mercoledì 6 maggio 2020

AA. VV. SILLOGE EBOOK: A. GRECO, A. BRUNO, S. ANGELI, F. ALMERIGHI, A. GRAZIANO


Angela Greco, Angelo Bruno, Sergio Angeli, Flavio Almerighi, Alfonso Graziano.


Cinque Autori che, nell’ambito della poesia, messisi assieme per una silloge di estrema attualità, raggiungono traguardi di vero interesse stilistico-emotivo; sintagmatico-contenutistico. L’opera è preceduta da una introduzione che fa, con tutta la sua energia figurativa, da antiporta a poesie di intensa vivacità partecipativa. Il tema è su questa pandemia improvvisa e sconvolgente; e lo spartito si diluisce  in versi ben costruiti; di forma compatta e avvolgente, dove gli Autori non cadono mai nella trappola del mielismo o dello scontato; tutto è controllato con acuta esperienza verbale; mai si scade in deviazioni formali dacché costruzioni ben robuste evitano che le emozioni esondino oltre gli argini. Non è facile affrontare in poesia un argomento tanto attuale senza correre il rischio di cadere nel déja vu. Ogni poeta, con la propria incisiva personalità, evita tale rischio offrendosi al lettore con composizioni convincenti, di calore umano e di esperita riflessione vitale. Il contenuto, oggetto di triste contaminazione per le morti che ne conseguono, per avvenimenti che imprevisti e letali sovvertono la vita creando inquietudine e dolore, trova posto in una  versificazione  reificante stadi d’animo di forte impatto creativo. Dovessi classificare tale tipo di poesia non la inserirei di certo nella corrente minimalistico-prosastica, quella che mira alla spersonalizzazione, alla eliminazione del soggettivismo, dacché qui c’è una partecipazione intensa e attiva; una presa di posizione personale e fattiva che rende il tutto emotivamente acchiappante. 

Nazario Pardini       





cinquantacinque giorni diversi e di versi
di Angela Greco



Cosa rimarrà di questo tempo? E’ una domanda che spesso ci poniamo alla fine di un periodo particolare, quando allunghiamo lo sguardo verso il domani. Il 2020 ci ha consegnato un evento in più per il quale domandarci degli esiti e sul quale riflettere. Il 10 marzo ha avuto inizio un periodo di isolamento, di confinamento entro le mura domestiche, di distanziamento detto ‘sociale’ e di chiusura di ogni attività. Abbiamo vissuto cinquantacinque giorni senza libertà di movimento, di culto, di associazione, senza poter incontrare amici e parenti e con svariate altre limitazioni alle quotidiane abitudini. Un fermo, che, senza temere di esagerare, si può definire ‘biologico’, nell’accezione etimologica del termine: un blocco imposto alla vita quotidiana che, giunti al 3 maggio, ha avuto il suo fisiologico stop (mentre si avvia una fase seconda con minori restrizioni) legato all’andamento della causa che lo ha determinato, un virus di nuova conoscenza per la scienza medica, che ha decretato lo stato di pandemia a livello mondiale e al quel siamo dovuti sottostare, secondo le indicazioni fornite dagli esperti.
Abbiamo vissuto qualcosa, ciascuno nella sua singolarità, ma pensando e agendo in termini di comunità, che ci ha resi partecipi tutti della stessa sorte. Cinquantacinque giorni nei quali, via via che gli esseri umani si diradavano dai luoghi comuni, la Natura ha gentilmente riacquisito i suoi spazi, tornando ad uno stato di fatto, che mai le ultime generazioni avevano visto. Un’antitesi. Da un lato, la società umana ferma e dall’altro, la natura più in movimento del solito. Originali nelle reazioni, ciascuno di noi ha solcato questi cinquantacinque giorni con la propria piccola barca in confronto al mare di incertezza che abbiamo visto - e vediamo soprattutto ora - venirci addosso. E ne abbiamo dette e sentite di ogni sorta, dai balconi e dai mezzi di comunicazione di massa; abbiamo graffiato, sbraitato, silenziato l’istinto, trasgredito e promesso, abbiamo non capito e tentato di comprendere, ma soprattutto, ci siamo ripromessi che alla fine ne saremmo venuti fuori, in qualche modo.

In questo quadro ha trovato posto, con differenti espressioni e modalità, anche la Poesia. Poesia, che, in questo particolare periodo è stata ‘a sangue caldo’ oppure ‘meditata’; poesia, che ha accolto le sensazioni, i silenzi, i sentimenti, le impressioni, le speranze e i timori di noi che questi cinquantacinque giorni li abbiamo vissuti con l’idea di lasciarne una traccia.

FASE 1 (10/03-03/05) è un contributo nato, credendo fermamente che nessuno si salva da solo, dalla mia scelta di alcuni testi poetici di Autori che hanno seguito con la scrittura questa fase di quarantena in maniera giornaliera, meditando e scrivendo con continuità e che ho scelto proprio perché il loro lavoro non è una tantum, ma costante; lavoro e lavorìo di osservazione e ricezione degli accadimenti e, quindi, anche degli avvenimenti esterni / esteriori e interni / intimi di questi ultimi cinquantacinque giorni vissuti in privato. Volutamente ho condiviso metà dei versi che questo e-book presenta, giorno per giorno su Il sasso nello stagno di AnGre, avviando tale condivisione in data 25 aprile e coprendo materialmente l’arco temporale degli ultimi nove giorni di questa cosiddetta “fase uno”, quasi idealmente fosse una novena alla ritrovata e sacra, seppur ancora fortemente limitata, libertà.

Gli Autori, alcuni editi e altri completamente inediti, alcuni di professione scrittori e altri professionisti in differenti settori, gentili e sensibili, che con benevolenza hanno accettato la mia scelta dei loro testi tra tanti e con generosità mi hanno dato la possibilità di condividerli in questa pubblicazione gratuitamente scaricabile dal blog, hanno scritture e stili tra loro molto differenti; accomunati dalla passione per la testimonianza, tutti hanno raccontato nei loro versi qualcosa che può tornare utile al lettore, per meditare, per fermarsi un momento in più con se stessi, per assaporare un silenzio differente da quello che abbiamo ascoltato in questi ultimi giorni, per tornare ad un luogo, quello della Poesia, sempre assolutamente utile per motivi differenti e personali, ma che in questo momento storico è necessario non emarginare, perché domani non si dimentichi l’accaduto odierno.

Una goccia nell’infinito mare di scritture e voci e azioni artistiche perpetrate in questi giorni con ogni mezzo, ma una goccia senza la quale il sapore di questo vissuto non sarebbe lo stesso: questo, vuole essere, questo e-book. Una testimonianza, un tassello nel più grande mosaico di un periodo che, senza dubbi, come con la tempesta di Haruki Murakami, ci ha mutati.
“Non basterà mai nulla, non basterà - annota Angelo Bruno, uno degli autori - parlare della meraviglia delle città vuote o della natura felice, senza parlare anche di chi ha perso i propri cari, di chi si è sentito senza la nobiltà del proprio lavoro, di chi si è inguaiato economicamente, di come discriminazioni sociali ed ingiustizie sono sopravvissute, la solitudine di sempre ... Non basterà nulla, solo tutti e la poesia di tutti.”


    Massafra, 3 maggio 2020




 “[…] Poi, quando la tempesta sarà finita,
probabilmente non saprai neanche tu
come  hai  fatto  ad  attraversarla  e  a
uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche

sicuro se sia finita per davvero. Ma su un
punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito
da quel vento, non sarai lo stesso che vi è
entrato. Sì, questo è il significato di quella
tempesta di sabbia”
  
Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia
(Torino, Einaudi 2008).










ANGELA GRECO






     [Di questo tempo]




Di questo tempo rimarranno le mura,
le ripetizioni che zittiscono i sogni e
una grafia minuta, di chi resta chiuso
in un se stesso sempre poco conosciuto.
Domando che giorno è, il mese lo ricordo,
e un accenno alla notte appena trascorsa;
un cambio d’ora che porta ancora più silenzio,

nella strada inattiva e persino sul campanile

in ritiro dalla sua domenica. Il silenzio, persino lui, lo stesso che fino a ieri bussava timido alle tempie, oggi guarda con occhio differente questo momento.

Di questo tempo rimarrà un ricordo
dai contorni poco noti, ansiolitico, che
annebbia lo sguardo e finanche la penna;
una fotografia sfuocata di volti tutti uguali,
senza volto, la piazza vuota e la torre dell’orologio
stupita. «Manca la bellezza» hai detto, e tutte le scene
aspettano i loro attori, fermi, dietro quinte di paure.
Questo momento ha scoperchiato nuovi vasi di Pandora,
in un occidente di fiato che credeva invincibile. Eppure,

tutti i mali del mondo non sono serviti; questo silenzio
porta con sé tutti i silenzi precedenti e tutto quello che verrà.




8
    [fine pena mai]



     L’inizio è una fotografia, un vetro rotto
sulla norma da cui far passare il giorno.
Graffi sulla notte appena conclusa
(quale notte? tutte le notti la stessa).
Aggrappata alla penna naufrago
in quest’altra mattina di tante altre.
Un respiro più lungo, rivelatore

e a tratti giungono righi e ricordi.
Sono giorni di cospetti sincopati
sempre con la stessa opaca visione.
Questo IO che ho scandagliato
fino all’estrema pazienza di conviverci.
E rendermi conto che
una parte di noi stessi è l’altro.

In attesa di ritrovarci fuori da qui.














9

ANGELO BRUNO












      Il cielo,

“è inguardabile il cielo così bello nell’assopimento di ogni senso”, un cielo nuovo di sole e di vento
asciuga il bucato oggi sui terrazzi e sui balconi di questa via.

Pensili stiamo
sciorinati, sospesi e inquieti,

tra la profondità del cielo e la profondità della terra, lacrime pronte.

Still life/Stilleben.

Vita silente,
rumore di capelli che crescono,
rumore d’erba che cresce,
nelle piazze d’Italia
nemmeno quei due, in fondo alla prospettiva,
nulla.

Città vuote,
il paesaggio senz’uomini

è  una natura morta, un render d’architettura, e natura naturans incessante, e indifferente, -il gioco del mosaico del tabacco-

in riequilibrio vitale continuo.

Nessuno,
nella circostanza d’un’odissea domestica
-disfo la notte le trame del giorno-

il ritorno di ulisse
da controcanti e polifemiche urla,
tutti i nessuno
isolati, frammentati, in centomila.

Splendidi volti sfigurati,
archeologia del contemporaneo,
statue del sopravvivere
in processioni immobili, distanziate e silenziose,
visi dimezzati, senza naso, senza sorriso,
musi inquietanti,

occhi naufraghi,
“mi manca la bellezza”, ti ho già detto,
il canto delle mie muse inquiete
sopra tutto,
il cielo.


Il cielo, ed il cielo infine 17.04.2020














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SERGIO ANGELI















#isolamento _giorno 28




Cerca di non piangere
Ancora
Anima mia
Questa coltre nera abbatterai
Non può esserci tristezza oltre questa nube
Muto intenso cemento
Sembra invalicabile

Grigio grigio freddo come non mai
Queste ali sono solo stanche
Vedrai…
toccheranno nuovi cieli
Disegneranno vortici di colori
tra le nubi di cotone.
Vedrai…
Alzati ora in un battito d'ali
E Tendimi la mano
Andremo via senza più lacrime.







      #isolamento _giorno 41 | sacralità.




Raschio graffio vischiosità di anima
Grido rimbalza sulle pareti
si fissa nel tempo che rimane
Resta poi si muove va via
Io resto qui
Mi vesto di sogni vedo forme in movimento
ne estraggo l'essenza delineo confini

Orizzonti plastici plasmo in questo limbo.
Fermo resto qui adesso
Strappo via anima inquieta
Lascio volare via ogni sensazione.
Limbo di svolta eccolo qui
Tutto si muove prende forma
Santuario sono
Involucro di speranza resto.
















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FLAVIO ALMERIGHI













  


buona giornata




Tutto comincia tardi
da non voler consultare l’ora,
qualche orologio scarico
brilla sul comodino,
mette in risalto amnesie
di giorni e giorni.

Chiedessi il titolo
della canzone, o la forma
del portacenere là vicino
all’atto del mio concepimento,
non saprei dire, a volte
basterebbe un po’ di nebbia.

In attesa del risveglio
la casa è fredda, prova
il recupero della gioia di vivere
in atto estremo, eroico,
complicato dalla scarsa fantasia,
modesto, di amore in sé.






     Appennini da risalire




non ho mai smesso di scrivere
sciocchezze in bilico tra
l’imitazione e il nulla, ottone
d’importazione per candelabri spenti,
non sono pronto a odiare primavere
ed estate, conto le api.
pontefice di ponti bruciati,

alcuni davvero li ho incendiati,
so apparire senza averne voglia
e a diciassette anni scrivevo
benissimo per la gioia di minorenni:
non avete idea
di quanti abbracci umidi e commossi,
quelli stessi di oggi
così lontani, apparenti,
dai bei tempi in cui
la nebbia nascondeva ad arte
gli Appennini da risalire















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ALFONSO GRAZIANO











tranne il dolore e il tuo ghigno
il bicchiere sporco di parole andate a male
e i piatti accumulati sull’orlo del tavolo,
rimango io e i libri in bilico sugli scaffali e la polvere
io e le solitudini incorniciate in primo piano
e le porte senza chiavi che ritmano la tramontana fuori stagione.

tranne gli errori e le virgole sperdute sotto i tappeti le bottiglie da aprire ancora dedicate e i posaceneri di verginità da ritrovare,

rimane quello sguardo spento contro il muro

delle tue risposte inascoltate
nei cassetti col doppio fondo.

tranne tutto questo e i sogni dismessi
va tutto bene tanto nessuno se ne accorgerà
né l’orchidea bianca che diventa gialla
né i polpastrelli che fumano inutilità
tranne tutto questo
e tutto ciò che rimarrà..





  
Oggi ho perduto qualcosa.
Lo so.
Ma non chiedermi cosa perché non so.
Ogni giorno perdiamo qualcosa.
Un po’ di vita
ai quattro angoli.
Un po’ di morte
dietro quei vicoli.
Non chiedere
se il perdersi nel cercare
ha un senso

in quel poco di morte inutile
ai quattro spigoli del vivere.
























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Indice








Nota introduttiva…………………………………………………………………………………………pag.3


Angela Greco (Massafra - TA, 1976)
- [Di questi tempi]............................................................................................pag.8
-   [Fine pena mai]………………………………………………………………………………………….pag.9

Angelo Bruno (Taranto, 1962)

- Il cielo, ed il cielo infine 17.04.2020…………………………………………………………..pag.12

Sergio Angeli (Roma, 1972)
-   #isolamento _giorno 28……………………………………………………………………………pag.16
-   #isolamento _giorno 41 | sacralità…………………………………………………………..pag.17

Flavio Almerighi (Faenza - RA, 1959)
-   buona giornata…………………………………………………………………………………………pag.20
-   Appennini da risalire…………………………………………………………………………………pag.21

Alfonso Graziano (Foggia, 1962)
-   [tranne il dolore e il tuo ghigno]……………………………………………………………….pag.24
-   [Oggi ho perduto qualcosa]………………………………………………………………………pag.25


27



AA.VV “FASE 1”
e-book scaricabile gratuitamente.

Ideato e creato da Angela Greco AnGre
per Il sasso nello stagno di AnGre
https://ilsassonellostagno.wordpress.com/

I testi sono condivisi per gentile concessione degli Autori,
che si ringraziano.

Tutti i diritti sono riservati
ai singoli autori, secondo quanto previsto
dalla legge in materia di diritto d’autore.
3 maggio 2020






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