sabato 2 febbraio 2019

NAZARIO P. LEGGE: "IL VECCHIO E LE NUVOLE" DI G. RESCIGNO


Gianni Rescigno: IL VECCHIO E LE NUVOLE. Bstogi Libri. Roma. 2019

Iniziare dai primi palpiti analitici (vera poesia) della prefazione della Caracciolo significa andare nel cuore della  poetica di Gianni Rescigno: “Non si riserva sorprese o impensate novità questa postuma raccolta di liriche di Gianni Rescigno. Si ravvisa ovunque la sua inconfondibile stoffa poetica, proprio come se entrassimo in un giardino ricco di fiori rari, che amiamo e coltiviamo da tempo, e siamo felici di ritrovarli, ognuno nella sua aiuola, perché  il piacere di contemplarli è sempre uguale a quello della prima volta, se non pure superiore, perché ora conosciamo di ciascuno di essi ogni petalo e ogni foglia...”, una pennellata di sana e acuta  metaforicità che dice tanto dell’indirizzo ispirativo di Gianni. Ho avuto occasione di dialogare telefonicamente centinaia di volte con lui, di scrivere recensioni e saggi; ultimamente mi aveva chiesto di trattare l’aspetto religioso della sua poesia; ne avevamo parlato a lungo sempre per telefono. Poi, quasi per concretizzare tutto l’affetto che nutriva verso di me, mi aveva dedicato una poesia che ho pubblicato nel libro I canti dell’assenza, 2015 e che qui riporto:

Miti di ieri
a Nazario

Miti di ieri
avventure di oggi
cantano le tue parole;
e sempre odo musica,
vedo cieli,
acqua che scorre
e silenzi che sprofondano
tra il finire e il cominciare.
La tua storia, la mia,
quella dei viandanti di allora
camminano insieme,
portano sogni nelle mani,
attendono che il vento
soffi e tutto spenga.

(Gianni Rescigno, 05/11/2013)

Momenti di grande lirismo i suoi, dedicati alla vita, alla donna amata, alla fede, alla natura... É nel dolore, o meglio, nel dolore rivissuto, che si generano le condizioni dei ritorni e degli abbracci, degli impulsi umanamente più caldi per una poesia che arriva con estrema generosità. E forse è proprio questo mondo immaginifico di sogni, e slanci onirici a creare una storia nuova, fattasi presente. Sì!, perché il sogno è vita, e la vita è sogno. Rifugiarsi in certi angoli. Riposare l’anima in alcove edeniche di grande rendimento umano ed ultra/umano, qui, è motivo di una poesia ricca di un patema che si confessa con giusta misura senza scadere in lamentatio “degenerative”.
Una luce che equivale a realtà implacabili che sopraggiungono a tradire voli impossibilmente possibili. Sì!, c’è questa dualità nella poesia del Nostro, che la rende nuova: da una parte la realtà, dall’altra spazi traboccanti di rievocazioni oniriche.
Ed è la solitudine ad accompagnare il poeta nel suo percorso terreno e poetico. Quella solitudine/raccoglimento che non è mai fine a se stessa, ma che porta tutto l’amore che non hai mai avuto.
D’altronde dobbiamo vivere e pensare nel tempo e con il tempo. E misurarci tristemente con la sua sproporzionata dimensione. Con le sue ore. Ma sono le ore che non si contano a determinare un’eternità in cui saremo spersi, per il poeta. Proprio su quelle ore resta a meditare. Sì, perché a noi mortali sfugge il senso di quel sempre il cui presente non ci è concesso afferrare. La nostra mente non possiede la facoltà di recepirlo: è precario e inconsistente; è fugace come il nostro esistere. Ma la speranza esiste. C’è, non è chiusa nel vaso di Pandora; è a lei che si affida il Nostro, pur aggrappando il tutto alla memoria o ad un sogno, incognito e a volte doloroso. E anche se la morte è lì, fra le onde del mare, sempre in agguato e se ci avviciniamo all’azzurro è più facile rivelare le proprie debolezze ed è più semplice allargare il cuore e piangere. É così che Rescigno riesce a staccarsi dai dolori della vita. Dal terreno. Portandosi dietro, però, in un viaggio verso il cielo, le cose più preziose del suo mondo. E vola con nell’anima Dio, l’impronta dell’amore, e con negli occhi il mare.

<<Partirò con un pugno
di terra in tasca
e il mare negli occhi.
Lì non hanno terra i campi
e sono senz’acqua i mari.>>
(Il mare negli occhi. Pp. 82).

<<L’anima: terra di domani.
Soltanto il vomere di Dio la solca.>>
(Il vomere di Dio. Pp. 83).

Nazario Pardini



6 commenti:

  1. Questo libro che recentemente mi è giunto, mi pare una summa della poesia di Gianni Rescigno, giacché tutta la contiene, almeno nei suoi aspetti caratterizzanti.
    Per ricordare il caro Gianni, riporto di seguito alcuni stralci di ciò che scrissi alcuni anni fa, recensendo un suo libro. Ricordo ancora la sua commossa ed entusiastica gratitudine.
    "Leggo Rescigno e penso a Saba. Hanno in comune un aspetto di scrittura che è l’adozione di quelle che G. Debenedetti chiama “parole senza storia”, lessico quotidiano per celebrare la quotidianità, che è il mondo a cui si ispira l’arte del Nostro, sui versanti della memoria, degli affetti e della natura. Ma attenzione! Le “parole senza storia” del linguaggio giornaliero sono qui liberate dalle incrostazioni e dall’ovvietà dell’uso comune e ricollocate nel ruolo primigenio di significanti essenziali, solidi, reali. Restituite alla loro purezza. Perché Rescigno ha scelto di recuperare il senso più vivo e vero della vita attraverso parole vive e vere. E qui sta l’eccezionalità dell’impresa.
    Nessuno creda però che questa ricerca di verità e di semplicità implichi nel poeta di Santa Maria di Castellabate la totale rinuncia del linguaggio figurato, del quale solo uno sprovveduto potrebbe osteggiare in toto e a priori l’impiego: cosa che, invece, oggi purtroppo accade. Prendiamo ad esempio il caso della metafora, colpevolizzata e condannata fuor di misura solo perché nel corso dei secoli ne è stato fatto uso e abuso. Più logico mi pare che, invece della metafora, occorra mettere alla gogna i poetastri che se ne sono serviti senza discernimento e ritegno, giacché essa è solo uno degli strumenti a disposizione del poietès che canta in versi la vita. E va usata, come qualsiasi segmento dell’universo della retorica, non a titolo gratuito o come orpello più o meno allettante, ma per pura necessità creativa, quando cioè essa serve per incarnare appieno il fantasma poetico. Proprio come accade in Rescigno, poeta che sa bene il senso della misura e la bellezza dell’armonia ( ...)
    Se c’è dolore nella poesia di Rescigno (e come potrebbe mancare nella vita di un uomo?) si legge, al più, in note di tristezza, a tal punto esso è composto e rattenuto. E ciò perché la voce poetante è in totale saggio accordo con la vita, la cui concezione mi pare sia ispirata a tre capisaldi della dottrina cristiana: fede, speranza, carità; e stimo che il loro significato vada ben oltre l’ambito puramente spirituale, trovando linfa e nutrimento in un’ampia e sofferta umanità.
    La poesia di Rescigno è “necessaria” per un duplice aspetto: perché è un’esigenza ineluttabile dello spirito del suo autore; e perché nel manifestarsi si serve del tratto di penna davvero indispensabile a significare il lampo creativo, nulla di più. Poesia rastremata, dunque, votata all’essenzialità espressiva ma, prima ancora, impulso intenso che prorompe dall’interiorità e reclama spazio vitale. Tutto questo in versi soffusi di dolcezza e di amore, di realtà e di memorie e, infine, del fascino avvolgente della poesia di un uomo innamorato della vita."
    Caro, grande Gianni, sempre vivo nel ricordo!
    Pasquale Balestriere





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  2. Sto aspettando con grande curiosità questo testo dell'ultima produzione poetica di Gianni Rescigno. So che mi è stato spedito e non vedo l'ora di potermi immergere nella rigenerante lettura di quella che considero una delle voci poetiche più significative della contemporaneità. Ho detto e sottolineo "contemporaneità", ben sapendo che in poesia si può essere contemporanei in tanti modi diversi, purché si tenga a mente quella "dualità" tra mondo reale e rievocazione onirica di cui parla Pardini nella sua nota critica, ampiamente confermata da Balestriere nel precedente commento. "Dualità" che non sta per "dualismo conflittuale", ma per quella "relazione armonica" tra realtà sensibili e sovrasensibili di cui da sempre è portatrice la vera poesia, ambasciatrice del pensiero prelogico non ancora caduto nelle astrazioni cosiddette "logiche" del pensiero successivo. Aggiungo che la scissione tra realtà e sogno propugnata dai razionalismi e dagli irrazionalismi del genere più vario, è antipoetica proprio in quanto lontana da ogni sano senso della realtà come da ogni sana visione spirituale della vita. Gianni Rescigno è un maestro di quel realismo vigoroso e doloroso nello stesso tempo dove gli esseri sono materia e pneuma, sangue e spirito, carne e soffio vitale, cellule ed energia. Una miscela di cielo e terra, un incrocio fra verticalità ed orizzontalità, un dialogo tra assoluto e relativo. Un trasalimento dei sensi, un improvviso e costante accorgersi del miracolo della vita.
    Franco Campegiani

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  3. Io ho ricevuto il libro "Il vecchio e le nuvole" e mi è sembrato di tornare bambina e di ricevere un pacco - dono ricco di emozioni. Il titolo è già emozione. Le prefazioni di Franca Alaimo e della cara Marina Caracciolo sono superbe, l'introduzione del mio amico Sandro Angelucci è parte viva del Dono. Egli con la spontaneità che lo contraddistingue racconta le telefonate con il Maestro, così definisce Gianni, e si evince che il suo rapporto con l'Amico è stato... e continua a essere... di un affetto e di una tenerezza che toccano l'anima. Nel corso di una loro telefonata è nata una lirica di Gianni,e basterebbe questo aneddoto per rendere l'idea dell'ispirazione del Poeta. L'introduzione termina con una poesia di Sandro dedicata al Maestro e pulsante come un cuore. Tra l'altro "Credere" è il titolo della prima Raccolta di Gianni e quest'altro elemento rende l'idea di quanto sia stato empatico, assoluto, il rapporto tra i due.
    Franca Alaimo, con cura magistrale, ha scelto le poesie da inserire nella Silloge e le ha divise in capitoli. Leggendo i versi del Maestro ho riflettuto su quanto potesse essere assurdo e ingiusto che egli vivesse la sensazione di marginalità. In un mondo dove il tecnicismo, la ricerca di figure retoriche, di metafore difficili dominano l'arte poetica, le liriche di Gianni Rescigno si elevano altissime e incarnano la purezza del vero lirismo. Non sono poetessa, ma leggo versi da più di trent'anni e credo che scrivere poesia ed essere poesia s'identifichino in Voci come questa.
    "Con le parole morte
    e le parole vive
    piangono i poeti" recita Gianni nella lirica "Con le parole morte" e riassume in tre versi l'infinito universo poetico. Intenso, denso di pathos, vibrante il suo rapporto con la natura, con i sentimenti, con le stagioni della vita. Leggerlo è seguire un sentiero illuminato, che dà il senso di come i versi possano davvero salvare il mondo, se caratterizzati da incontaminata bellezza. E mi piace citare la lirica che dà il titolo alla raccolta:
    "Che pensa il vecchio seduto sul balcone
    se vede le nuvole in cammino
    spinte dal soffio invisibile del vento?"
    Si possono commentare versi così puliti, privi di artifici semantici e così immensi?
    Gianni Rescigno è degno di rappresentare la nostra epoca. Di essere antologizzato e studiato nelle scuole, per far sì che i nostri figli e i nostri nipoti tornino alle radici della bellezza, siano spinti a coltivare i sogni, capiscano il valore del rapporto uomo - natura e si salvino.
    Un dono simile mi ha fatto sentire in pace con la vita. Ringraziare è ben misera cosa.
    Maria Rizzi

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Belli e appassionati i precedenti commenti, e magnifico il discorso di Nazario Pardini, intelligentemente penetrante e insieme colmo di amorosa partecipazione alla bellezza della poesia di Gianni Rescigno. Che potrei dire di più?... Mi fermo qui, essendo stata oltretutto una dei tre prefatori; là, nel mio discorso, ho detto tutto quello che questi versi hanno suggerito alla mia mente e al mio cuore. Il libro è un vero gioiello che si aggiunge - quasi inaspettato - alla lunga collana di perle liriche che il poeta pubblicò in vita, e che per il loro valore non saranno destinate all'oblio e alla polvere del tempo.

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  6. Rileggendo "Il vecchio e le nuvole" mi sovviene un pensiero di Emily Dickinson: "Non esiste un vascello veloce come un libro di poesia capace di portarci in terre lontane". Ebbene, Gianni Rescigno, meraviglioso pittore di paesaggi, in essi ci ha sempre magicamente condotto con la sua poesia, ma ci ha anche spesso trasportato di un balzo in terre ancor più lontane, in favolosi spazi dello spirito.

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