Rosa Maria Di Salvatore
LE STAGIONI DEL CUORE
Recensione di Anna
Castrucci
Rosa Maria Di
Salvatore,
presenta nella Collana “Analisi Poetica Sovrannazionale del terzo Millennio”,
curata da Guido Miano Editore, la raccolta “Le Stagioni del Cuore” .
L’autrice,
ci propone un corpo di componimenti poetici che si connotano, già alla prima lettura,
scorrevoli, avvolgenti e soprattutto capaci di accompagnare il lettore in
quella zona del proprio sé, densa di piacevolezza e calore, dove ci si può
sentire al sicuro tra memorie colorate di nostalgia e lontani ricordi.
I toni
sono conseguentemente pacati e attenuati da una luce che pur vivida, ricorda
tramonti autunnali in montagna: “Nel sole sbiadito / del ricordo / uno
scolorire di giorni / si perdono nell’aria / gli occhi fugaci / della
malinconia. /…/ Testimoni silenti / di in mondo interiore /…. di un chiostro
celato / di un antico monastero” (Come un tramonto d’autunno).
Effetto
questo, di una Poesia che si caratterizza immediatamente come descrittiva e
pervasa da atmosfere e temi crepuscolari tra cui emergono gli affetti, l’amore,
la casa, l’infanzia lontana, i giardini, le passeggiate tra i glicini in fiore,
le attese, le albe, i tramonti. Tutto pervaso da un sentimento di calda, avvolgente
nostalgia che scaturisce dal ricordo di lontane memorie. Si legge infatti in Albe lontane:
“Splende al mattino / un cielo di cobalto / le nuvole rade / sono fantasmi / in
attesa di un alito / di vento per volare via… /…/ e nostalgiche / ritornano
memorie / e navigano nella mente / sonnolenti i ricordi / di albe lontane”.
Forse
per questo Rosa Maria Di Salvatore sembra prediligere fra i tempi del modo
indicativo l’imperfetto, lo storico presente o addirittura il futuro con il
quale l’autrice attraverso il gioco poetico si ripropone di tornare al passato.
Colpisce
infatti, l’uso dell’imperfetto, che del resto è il tempo della narrazione e
della favola. L’autrice lo utilizza per accentuare atmosfere che sembrano
scaturire da un passato appena trascorso, ma che già appartengono al regno
della memoria dove sovrano regna il ricordo: “…Avvolta in petali d’aria / cercavo
inutilmente parole /…/…/ Ma il silenzio era noi / l’improvviso silenzio / dell’assenza…/
solo il cuore parlava” (In un mattino d’autunno)
Allo
stesso modo l’uso del presente storico sembra a tratti confondere le strade
della memoria rendendo ancora attuali passate esperienze. Leggiamo infatti in “È qui il
tempo”: “In quest’ora di mistero / dove si fondono / presente e
passato / voglio sostare / e ascoltare in silenzio / la canzone del vento / tra
le foglie…”.
Ma più
ancora incide l’uso del futuro utilizzato dall’autrice per dichiarare la sua
volontà di ripercorrere le strade del passato per ritornare nel regno della
memoria per attendere pace e ristoro del cuore e insieme passate presenze: “E
ancora percorrerò / il sentiero del glicine /…/ Arriverò alla radura / incantata…/…/
E se tu non verrai / t’aspetterò ancora…” (La radura incantata).
Mi piace
riconoscere a Rosa
Maria Di Salvatore, la capacità dell’incanto, la malia del ricordo, la
poesia del lontano. Ritengo, nella sua opera, decisiva la signoria della
memoria e la funzione del ricordo che l’autrice accoglie attraverso un canto
che a volte permane nell’ambito della prosa, ma sempre mantiene un innegabile
ritmo poetico affermandosi nel libero verso.
L’autrice stessa ne Il canto del ricordo ci dice: “….cerco poesia nelle cose perdute…”, dunque nelle cose che non ci sono più o, meglio, nelle cose che sono già state, ma che continuano a rimanere nella memoria di Rosa Maria di Salvatore che, scoprendone la poesia, le sa rendere eterne.
Anna Castrucci
Rosa Maria Di
Salvatore, Le
stagioni del cuore, Guido Miano Editore, Milano 2020, pp. 86; isbn
978-88-31497-18-3, mianoposta@gmail.com.
Nessun commento:
Posta un commento