Canto
Navajo
Claudio Fiorentini, collaboratore di Lèucade |
Non
avvicinarti alla mia tomba piangendo
Non ci
sono, non dormo lì
Io
sono come mille venti che soffiano
Io
sono come un diamante sulla neve, splendente.
Io
sono la luce del sole sul grano dorato
Io
sono la pioggia gentile attesa in autunno
Quando
ti svegli la calma mattina
Sono
il canto di uno stormo di uccelli
Io
sono anche le stelle che brillano
Mentre
la notte cade sulla tua finestra
Perciò
non avvicinarti alla mia tomba piangendo
Non ci
sono, io non sono morto.
Grazie Claudio. Ho perso in due anni entrambi i genitori e - non mi vergogno a dirlo - non sono andato più, dopo la loro sepoltura, nemmeno una volta al cimitero. Non se n'abbiano i benpensanti ma in quei luoghi non c'è nessuno.
RispondiEliminaPerché, quindi, dovrei avvicinarmi alla tomba piangendo, è questo che loro vorrebbero?
Non sono morti - come dice il pellerossa - ed io gli credo:
credo a chi si sente vivere nella terra, nel cielo, nel vento, nelle stelle, nella neve, nel grano, nel canto degli uccelli.
Sandro Angelucci
Ti ringrazio Claudio per questa ventata di ossigeno puro. Conoscevo questo canto navajo, ma rileggerlo mi ha dato brividi di verità e di saggezza purtroppo dimenticate. Soltanto i "selvaggi" (quelli di un tempo come quelli di sempre) hanno genuina contezza della vita immortale.
RispondiEliminaFranco Campegiani