. Il Fiume della Dimenticanza tenta di
serrargli gli occhi e la bocca, vuole distruggere tutto di lui, insieme con la
memoria.
Il Silenzio non è più quiete, è terrore....
Memo non si arrende, lotta con tutte le forze che gli
restano, confida nel Potere delle sue
grandi orecchie che raccolgono tutti i suoni i rumori le voci a distanze
illimitate.. E la Conoscenza arriva a
colmare il vuoto del Silenzio.
Dalle Grandi
Lontananze gli giungono armonie di conchiglie che l'onda trasporta sulla
sabbia...giunge il rumore del risonante mare, le voci nel sole...
E' questo il momento che annunzia un fragore di acque
limpide che sgorgano dalla terra ...e scorrono , scorrono e si ingrossano....si
fanno fiume...
Memo è salvo.
Nella forza dell'acqua che scorre è avvenuta una catarsi.
.............
Epilogo
Sull'isola non c'è più solo il mare, oggi c'è anche un
fiume, che scorre tranquillo fino al
mare. Un fiume dalle acque limpide anche se non copiose, un fiume che non
inaridisce neppure in piena estate.
I bambini ci sguazzano e giocano felici senza correre alcun
pericolo...
Gli abitanti dell'isola l'hanno chiamato Memo.
Edda Conte
Quanta verità, in quest'autentico trionfo della fantasia e dell'immaginazione e nella metaforizzazione di un'esperienza umana quasi primordiale!
RispondiEliminaPasquale Balestriere
Finché ci saranno lettori come Pardini e Balestriere che partecipano nel pensiero a quanto scrivo e sento non mi sentirò mai sola nel mondo della fantasia creativa.
EliminaGrazie. Edda.