mercoledì 12 giugno 2019

NAZARIO LEGGE: "INCIPIT" DI ANNALISA RODEGHIERO


Annalisa Rodeghiero,
collaboratrice di Lèucade

Annalisa Rodeghiero. Incipit. Edizioni Stravagario.Tremensuoli di Minturno. (LT). 2019



Annalisa Rodeghiero si affaccia alla scena letteraria con una nuova impennata creativa: 61 pag. impreziosite dal dipinto Il volo in copertina e dalle grafiche, opera della creatività di Enzo Bacca. Una plaquette editata per i caratteri di Edizioni Stravagario, 1999, ove tutto volge all’amore, alla luce, al Cielo, alla speranza, alla vita, alla gioia. Anche i versi, con dolcezza, fluidità, ed euritmica empatia, dirigono il loro abbraccio agli empiti che sgorgano puri dal seno dell’Autrice. Tutto è morbido, avvincente, tutto è domato da una forza emotivo-verbale che dà equilibrio e compattezza all’opera. La stessa natura si umanizza, e con metamorfica intrusione emana generosità e benevola icasticità all’evento. Sì, perché di un evento si tratta, come ci annuncia Annalisa nella sua prodromica nota introduttiva: “… Il pretesto, la nascita di Isabel, figlia del figlio che mi è nato, è diventato riflessione sul senso della vita che giorno dopo giorno rifiorisce ai sensi di chi la sa amare quando è miele, quando è ferita… Ho partorito questi versi con la speranza che si compia, almeno in piccola parte, ciò che per i suoi genitori e per lei oggi sogno”.  INCIPIT, il titolo; e come afferma Giuseppe Ungaretti, riportato in esergo dalla scrittrice  (“E’ sempre pieno di promesse il nascere”), tutto è augurio di bellezza e splendore; di luce e oracolare speranza. Inizio, principio, amore, reificati in bianca neve, altopiani d’azzurro, mani d’erba, prati, rami e marinelle a primavere. La poetessa senz’altro ha davanti a sé le piane delle sue radici, i contorni naturistici della sua Padova. Tanto che li chiama in aiuto a ché concretizzino con tocchi bucolici i sentimenti che nuovi le sgorgano dall’anima. E le cromie della natura, disposte e disponibili, si fanno avanti per oggettivare le emozioni impellenti: “Incantato dalla bianca  neve/ in altopiani d’azzurro/ ora sillabi parole:/ mam-ma, pa-pà, nell’immensità del volo. / Ora hai piedi e mani d’erba/ senza più spine a farti male…”. Anche se l’uomo impiega tutte quante le sue energie a deturpare la nostra Madre Antica, anche se la sorte a volte ci appare nemica, “… Uomo contemporaneo che inciampi e cadi/ sopra i tuoi stessi errori, uomo sguardo orizzontale/ che vedi a senso unico le cose/ ascolta la radice che ti parla, colma l’incolmabile distanza/ tra te e il suo grido verticale. /Poi aiutami a finire quella conta. / Trecentomila possono bastare” (Altopiano di Asiago: migliaia di alberi vengono falciati da raffiche di vento…),  imperterrita, la natura, continua a partorire le Belleze del Creato, questo è il suo compito. Mi viene in mente a proposito uno scritto di Chateaubriand: <<Se gli anni fanno macerie, la natura vi semina fiori; la natura vi pone il nido di una colomba: incessantemente occupata a rigenerare, la  natura, circonda il tutto delle più dolci illusioni della vita>>. “Chateaubriand dans le “Genie du Christianisme”. Ed è così che il pensiero poetante torna infaticabile su quello che la stessa natura continua a donare:  “… Per te chiedo il sonno dolce dei nidi/ il loro calore e il colore dei voli/ osservato dai rami i rami a dirti/il luogo preciso dove avrà mani il sole.”.  Un excursus di note affidato ad un pentagramma emotivamente vibrante come il corso di una romanza:

Dopo che mi hai detto di Julia
Vederti rifiorire per un pensiero in germe,
un seme poi radice che trova la sua zolla…

Acqua di fiume
Acqua di fiume spaccherà la crosta
al suo primo vagito.

Isabel
e il peso in grammi come l’oro

Ciliegi in  boccio
Resta a riparo
nella culla come fino a ieri in grembo.

L’unico battito
E’ il nostro modo di vivere il mondo
in fondo
-quasi sempre o quasi mai-
soli.

Millefiori
Mi ritrovo intera
e interamente mi riperdo
in questa conta, canto
a cui non servono le dita.

Benedetta vita
Verginità di cielo,
prova della perfezione nell’intero.

fino a Presentazioni, dove la poetessa si abbandona ad un realismo lirico di urgente verità panica:
Sentire le corolle
ad una ad una aprirsi,
ad uno ad uno
gli stami piegarsi al suo passaggio,
l’accoglienza dell’ovario nei pistilli.
Là ti siedo come fosse culla
piccola femmina nel ginecèo in festa.
Bella resta tra le cose belle
fino a sera, fino a sentire
l’inchino silenzioso delle stelle.

Un incedere di armoniche misure che trova posto in iuncturae di effettiva resa poematica. Questa è Annalisa Rodeghiero, questo il suo cuore, la sua anima; e questi i suoi versi che gridano al mondo l’avvento di una nascita, il fiorire di un boccio, l’esplodere di un sogno. Tutto si predispone e la natura stessa allarga le braccia, canta, vibra, si colora, prende forma al richiamo della vita.     

Nazario Pardini



2 commenti:

  1. Nazario caro, stupita dalla puntualità della lettura, rapita dalle tue riflessioni così incisive e generose riguardanti i miei versi sullo sbocciare della vita, felice che tu abbia colto i tanti rimandi all’humus fertile della mia terra d’origine (l’altopiano di Asiago, per me sempre fonte d’ispirazione) ti sono immensamente grata per questa tua esegesi che mi commuove, perché è poesia con una bellissima chiusa: "Tutto si predispone e la natura stessa allarga le braccia, canta, vibra, si colora, prende forma al richiamo della vita."

    Ho trovato estremamente interessante e pertinente il riferimento allo scritto di Chateaubriand. La natura crea, ripara, rigenera- se occorre si difende dall’egoismo e dalla superficialità dell’uomo, intreccia nuovi nidi per nuovi sorrisi.

    Annalisa Rodeghiero

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  2. Inappuntabile analisi del Prof. Pardini nella recensione di questo bellissimo e delicato libro di Annalisa Rodeghiero. Dolcezza di versi nella nuova impennata creativa, come lo stesso Pardini definisce INCIPIT, versi e suoni e armonie nell’evento madre che sta alla base del tutto che si compie. La bellezza per una nascita, l’amore, il senso della vita, la natura e i suoi contrasti, il suo risveglio sono le note sullo spartito in chiave di violino. I paesaggi della terra natia sono corolla
    a questi petali di rosa che emanano profumi primordiali. Inizio, speranza, prati incontaminati, colori
    ma anche spine e rovi e quella grande sfida che è la Vita. “La natura stessa allarga le braccia” come nel grande “volo” in copertina che io stesso stigmatizzo in pittura nell’omaggio al volume e a Isabel ringraziando pubblicamente Annalisa per questo suo dono. Grazie a Nazario per la citazione alla mia arte grafico-pittorica.

    Nell’incipit di INCIPIT
    Conservo negli occhi il verde respiro / dei prati di rugiada, le voci di contrada /che segnavano le ore nella terra dei padri
    ( … )
    Per te chiedo il sonno dolce dei nidi / il loro calore e il colore dei voli / osservato dai rami e i rami a dirti / il luogo preciso dove avrà mani il Sole.

    Grazie Annalisa, grazie Nazario


    Enzo Bacca

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