domenica 1 luglio 2018

N. PARDINI LEGGE: "FRAMMENTI DI UN OSSERVATORE" DI M. MENNA


Mariano Menna: Frammenti di un osservatore. Edizioni L’Arca Felice. Salerno. 2018

Quest’opera preziosa è stata impressa nel mese di febbraio 2018. Ed è proposta agli amatori da 1 a 199 esemplari numerati a mano. All’interno e fuori testo disegni di Prisco De Vivo

Poesia snella, elasticamente reificante  emozioni, rievocazioni, e riflessioni di umana consistenza esistenziale, che, con audace sensibilità, esplora la condizione dell’essere sperso tra rien e tout.
C’è in questi versi una netta coscienza del nesso pascaliano, del travaglio della vicenda umana nella perpetua interrogazione dell’hic e del nunc; del perché qui e non là; del perché oggi e no ieri o domani. L’autore si appiglia a verbi di urgente resa ontologica, di forte  espansione lessico-fonica, per agguantare quegli input epigrammatici che lo vivacizzano e lo inquietano. Un odeporico tracciato inclusivo e esclusivo dove gli abbrivi panici fanno da corpo polisemico e proteiforme alle meditazioni sull’essere e l’esistere. 15 poesie di apodittica soluzione, brevi e conclusive, ma anche da lasciare al lettore gli spazi necessari nell’intendersi  rappresentato. Comunque poesie, che, penetranti e incisive, con la loro forza sinestetico-allusiva, superano, nella storia poematica di Menna, l’architettura rimica di tradizionale positura, per allungare il tiro verso orizzonti di levatura totalizzante: una caratteristica che si fa leitmotiv del “poema” arricchendolo di autenticità e organicità. Un realismo lirico di memoria capassiana, uno scavo psicologico che alimenta un “poema” partorito dallo sguardo attento e riflessivo di un osservatore  della vita; di un poeta che dal suo scranno, e con l’anima sguinzagliata nella via, osserva, prende appunti, rielabora, e medita su: la terra arsa, gli alberi spogli, gli attesi ritorni, la pioggia degli occhi, la pietra che parla, preghiere di sguardi... E lo fa con una simbologia franca e un dire sciolto e armonico che gioca fra il classico e il moderno. In fin dei conti è proprio l’uso di un linguismo personale  lontano da ogni forma di epigonismo e di contaminazione letteraria (non vedo in verità tracce di neolirismo nella poesia di Menna, quanto piuttosto uno scavo sistematico di natura analitico psicologica) a illuminare il dettato con uno spigliato andazzo. Il succedersi ondulatorio della versificazione è dovuto alle vertigini di un’anima che, alla ricerca di un universo personale, è in bilico  tra l’immanente e la fuga dalle ristrettezze della terrenità. E non disdegna l’Autore di concedersi a endecasillabi che, inseriti fra accessori di varia misura, levano il capo con impennate di oggettivante visibilità, riportando la narrazione ad un ritmo auspicante, dopo percorsi aritmici, riposi di edenico appagamento.
Limo, Nel silenzio del presente, Un atteso ritorno, Arcani moventi, Nebbia, Redenzione (dedicata a Paolo Ruffilli), ... Amante di passaggio, Antiche voci, ... Aghi di pino, sono i tanti titoli che concretizzano, con il loro dispiegamento emotivo, il percorso intellettivo di un Autore che, cosciente della esilità della vita e dello splennetico apporto dei ricordi, vive un percorso che, nella sua vertiginosa corsa, lascia mucchi di ricordi “come se fossero foglie cadute/ed ammucchiate col rastrello”; un  percorso che talvolta può far male e pungere più degli aghi di pino:

il tempo talvolta può far male
e pungere più degli aghi di pino

La silloge è impreziosita da disegni di significante resa estetica dell’artista Prisco De Vivo che bene accompagnano con il loro fervore creativo la ricerca innovativa di Menna.

Nazario Pardini

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