POESIE INEDITE
Primo classificato Enzo
Bacca
Umido
un fremito, dita chiuse a pigna, il brusio delle madri, veli scuri, vetri
appannati d’alito, occhi senza speranza, il collo ligneo di Bianka, il sigillo
viola della sconfitta, il prete, le tenebre, l’ultima prece di pietà: tanti
sigilli che nella loro continuità ora aggressiva, ora morbida, ora terminale,
ora vicissitudinale, si fanno corpo e anima di una storia umanamente disumana.
Il verbo, con la sua intensità epigrammatica, fuoriesce da un contenitore di
convulsioni meditativo-esplorative di grande intensità visiva. Non pochi i
riferimenti oggettivi a dare valenza rappresentativa; a farsi contorni
oggettivanti di un percorso dai risvolti tenebrosi ma anche naturali secondo le
aspettative della vita. L’Autore, con forza ontologica, spinto da un fatto di
reale consistenza, lascia ben poco all’immaginazione. Tutto scorre verso un
finale da redde rationem, da ultimazione vitale. E sono le levate iperboliche,
le violenze sintattiche, le iuncturae creative a dare energia e risonanza poetica
ad un insieme che scorre su una equivalenza fra significato e significante; fra
allusioni, e fattive intrusioni emotive. Il finale con la sua metaforicità,
colla sua potenza simbolica, lascia alle figure di panica consistenza il
compito di confessare solitudini, visionari abbandoni; presenze evocatrici di
memoriali inquietanti; di stagioni che ancora non vedono il candore della neve:
Anche l’allodola, domani
lascerà la grondaia.
Fuori, ancora non fiocca.
Nazario Pardini
Il
velo di Bianka
nel
telefono senza fili
delle
sedie allineate,
dita
chiuse a pigna
arrossano
composte ginocchia.
Il
brusio delle madri: mantra lamentoso.
Veli
scuri nascondono ciocche
vetri
appannati d’alito,
occhi
senza speranza.
L’organza
chiara sulle membra ferme
trapunta
il soffitto disegnato dall’ombra,
il
tulle di sposa illumina la bicocca.
Sul
collo ligneo di Bianka, (tra le anche)
il
sigillo viola della sconfitta.
Quanti
grani di rosario
all’alba
della nuova pazienza
sfileranno
il laccio
danzando
sull’ardesia?
(Il
silenzio pullula di maschere).
Né il
liquore d’albicocca
delizierà
il palato
allo
scoccare dell’ultima ora.
Il
profumo di lacca ristagnata
copre
l’essenza di lavanda
i
grani bruciati d’incenso,
le
bocche cucite come cerniera.
Il
prete, nella piatta della stanza
officerà
le tenebre alla controra
nell’ultima
prece di pietà.
Anche
l’allodola, domani
lascerà
la grondaia.
Fuori,
ancora non fiocca.
Che dire! Poesia suggestiva, intensa, ritmicamente perfetta e capace di colorare la tela dell'immaginario con colori definiti, pieni di melanconica tristezza. La struttura di questa lirica è armoniosa, capace di regalare suggestioni uniche e strettamente connesse, "isotopica". La giusta poesia per primeggiare nell'ambito di un Premio Letterario di grande prestigio. Complimenti Enzo Bacca
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