lunedì 24 giugno 2019

FRANCO DONATINI: "IO NON SONO MAGRITTE"




Franco Donatini,
collaboratore di Lèucade



Scrive Magritte “Io ho utilizzato la pittura/ per rendere  visibile il pensiero”.  Un romanzo di grande intensità umana ed artistica, questo di Donatini, il cui tracciato ci fa vivere la storia proteiforme di questo uomo pensatore attivo e fattivo. Franco Donatini, docente universitario, scrittore, critico, d’arte, vincitore di molteplici premi letterari, collaboratore e partecipante di trasmissioni televisive quali Linea Blu, Rai Utile, ed Evoluti per caso sulle tracce di Darwin, è autore, anche, di poesia e narrativa: pubblicazioni: In viaggio con Patrizio Roversi, (2008), Galileo, I giorni della  cecità con prefazione di Carlo Rubbia, Intorno a lei. Chagal, amore e arte (2009), Giuseppe Verdi e Teresa Stolz. Un legame oltre la musica (2011), … Modigliani, mon amour  (2014), Lautrec, anima di Montmartre (2015),La nostra vita con Dalì e Il mulino dei sogni, glorie e disgrazie del nucleare. Basta leggere la biobibliografia di Donatini per rendersi conto della sua versatilità; del suo impegno scritturale e di ricerca. Il libro scorre limpido e chiaro coi suoi rimandi figurativi e di icastica visività; con il suo linguismo paratattico e apodittico il cui obiettivo è quello di trasmettere contenuti nuovi e affascinanti partoriti da una curiosità impellente, anima ispirativa dell’Autore. Sì, i suoi argomenti sono plurali, artistici, e narrativi; e il suo obiettivo è proprio quello di comunicarli con metodo scientifico e filologico. “Il libro narra gli anni della vita di Magritte, che vanno dal 1920 al 1940, i più importanti sia riguardo allo sviluppo artistico che alla sua vicenda umana. Aderisce al surrealismo fino a diventare, assieme a Dalì, uno dei maggiori e più significativi rappresentanti. Questi sono gli anni in cui vive esperienze che influenzeranno il corso della vita come l’incontro e il matrimonio con Georgette, sua musa  ispiratrice; amicizia con artisti surrealisti, la relazione con Sheila, testimonial del movimento surrealista inglese...", (dal risvolto di copertina).  Arte, amore, confessioni. Importante la figura dello psicologo amico, vicino ai momenti più difficili dell’Artista, che riuscirà a creare quell’equilibrio determinante per i comportamenti successivi. Quindi un succedersi di azioni che riguardano aspetti psicologici, introspettivi, e umani. La totalità dell’insieme è offerta da una mano adusa alla scrittura, che, con le varie tecniche della narrazione, dalla sequenza descrittiva alla introspettiva alla narrativa, ci offre un quadro completo di una storia; della vicissitudine di un grande artista, sì, ma soprattutto di una persona; di un uomo che attraverso fasi culturali e storiche forma la sua epistemologica Weltanschauung senza mai essere pago di un punto di arrivo; inquieto e tormentato in una navigazione verso un’isola irraggiungibile; verso un porto a cui ogni essere umano vorrebbe approdare, pur cosciente della improbabilità dell’impresa. D’altronde è proprio tale irrequietezza l’anima della conoscenza; il tormento, anche, di essere in parte dei Dedali, e nell’altra degli Icari, che ognuno di noi vive in prima persona.  Undici i capitoli contraddistinti da numeri romani. La conclusione, Ultimo addio, è stesa con un animo spesso in  preda a nostalgie e tristezze di romantica memoria, dove descrizioni di preziosa collaborazione emotiva fanno da supporto ad una scena fra onirico e realtà: “… Fuori era calata la notte, la nebbia si era completamente dissolta e una sottile falce di luna brillava nel cielo terso”. 

Nazario Pardini       

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