sabato 1 giugno 2019

ESTER CECERE LEGGE: "VERSO LA LUCE" ANTOLOGIA POETICA




ALMA POESIA
VERSO LA LUCE
Quattro poeti italiani
Pasquale Balestiere, Carla Baroni, Nazario Pardini, Umberto VicarettiThe Writer Edizioni., Marano Principato (CS). Considerazioni sulle poesie di Nazario Pardini e Umberto Vicaretti

Ester Cecere,
collaboratrice di Lèucade

Un’impronta elegiaca pervade le liriche di Nazario Pardini. Rievoca, il Poeta, con amore, con calore, con malcelata malinconia, i giorni dell’infanzia, dei giochi con i compagni al ritorno da scuola, l’amore giovanile per Delia, che nel ricordo diventa quasi personificazione della perduta giovinezza, il rientro a casa la sera, dopo il lavoro, e il meritato riposo. Constata, l’Autore, che con la gioventù sono andate perdute, o meglio deluse, anche le aspettative giovanili:

E pensare, ricordi?, che riuscivo
a silurare il cielo colle pietre
convinto di bucare anche le nubi     
(da Lo stradone di scuola).

Quanta giovanile baldanza, quanta spavalderia, quanta presunzione, persino, esprimono questi versi! Le avrà bucate davvero le nubi, l’Autore? Egli non lo dice, ma per esperienza possiamo affermare che la vita ridimensiona sogni e certezze.
E di quanta dolcezza è ammantato il ricordo dell’amore per Delia, delle mani che si toccavano furtive, dei baci rubati, ancor più appassionati perché nascosti dalle viti, e la ritrosia dell’amata che accende il desiderio:

Quante volte le mani sfioravamo
nel recidere il tralcio
e un bacio di nascosto ed un abbraccio
tra le foglie amarognole di viti
e poi fuggivi    
(da Le vendemmie di Delia).

Ma l’amore per la giovinetta passa, non germoglia e di esso non resta che terra incolta e un doloroso rammarico per quello che avrebbe potuto essere e non è stato!
...
e ora è là che la mia zolla tace
ai piedi di una vigna ormai sepolta
d’erba gramigna sopra terra incolta 
(da Le vendemmie di Delia).

E trasportati da versi tanto accorati, senza accorgercene, anche noi ritorniamo indietro alla nostra infanzia, alla nostra giovinezza, scoprendo di avere una memoria straordinariamente vivida... E’ ora urlo, ora gemito, talvolta sommessa preghiera, la poesia di Umberto Vicaretti. Urlo dell’umanità, di quella parte di umanità che ancora non si arrende alla barbarie che genera violenza, genocidi, morte:
Bruciano le città del mondo e alti crepitano fuochi e ampolle d’odio (da Uccello migratore), di quella umanità che cerca certezze ma che in tale vana ricerca si sperde:
Invano cerco approdi oltre le nebbie
...
smarriti viaggiatori insieme andiamo.
E non sappiamo,
non sappiamo dove 
 (da Uccello migratore).

E’ urlo di dolore per Aisha, 13 anni, stuprata, ed è sussurro di compassione per sua madre:
Stringe adagio il tuo capo
perse le mani dolenti
tua madre (da Stabat mater).

E’ esortazione a svegliarsi ad Aylan, il cui corpicino giace sulla spiaggia di Bodrùm; è rifiuto determinato e accorato della morte di una giovanissima vita che è emblema di mille morti simili:

Ma ora basta, Aylan.
Ti prego svegliati.
Lo so che stai giocando al gioco antico,
di vincitori e vinti in cui la morte
si beffa con un guizzo e con un grido      
(da Fiori di Bodrùm).

E’ invito alla madre a scrivergli da un altrove che il Poeta non riesce a immaginare:

Perciò ti prego, Madre
scrivimi che stai bene,
...
Scrivi, scrivimi presto:
di te, di pa’, di voi non so più nulla.
Non so se in quell’altrove
...
gentile c’è chi forte vi sostiene   
(da Scrivimi che stai bene).

E’ canto ed invocazione per l’amata:

Non temere, mia cara:
il lieve smarrimento che ci prese
non è che la vertigine del tempo...    
(da Canzone di Orfeo).

E’ compianto sull’Aquila, la sua città distrutta dal terremoto (in Via delle cento stelle).

Se la poesia di Nazario Pardini parla dolcemente prima al suo cuore e poi a quello del lettore, la poesia di Umberto Vicaretti, al contrario, sembra rivolgersi prima al lettore per poi di riflesso dialogare con l’Autore.
Due diversi modi di esprimere il proprio sentire, il primo vòlto al mondo interiore, il secondo aperto sul mondo esteriore. In entrambi non possiamo non riconoscere una nostra sensazione, un palpito di rassegnata malinconia, uno strano languore, un impeto di sincera compassione, un moto di sdegno al quale non siamo riusciti a dare voce.

Ester Cecere

1 commento:

  1. Un grazie a Ester Cecere per questa sua lettura.
    E un grazie agli amici poeti con cui ho l’onore di condividere un percorso artistico che fortemente ci lega; perché insieme a quelle di Nazario Pardini (patriarca - Virgilio - Ulisse - Maestro - mentore…), in questa Antologia brillano (e di vivida, scintillante e splendente luce propria) le opere di Pasquale Balestriere e Carla Baroni.
    Umberto Vicaretti.

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