lunedì 13 luglio 2020

NAZARIO PARDINI: "SALVATORE LI BASSI"


Salvatore Li Bassi. Beato Tommaso Maria Fusco. Il prete contro corrente

“Tommaso Maria Fusco nacque all’alba del primo dicembre 1831 a Pagani, nella provincia salernitana. Le prime luci avevano appena aperto un varco tra le nubi infreddolite e un lieve venticello, scherzando con la brezza mattutina, si dondolava tra il melodioso canto degli uccelli. Lo Spirito Santo subito adocchiò …”. Mi piace  iniziare dall’incipit di questo brano per far notare da subito la simbiotica fusione, quasi francescana, tra natura e spirito; tra lembi panoramici e intendimenti psicologici nella agiografia di questo autore.  Una serie di brani che mettono in evidenza questo aspetto di Tommaso Maria Fusco a mano a mano che ci inoltriamo nella lettura  del testo a cura di Salvatore Li Bassi. E non è di sicuro improprio riportare una pericope della prefazione di Enzo Concardi: “Beato Tommaso Maria Fusco. Il prete contro corrente” - testo di Salvatore Li Bassi - è un’opera agiografica, riservata più che altro agli addetti ai lavori, agli studiosi di storia della Chiesa o ai fedeli che si interessano a problematiche di spiritualità. L’agiografia è considerata un vero e proprio genere letterario consistente nella narrazione delle vite dei santi e dei beati, quindi, in ultima analisi, la produzione di biografie celebrative di queste figure protagoniste nelle comunità cristiane, per l’impegno e la testimonianza dei valori evangelici in modo eccelso e radicale. L’etimologia è chiara: deriva da ‘agiografo’, dal greco agiògraphos (agiòs, santo e grapheys, scrittore). Ogni agiografia, per sua natura, è scritta con intenti encomiastici ed educativi: la vita di un santo o di un Beato viene esaltata affinché sia da esempio e modello di virtù….”. Modello di virtù.  Cosa che ben risalta dalla lettura: “Tommasino desiderava fortemente essere tutto di Dio e niente del mondo, perciò tentò di entrare a far parte della Compagnia di Gesù a Napoli, col proposito di andare in missione. I Gesuiti riconobbero in lui un ‘novizio esemplare’ per obbedienza. Ma, a quanto si sa, il Superiore dei Gesuiti ‘per non sentire più i clamori del fratello’ lo persuase a uscire dal Noviziato. E così Tommasino dovette tornare a malincuore in famiglia. Provò un grande dolore, ma sperava sempre nell’aiuto del Signore. E finalmente nel 1947, entrò nel Seminario della Diocesi di Nocera Inferiore, dove trovò la serenità ed ebbe modo di conoscere sempre meglio il Signore approfondendo la Sua Parola…”. Una predisposizione che lo aveva incanalato fra i fedeli di Dio; fra i servitori del Signore. Proseguendo è facile incontrare nello scritto successivo (La lampada ai suoi passi era la parola) questo aspetto della sua vita. “Tommaso Maria Fusco era un profondo conoscitore della Parola di Dio, un innamorato dello Spirito Santo, un maestro di vita. Egli era capace, come pochi, di entrare nell’animo umano e di mettere a nudo i segreti più intimi, i tormenti più nascosti. La semplicità, con cui predicava, coinvolgeva i fedeli e li spingeva a leggere e a pregare la Parola di Dio. Era per tutti, piccoli e grandi, un modello da seguire, una persona da amare….”. Requisiti indispensabili per chi dona se stesso ad una missione sociale, umana, spirituale: amore, bene, vita, semplicità, e parola; quella parola con cui si può penetrare nello spirito del prossimo per captarlo e portarlo sulla via di Dio. Questo faceva Tommaso, e a questo si era dedicato cuore e corpo nella sua missione. Un vero maestro di vita; un vero esempio di  coerenza: “…Il 2 dicembre 1855 il nostro Beato fu ordinato sacerdote. Sentì, allora, forte la responsabilità di rispondere alla chiamata di Dio con coerenza, con correttezza, con fedeltà e completa dedizione alla predicazione del Vangelo. Era lo stesso giorno in cui sei anni prima era stato ordinato sacerdote il fratello Raffaele. Ma c’è un particolare che non deve essere trascurato, perché il Signore compie meraviglie e dirige la storia degli uomini” (E’ stato un maestro di vita).   Dal momento che è il Signore a compiere meraviglie e a dirigere la storia degli uomini, non è difficile trovare in Tommaso un padre, un amico, un fratello, una via da seguire: “Molti trovarono in lui un padre, un amico, un fratello, una via da seguire, un rifugio nel tempo della bufera. Egli non lasciava nessuno fuori la porta, tutti accoglieva con l’amore di Gesù. La sua casa era aperta ai poveri e a chiunque avesse bisogno di lui. Nessuno mandava indietro a mani vuote: chi tornava col cuore pieno di gioia per una consolazione, chi per un consiglio, chi per una parola, chi con qualcosa da portare a casa per le proprie necessità…” (Per tutti era un padre e un amico). I brani si succedono gli uni dietro gli altri con un ritmo incalzante, con una narrazione che definire poetica non  è azzardato e per la  semplicità e per l’armonia paratattica, quasi evangelica, adeguata ad un uomo equilibrato e perspicace: “Tommaso M. Fusco era un uomo equilibrato, perspicace, intelligente, saggio, e perciò capace di dare il consiglio giusto al momento giusto. Sapeva praticare in varie occasioni la virtù del silenzio, ma non si tirava indietro nell’ascoltare i bisogni della gente. La carità era una pianticella che ogni giorno coltivava nel cuore, per dedicare con semplicità ed umiltà la propria vita agli sfiduciati, ai sofferenti nello spirito e ai malati nel corpo. Era certamente un uomo di preghiera, ma anche di azione. Riteneva che la preghiera senza l’opera fosse monca, come pure l’opera senza la preghiera, perciò cercava sempre di mettere insieme preghiera e azione. Ma in ogni circostanza interpellava il Signore, a Lui chiedeva consigli e nulla faceva se non riceveva il Suo assenso. La Parola di Gesù era la sua roccia, il Sangue la piscina nella quale spesso andava a purificarsi. La Croce invece era il legno a cui si appoggiava tutte le volte che aveva bisogno di un po’ di riposo…. (La carità una pianticella del sangue di Gesù). Dedicare la propria  vita agli sfiduciati ai sofferenti nello spirito e ai malati nel corpo, era divenuto il suo compito; la sua dedizione per la quale tutti lo amavano e tutti ricevevano del bene dalla sua missione. Non per niente il libro porta il titolo di Beato Tommaso Maria Fusco. Il prete contro corrente; un titolo che riassume in sé il contenuto e al contempo fa da antiporta alle vicende della narrazione. D’altronde quando si intraprende un ruolo di tale portata bisogna anche essere pronti  alle difficoltà che si presentano, visualizzate, in questo caso, dall’autore con immagini di rara portata simbolica:”… Come il marinaio non deve confidare nella bonaccia, quando sta a lungo con la barca in mare, così l’uomo di Dio non deve lasciarsi illudere dalla serenità del momento, quando ha cominciato a solcare le onde dell’amore e della compassione. La tempesta per il marinaio può scatenarsi all’improvviso, come pure per l’operaio di Dio la prova può giungere inaspettata. Don Tommaso ha voluto servire il Signore con sincerità di cuore, con spirito di sacrificio, convinto che ogni cosa va fatta perché trionfi il Suo amore. Ha voluto osservare le leggi di Dio e soccorrere con ogni mezzo quanti avevano fame e sete e non sapevano trovare un ricovero per ripararsi dal freddo e un letto per dormire…” (Calunnia e perdono). Dodici brani che mettono in gioco la consistenza emotivo-spirituale di un uomo che decide di fare della sua vita un piedistallo su cui far crescere bene, amore, virtù. Il tutto fino alla chiusura del testo con l’ultimo brano dal titolo In una perla nascosta dove si mette in risalto l’azione del Beato impegnato a portare la gioia dove c’era l’angoscia: “… Il nostro Beato è ricordato per lo più come uomo di azione, impegnato a portare la gioia dove c’era l’angoscia, la tristezza, l’inquietudine, la serenità dove c’era il tormento, l’ordine dove c’era la confusione, a dare il pane agli affamati, a visitare gli ammalati, a dare un tetto ai poveri e ai dimenticati. Ma egli è stato anche un uomo che ha adorato e ha amato il Signore con tutte le sue forze, facendo conoscere la verità di Cristo, con zelo, con entusiasmo e con fede sincera. La sua forza è stata la preghiera, l’alimento del corpo e dello spirito. Tutti sapevano a Pagani che era un uomo di preghiera e trascorreva molto tempo ai piedi della Croce per chiedere al Signore di avere misericordia per il mondo intero e, specialmente, per i peccatori….”. Un libro attualissimo, pieno di humanitas, di buoni esempi, di amore per il prossimo, e di preghiera che assume anche un valore laico in un mondo carente di spiritualità, dove l’altruismo è cosa veramente rara.

Nazario Pardini

1 commento:

  1. Questa pagina di esegesi a un'Opera agiografica, affrescata da Nazario con la consueta maestria, mi ha riportato all'infanzia, ai racconti della nonna materna, nata a Nocera, che citava spesso il Beato Tommaso Maria Fusco, di origine salernitana, che fu ammesso, dopo varie peripezie,nella Congregazione dei Missionari nocerini, e in seguito fondò due Opere di carità, una al maschile e una al femminile. Il nostro Nazario specifica che l'Autore del testo, Salvatore Li Bassi, sembra voler destinare l'Opera "più che altro agli addetti ai lavori, agli studiosi di storia della Chiesa o ai fedeli che si interessano a problematiche di spiritualità", ma leggendo i brani scelti dal caro recensore, il libro può interessare tutti coloro che scrivono, e in particolare i poeti, in quanto il lirismo è un tratto dominante della scrittura di quest'Autore, che non ho la fortuna di conoscere. Non occorre essere cristiani per restare affascinati dalla vita del Missionario e lo stesso Nazario lo precisa nella chiusa della sua lettura. Il sacerdote ebbe a cuore soprattutto i poveri, i malati, e dedicò l'intera vita all'impegno sociale. Bellissima la pagina... costruttiva, luminosa, calda di umanità. Ringrazio Nazario e il superbo Salvatore Li Bassi.

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