Grazia
Procino DI ALBE E DI OCCASI
Quando
da bimbi abbiamo
giocato e rigiocato
al sorriso che cattura
il mostro cattivo
non sapevamo chi si nascondeva
dietro l’angolo
se il rosso che abbaglia
o il nero che fischia il ritorno.
Nelle
urla mute
le parole implose
sono ghiaccio.
Con
questo messaggio di ontologica valenza e di simbolico impatto evocativo inizia
il viaggio della Nostra. Un viaggio tra trabucchi e scogli dove spesso la barca cozza frantumandosi e lasciando assi
a cui appigliarsi per continuare la navigazione.
Qui c’è la vita, l’amore, la memoria, c’è la natura coi suoi tramonti, con le
sue albe che si fanno linguaggio nella poetica della Nostra. Sì, linguaggio,
dacché la poetessa scrive con le parole che la natura suggerisce. Grazia
Procino è immersa nei reconditi di Pan,
che la trasporta nei suoi luoghi più segreti. Dai colori, dalle forme, dagli
arcobaleni di quei luoghi trae la simbologia dei suoi stati d’animo: reificazione
di input emotivi in visioni paniche, in ritorni familiari; poesia delle radici,
della casa, dell’home, che scuote e fa palpitare, contribuendo a creare un
lirismo sottile e delicato che sollecita il memoriale verso mete di epigrammatico
contesto soggettivo:
Nel
fiore che sboccia
strafottente
al sole,
riconosco
le tue cure verso la vita.
Mia
madre sta salendo instancabile
ma
non si arrende
scricchiolano
le dita.
(A
mia madre).
La
poetessa sembra chiedere aiuto alla natura che la invade: sole, sboccia, fiore…
sono tanti elementi che reificano stati d’animo tradotti in versi mai decadenti, ma sorretti da argini
verbali ben solidi, da iuncturae
assemblanti di esperiti verbalismi, che danno per effetto un poetare di
lirico e avvincente tono ontologico.
…
Rivoli di sudore
nella
luce divorata dalla sera
corrono
dalla nuca
fino
al respiro che si fa voce.
Le
forti energie vitali si disperdono in rivoli di respiro, di voce: la vita si fa
poesia, e la poesia vita. Tutto è empatico e fluente, tutto è diretto da un
maestro d’orchestra che fa vibrare le corde dell’anima.
Tutta la mia sostanza coriacea
a
mala pena mi fa camminare dritta non curva di spalle
né
zigzagando lenta.
Porto
in me le tue lezioni
di
solida dignità
aspetto
albe luminose
e
coricarmi voglio legata al primo raggio che viene. (Padre)
I
versi scorrono con grazia, conoscendo
l’impegno a cui devono sottostare, si tratta del padre, della figura più
importante della nostra storia, di cui conserviamo gli insegnamenti, le lezioni di solida dignità. Qui la vita esce tutta allo scoperto, si anima di
memorie che portano a galla momenti di
luce, di sole splendente su giardini fioriti. Se ne sente il profumo, se ne
percepisce il colore, che nella memoria si irrobustisce, si fa più invasivo.
A
rattoppare i dolori erano
le donne del paese
con
il sole dentro il cuore
e
gli uomini fuori a pescare il pane.
Era
il tempo dei Toscano che tutti
conoscevano
come i Malavoglia.
Così
tornano alla luce figure e fatti di altre età: le donne a rattoppare, con il sole dentro il cuore, e
gli uomini a pescare il pane. Scene che richiamano i Malavoglia con quel
verismo retrivo dove le donne dovevano e gli uomini potevano, nella miseria più
nera, arcaica.
Io
non aspetto che
le
chiacchiere di uccelli
con
un campanile
scordato
dagli uomini.
Negli
occhi la danza
dei
tuoi abbracci
dove
sto al sicuro:
le
ombre restituite al passato.
Tra il rosso delle tegole si fa spazio
una
minuta certezza di tenerezza
quando
a dolersi è solo
il
grido stridulo delle poiane.
Un
pane caldo, gonfio
di
mollica sminuzzata per i passeri
sa
di nomi accarezzati lungo il tempo.
E
in archivio conservati i
cieli
limpidi riflessi nei tuoi occhi.
Ambienti
e figure di altre età verso cui la poetessa volge un occhio triste in braccio
ad una realtà che vuole la scena. Ma tutto è alleggerito e ingentilito da
immagini di nostalgico tripudio: passeri, tempo che va oltre le carezze,
uccelli, aria, pane caldo, e in archivio conservati cieli limpidi riflessi nei
tuoi occhi. Il linguaggio si fa nuovo, in sintonia coi tempi, audace, dove le
metafore, le sinestesie o le iperboli
giocano un ruolo determinante nella economia dell’opera, nella
immaginazione creativa. Nelle invenzioni lessico-foniche di Grazia Procino. Tante
le motivazioni che irrobustiscono questi versi: naturalistica, psicologica,
psicanalitica, autobiografica, soggettiva che nel suo afflato partecipativo si
fa oggettiva, universale. Sentimenti che ci riguardano tutti, con la loro
portata di intensa emotività. Dall’amore concretizzato e personalizzato da
palpiti naturali di sterpaglia e gramigna che tanto ci dicono di amori passati:
Alla
fine d’amare
Nella morsa della distanza
non penso al dolore della mancanza
anelo al ritmo più lento
dell'estate ricca di frutti squillanti
cerco, cerco
tra sterpaglia e gramigna l’ultimo nostro bacio
e trovo più gioia in un rovo
che nella curva del tuo abbraccio.
A
Albero antropologico
Discendo da ombre diffuse che si
estinguono al frinire della prima cicala sul pino, quello vicino al mare.
Discendo da luci tenui
che non
vogliono esporsi alle punture della
gente malevola e allora si coprono.
Discendo da querce nodose che non si arrendono alla devastazione del terreno siccitoso
e stanno,
come possono, ma stanno.
Discendo dal cielo di un Levante accecante di blu odoroso di foglie grandi di basilico che galleggiano
nel ragù denso della domenica.
Dove
a fughe e meditazioni in discese arricchite da cieli di
levante odoroso di foglie si alternano
cose spicciole, di tutti i giorni come il ragù della domenica. Sta proprio qui,
in questo mix di elevazioni e ricadute, di élan e di terrenità, la poetica
della Nostra, zeppa di passione in versi di intelligenti scarti vicissitudinali.
Tutto è vissuto con animo nuovo e originale che dà al foglio un timbro di
perspicua ricerca lessico-fonica, dove i travagli del vivere sono trasportati
in mondi di ampiezze stellari; di terreni giochi di consuete emozioni di vita.
Nazario
Pardini
DAL TESTO
Dall’alba
al tramonto
Nel vocabolario
dei miei antenati contadini
esisteva solo la parola sacrificio.
Nessuna rima con amore
nascosto sotto il materasso
buono solo per procreare
attenti al primo sangue delle fanciulle da maritare.
Dall’alba al tramonto chini sui campi
a strappare la sopravvivenza
i tumulti delle piazze lontani.
Nell’oscurità delle case senza elettricità
il braciere riscaldava mani e cuori
in movimento precario
minestre di legumi e pane duro.
Alla sera per ricordarsi di
essere uomini devoti alla Provvidenza
i rosari chiedevano di rivedere all'indomani
il sole e la zappa.
Esercizi
di etica
Verso sera mi esercito
a ricordare il succo della giornata,
cosa avrei potuto rispondere,
come avrei dovuto incrociare
nel momento opportuno il suo sguardo.
E con cattiveria colpire il mondo storto.
Quando l’esercizio smarrisce la logica
- l’etica, ante omnia -
mi posiziono davanti allo specchio grande, a figura intera,
allora so
quanto mi sia costata la corsa a ripetere
all’infinito
quel momento sgomitante di felicità.
La
regola del cappero verde
Si aggiunge il sale sui capperi strappati ai terreni impervi
ai muretti a secco qui nel Sud
tanto sale e sole
le mani si intridono di liquido ibrido
per il mescolarsi continuo
dopo del tempo e ingegno
si ottiene una prelibatezza unica
condimento eccellente sugli spaghetti
di grano e papaveri.
A
luglio, la vanità della poesia
Lungo la strada del mare, di luglio,
i poeti guardano le case
con le persiane verdi e le porte rosse
i freni assordanti degli scooter
il sole calante sulle rovine di Pompei.
La fatica dei poeti non è nel sudore della fronte
è nel non essere creduti,
fanfaroni di vanità
solo educatori di lucertole
sospettose di tutto.
Quando nel borgo dipinto di blu
si intravvedono i primi bagliori
raccattano i cappelli di paglia
e si incamminano verso il tempo immobile
del non ancora creato.
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaHo letto soffermandomi sulle note di lettura. Mi ha impressionata la capacità di leggere le pieghe intime della mia ispirazione, di cogliere pienamente la cifra stilistica presente in questa mia silloge.
"Il linguaggio si fa nuovo, in sintonia coi tempi, audace, dove le metafore, le sinestesie o le iperboli giocano un ruolo determinante nella economia dell’opera, nella immaginazione creativa. Nelle invenzioni lessico-foniche di Grazia Procino. Tante le motivazioni che irrobustiscono questi versi: naturalistica, psicologica, psicanalitica, autobiografica, soggettiva che nel suo afflato partecipativo si fa oggettiva, universale. Sentimenti che ci riguardano tutti, con la loro portata di intensa emotività."
Per me un grande elogio l'ultima affermazione: sentimenti che trasversalmente appartengono a tutti, si dilatano a una universalità a cui tendevo nel mio intento, ma che non avevo contezza di aver raggiunto.
Una disamina attenta e curata che mi lusinga e mi rende molto contenta.
Grazie, davvero!
Grazia Procino
Nazario non si smentisce mai, anche io apprezzo tanto i versi di questa poetessa pugliese e mi procurerò questa sua nuova silloge
RispondiEliminaClaudia Piccinno
Grazie per la stima che spero sia confermata, alla lettura dei testi contenuti in questa raccolta.
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