domenica 10 settembre 2017

N. PARDINI LEGGE: "CANTI" DI CRESCENZO DE LUCA

Mentre il mare s'infrange sulle sponde

Mentre il mare s'infrange sulle sponde
di scogli a ridosso di una spiaggia,
ed il dolce fruscio delle onde
accompagna un uomo che viaggia,
e il vento che passa libero tra le persone
come un rapido attimo sonoro,
ed il gentil respiro della vegetazione
che del paesaggio ne fa decoro,
il tempo scorre lento; ed incessantemente
le epoche cambiano di volta in volta,
senza che qualcuno se ne accorga realmente,
- e a cui non danno importanza molta - :
ognuno boriosamente in attesa
di terminare la vita intrapresa

Il viaggio umano, il mare, il vento libero, la natura con tutto il suo simbolismo cromatico, lo scorrere del tempo a dispetto della insipienza umana, il redde rationem, l’ultimazione di un corso di inutili e vacue borie, la guerra… Tanti elementi che il poeta riprende in vario modo, il più delle volte  con composizioni ispirate per assonanze e rime alla nostra tradizione letteraria. Forse una ricerca verbale più attenta e più consona alla pluralità ispirativa darebbe maggiore concretezza alle emozioni. Anche la troppa semplicità può essere improduttiva. E’ apprezzabile il processo meditativo che, a volte leopardiano, a volte montaliano, altre moderno e altre piuttosto arcaico, denota un’anima ricca di input emotivi e di travagli esistenziali di un certo interesse  trasversale; di una certa captatio per una poesia varia, articolata, in cui il verso, con tutta la sua polimetrica andatura, è alla ricerca di un assestamento formale che eguagli le molteplici meditazioni. I temi toccati sono tanti: la solitudine, il memoriale, il ruit hora, eros e thanatos, l’omosessualità, la caducità del vivere, l’ossimorica conflittualità della vicenda umana…

Giunta poi l'ora d'ultimi sospiri,
egli allor, rimembrando tempi azzurri,
ode Verità: e sa, affinché comprenda
quanto vita d'uomo ad un filo tenda;
l'umano ignora, nei suoi sospiri,
quanto Natura verità sussurri.


 Insomma tutte quelle questioni che fanno dell’uomo un essere sperduto in un mondo di tristezza e di mistero; di ricerca e di inserimento in una società che spesso lo vede isolato. D’altronde si sa che  l’inquietudine dell’esistere deriva proprio dal fatto di porci domande il più delle volte irrisolvibili. E il poeta sembra rivolgere lo sguardo ad una verità che va oltre le  forze umane; oltre gli orizzonti che delimitano le nostre possibilità terrene.

Dov'è celato il senso della vita?
Nescio, e m'angoscia.

La natura è contemplata in tutto il suo polisemico senso di rinascita e di morte; di bellezza e distruzione; l’uomo non ha rispetto alcuno, dacché essa, Madre Antica, dovrebbe essere guida e simbolo di vita e poesia; di amore e suggestione ispirativa.

Ora lento s'erge il sole e s'eleva,
c on lui la gente; quanto rumore!
Lo spettacolo che si dipingeva
sfuma in un assordante fragore.
È ancora l'uomo che ti distrugge,
o Natura. E nel tuo grembo aspetta
un ausilio a tutti i suoi affanni.
Ma imperterriti scorrono gli anni.
Quieta è la Notte a chi la rispetta,
orrida morte a chi l'odia e fugge.

Mentre ognuno consuma il proprio tempo, la propria festa, nella spasmodica paura di una sera che scende irrevocabilmente a segnare l’inizio della notte.

Ognuno spende la propria Domenica
come una lunga fiera,
mentre la paura spasmodica
attende il calar della sera.

Forse una espressione sbrigliata da imposizioni di natura prosodica, libera da vincoli di rime o altro, otterrebbe risultatati più spontanei e naturali; il messaggio arriverebbe più schietto e sincero, e non confuso, come spesso appare, per sottostare a tali regole. Ciò non toglie che non ci contamini, in certi momenti di maggiore liricità, la foga di un’anima volta a una ricerca esistenziale che il poeta affronta nella speranza di conoscere se stesso attraverso l’amore e la brama dell’infinito.

Vagone di pensieri

Mi chiedono come io non m'innamori
più come un tempo, ingenuo e genuino
ch'ero: guardando lontano un giardino
amavo il verde e il profumo dei fiori.
Ma scrutando da vicino quei colori
ho sofferto come fossi un bambino.
L'Esperienza mi ha mostrato da vicino
l'illusione degli aspetti esteriori.
Tornerò ad amare una fanciulla
quando ella mi toccherà come Arte,
come un quadro di posti sconosciuti,
quando non avrà da chiedere nulla;
e allora io continuerò la mia parte,
scrivendo questi versi sconosciuti.

L’impiego frequente di apocopi o di arcaici usi (l'ammirar, ritornar, allor, nutrir, esser, speme, calar…) dà un senso d’antan alla poesia,  rendendola poco attuale e desueta. Certi versi  appaiono più vicini ad  un dire prosastico; un controllo di tali estensioni darebbe più armonia e compattezza. Spesso la ricerca affannata della rima tradisce il rispetto morfosintattico dell’insieme.

Nazario Pardini


DAL TESTO


Mentre il mare s'infrange sulle sponde

Mentre il mare s'infrange sulle sponde
di scogli a ridosso di una spiaggia,
ed il dolce fruscio delle onde
accompagna un uomo che viaggia,
e il vento che passa libero tra le persone
come un rapido attimo sonoro,
ed il gentil respiro della vegetazione
che del paesaggio ne fa decoro,
il tempo scorre lento; ed incessantemente
le epoche cambiano di volta in volta,
senza che qualcuno se ne accorga realmente,
- e a cui non danno importanza molta - : 
ognuno boriosamente in attesa
di terminare la vita intrapresa.


Canto d'uomo

Ogni uomo, nell'incoscienza vitale,
si nutre e si cura tutto d'affanni
e seco li porta, durante gli anni
d'età fiorente, fiorita e fatale.
Talvolta volge al luogo naturale
-dov'egli ha conosciuto gioie e danni –
Continui dubbi, e racconta d'inganni
che hanno pesato il suo tempo mortale.
Giunta poi l'ora d'ultimi sospiri,
egli allor, rimembrando tempi azzurri,
ode Verità: e sa, affinché comprenda
quanto vita d'uomo ad un filo tenda;
l'umano ignora, nei suoi sospiri,
quanto Natura verità sussurri.


Poeta

Muoversi fra la gente e per le strade,
udire in lontananza parole
che fuggono e tornano, come il sole;
ammirare la città che decade.
Caduto l'amore nell'uomo, cade
Quel piacere di nutrir la prole;
e l'ammirar girasoli e viole
vien oscurato dalle sguainate spade.
E chi tenta ancora di far poesia,
come me, trova tutta la bellezza
in un cosmo che nel caos si perde:
come una tartaruga in aperto verde,
stesa contro il cielo, nella certezza
di non ritornar. Oh, che dolce agonia!


Nescio

Dov'è celato il senso della vita?
Nescio, e m'angoscia.
Quando cerco risposte, lascio spazio
alla poesia, fin che non ne son sazio
(mi culla e coccola quel dolce suono
dei versi, che m'accoglie come sono).
Vago sull'orme del tempo invidioso:
quasi come una donna sconosciuta,
fugge da chi lo cerca; giunge ozioso
il nulla eterno, e la vita è perduta!
Oggi colgo, con sguardo desideroso,
che la Natura è muta, e muta.


Grande Madre

Oggi la luce solare mi dèsta:
quieta cognizione della vita;
l'Alba, che giunge prima della festa,
tace: tela dipinta indefinita.
Ora lento s'erge il sole e s'eleva,
c on lui la gente; quanto rumore!
Lo spettacolo che si dipingeva
sfuma in un assordante fragore.
È ancora l'uomo che ti distrugge,
o Natura. E nel tuo grembo aspetta
un ausilio a tutti i suoi affanni.
Ma imperterriti scorrono gli anni.
Quieta è la Notte a chi la rispetta,
orrida morte a chi l'odia e fugge.


Giovenil canto

Vagabondo di gente in gente, perso
in me stesso, nella musica, errante
in città, ma della Terra abitante:
ho coscienza di non esser diverso.
Son un fanciullino, nell'età immerso
più giovane e spensierata, sognante
d'un mondo nuovo, d’una idea vagante
che ammira il mare, l'uomo, l'universo.
Quando mi chiedono del mio futuro,
sono solito sorridere, innocente,
ad un dubbio che mi dà sicurezza:
quando sarò io a porlo con tristezza,
quel mio futuro, vecchio conoscente,
l'avrò negli occhi come un ermo muro.


Guerra

Altro non scorgo nella tua guerra
che navi armate, giunte sin dal porto,
ove io ai tuoi fratelli caduti porto
fiori, compagni di nostra terra,
o Uomo! che combatti nella serra
che t'accudisce e ti cresce; nell'orto
che ti fa germogliar; e nel conforto
suo, fai scherno della tua speme in Terra.
Stare in mezzo a questa gente,
che patisce e subisce le lotte,
mi tocca nel profondo, e piango;
il sole e la pioggia battono sul fango.
Lì un fiore, solo, vive giorno e notte
-è il mio pensiero, inerme – umilmente.


Domenica

Ognuno spende la propria Domenica
come una lunga fiera,
mentre la paura spasmodica
attende il calar della sera.


Segreto antico

Negli spruzzi e nei fuggenti istanti
di tempo, che occupano il pensier mio,
mi abbandono al suono delle ondeggianti
fantasie: fresco e dolce cigolio.
La meraviglia mia va ai cotanti
luoghi che la mente visita: l'addio
al mondo reale ci rende amanti
d'un mondo nuovo, che crediamo di “Dio”.
Ma questa notte, il sonno m'è nemico.
E solo in questa soave dimensione,
posso udire le parole del vento:
leggero e sublime, per un momento,
vagabondo nell'umana regione
dove (ancora) giace il segreto antico.


Humanitas

“Oh cielo, caro, ma chi son quei due
uomini che sembrano amarsi, tanto
da indurmi a vomitare per ambedue?
Guardali seduti, lì, l'un accanto
all'altro: son dello stesso sesso!
Oh, tutto ciò rende il mio cuore affranto.”
“Oh, mia cara, non di certo è permesso
un tale schifo fra tutta noi gente
che dell'intero quartiere è in possesso!
Lo scambiarsi baci teneramente,
ignorando l'intero mondo esterno,
abbracciati col corpo e con la mente,
sembra esserci totalmente di scherno!
Oh, non andranno via molto lontano:
è una vergogna per questo governo!”
Mentre questi apostrofavano, mano
Per mano i due giovani innamorati
s'amavano; con gli occhi, sempre, piano.
Con sguardo furioso, i due titolati
presero a marciare in direzione
d'Amor che non ha confini marcati;
ma, con sorriso di pace, un barbone
giunse e disse loro, girando in tondo:
“Signori, amor è amor! Non c'è ragione
di giudicar; viviamo in un sol mondo

(…)

Crescenzo De Luca –
Breve nota biografica

Nato a Napoli il 18 Aprile 1997, trascorre la sua infanzia tra Casoria (NA) e Afragola (NA). Nell'estate del 2007 si trasferisce con la famiglia a Nichelino (TO) e vi rimane per solo due anni. Tornato a Napoli, i genitori si separano. Termina gli studi liceali al Liceo Scientifico Gandhi di Casoria con 98/100. Attualmente studia Lettere Moderne presso l'Università Federico II.



2 commenti:

  1. C'è ancora molto da lavorare, apocopi, arcaismi, metrica che spesso zoppica. Però, nel mondo della poesia, c'è di peggio. Lei è molto giovane, cerchi di ovviare a questi suoi difetti magari con l'aiuto di qualche suo professore e potrà raggiungere notevoli traguardi. Il Liceo scientifico è diventato un contenitore polivalente che spesso trascura lo studio della poesia. Legga poeti con la metrica, dato che mostra una propensione per questa, ma abbandoni assolutamente un "nescio" anche se un "non so" le può sconvolgere tutta l'accentazione del verso. E buona fortuna!

    Carla Baroni

    RispondiElimina
  2. Grazie per queste critiche che sono per me vitali.
    Lavorerò.
    Rinnovo un ringraziamento speciale al prof. Pardini.

    Crescenzo De Luca

    RispondiElimina