Rita Fulvia Fazio, collaboratrice di Lèucade |
Nell'accostarsi al testo
lirico Nel frattempo viviamo di
Nazario Pardini edito dalla storica casa editrice Guido Miano - 2020 si resta
subito affascinati da alcuni elementi significativi: l'atmosfera immaginativa della
raffigurazione in copertina; l'onesta e sentita prefazione di Enzo Concardi e
il rimando dello stesso al montaliano "la poesia è vita"; nonché l'amor
vitae, nerbo, vigore poetico dell'autore teso ad attualizzare la realtà
tutta.
Del fermo immagine della copertina, in cui
figure sono volte a prendere il mare, si ha la viva sensazione di essere
avvolti dalla luce del tramonto che distende una dolce, calda sensualità, dalle
sfumature giallo-rosee sulla battigia al rifrangere dell'onda marina. Il
controluce pone in ombra le persone e stimola la fantasia a percepirle come
parvenze in secondo piano rispetto alla forte emozione orchestrata dalla
natura. Sì, lo scatto fotografico accende lo sguardo profondo dell'osservatore
e individua la quintessenza della geometria compositiva il seducente quadro.
Percepisce, sensibilmente, l’espandersi del
respiro umano per la resa vitalistica dei simboli naturali dell'universo
"... quando il sentire compie / la geometria / perfetta, ritrovata,
dell'essenza, / prova segmenti, / anche per brevi tratti / dell'universo
intero, / libero ormai da scrimoli." (pag.17). La riflessione suscita lo
sguardo morale della storia degli uomini. Si situa, proprio lì, il riflesso del
senso ispirativo poetico dell'anima pardiniana; il segno ancestrale, primitivo
tesse il piano compositivo. La rappresentazione è fortemente realistica;
descrittiva di un mondo ampio, palpabile; e s'inoltra sempre più profondamente
nell'animo umano. Nella fruibilità del tempo, il poeta attinge alla forte
carica simbolica degli elementi naturali, paesaggisti; ai fatti concreti e
tangibili. Rende visibile lo sguardo del vissuto, nell'intensità dell'attimo e
dell'impegno, che si conserva intatto. Ma è, anche, lievito d'amore
poetico, effuso sulla realtà sociale, nell'attraversamento del sesto senso del
respiro artistico. Ne è prova l'acuta e sensibile prefazione del Concardi
che, con scorrevolezza espressiva, delinea l'ideologia del poeta e ci consegna
finanche, il sorriso accattivante del destino, stemperato dalla carezzevole
liberatoria del peso della solitudine esistenziale, grazie all'incontro con la
liricità di cui Nazario Pardini ci fa dono. Troviamo nella frase conclusiva:
"Nazario Pardini, un poeta infine che sa anche uscire da ambienti e modi
accademici per andare incontro agli uomini e condividerne il destino, nel
profondo dell'io, nelle relazioni con gli altri, nel mistero "del cammin
di nostra vita".
Nella prima parte del testo le liriche,
senza titolo, sono complementari di
affermata concreta intensità. Si leggano "la geometria che attorno / si
distende..."; " ho pescato con la rete dell'anima...".
Sì, proprio quell'anima, collocata in
nessun luogo, eppure presenza effettuale "pucciniana" ( pag.61); è il
plusvalore della realtà soprannaturale. Lo stile è di efficace. Il nitore dell'ordito
espositivo, ritengo esplori il barlume del sentimento dell'oblio dell'abisso
umano; predisposto quale contrappeso, contraltare alla gratitudine del dono
della vita. Compensa la conflittualità e il disagio peculiare dell'esistenza
per il maturato impegno, il riflessivo stimato "Il colore del mare / ed il
tramonto / sono le poche cose terrene / che si contendono il cielo (pag.60);
"La musica di Puccini / è uno dei pochi messaggi / che riesce a
trasmettermi attimi di certezza / sull'esistenza del soprannaturale."
(pag.61). È presa di coscienza che consente il vivere nel frattempo, partendo
dagli accadimenti terreni .
"E il vano di un inganno defluire/
meno selvaggio, / meno prigioniero / fa apparire / un soggiorno da
straniero." (pag.15).
E, in presenza degli assunti
salvifici; quando il sentire compie la geometria perfetta; "È
il primo giorno d'estate / il cui raggio esplode nel fiume / a rifugiare i
colori dell'acqua /..."; nel frattempo viviamo.
È limpidezza, giovamento compensativo, che
avvalora il contenuto della seconda parte della silloge titolata Dal
serio a al faceto. Dal sacro al profano. Architettura, trasferimento
del senso al movimento ironico, giocoso; oppositivo, svincolante dal memoriale
delle aporie, di impedimento; e oggettivazione delle fasi fragili e precarie,
saporose della realtà; intenta a ripulire, dimenticare per la prospettiva di
largo respiro: " L'immensità. /
Cessate, occhi, di nutrire la mia anima! /
Non ho più parole da consumare / e mi abbrucia / l'immensità
imprigionata." (pag.105).
Per rinfrancarsi dalla notte accecante,
che tradisce l'amore; e che tanto, tanto spazio respira nelle vicissitudini
della vita in ombre, disperazione, inquietudini, sopraffazioni, naufragi,
catastrofi, stragi di questa società dolorosamente malata, crudele, violenta.
Sì, insaporirle della massima tensione dilatata all'elevazione della bellezza,
della purezza laica concretizzando l'amor vitae del
canto .
"Palloncini di suoni.
Come posso involucrare /
i miei sentimenti? /
Con che cosa /
perché ti raggiungano /
ove sei? /
Ci ho provato più volte /
con le parole, /
ma quella mole che ho dentro /
non so, /
così pesa, /
se riesce a volare /
in palloncini di suoni: /
per questo ti ho scritto /
poesie. (pag. 106).
Rita Fulvia Fazio
Ringrazio per l'accoglienza della lettura sul blog di un testo splendido, dove Nazario partecipa a noi: "Che i concerti le dita della fantasia / arpeggiano sull'anima! / Li ha composti il maestrale / suonando tra le dune / accordi di risacca." (pag.48) che io leggo, rilucenti al sole e all'azzurro di tanta libertà, passeggiando sul molo e in riva al mare. Cordialmente, Rita Fulvia Fazio
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