domenica 6 settembre 2020

ANNA VINCITORIO: "RITORNO ALLE MONTAGNE", NARRATIVA


RITORNO ALLE MONTAGNE


Anna Vincitorio,
collaboratrice di Lèucade


Nel verde silenzio della valle dalla finestra semiaperta, lo sguardo si allunga sul fitto degli alberi; il paesino, (Canale d’Agordo), leggermente più in basso e la montagna che lo rinserra. L’impressione è di chiusura, aperta verso un cielo mutevole in cui le nuvole s’inseguono e la luce nel suo accendersi infiamma la cuspide del Monte Civetta. M’incammino lungo una discesa erbosa e, nell’allontanarmi, guardo l’alta casa severa, la finestra ancora aperta. Sopra: la soffitta dove la notte si rincorrono i ghiri. Seguo il torrente Biois dell’omonima valle tra le Pale di San Martino, il Civetta, la Marmolada e l’Agner, che scroscia discreto e si allontana.
Il paese è colmo di storia. Muta la campana nel Giardino Memoriale in ricordo
dei soldati italiani caduti sul fronte russo (1940-45). Un Cristo e, sul tetto che lo ripara, un lentisco e ai piedi un ciuffo di girasoli inneggianti all’oltre degli eroi morti per la libertà. Tenero il verde sotto i piedi. Piccole lapidi rotonde e un antico lavatoio di pietra. Poco avanti la Casa delle Regole affrescata con un dipinto sacro.
La montagna lega per sempre. D’estate i ritorni degli ex valligiani dalle
Venezie, Lombardia, Lazio e anche il lontano sud. Sono come uniti a corda doppia e puntualmente si ritrovano nella piazza, nelle case, A la vecia Biraria dai Costa: Pizza, Cucina, Marenda…un’immagine nel cartoncino che la illustra riporta a tempi andati: un uomo con i baffi, cappello e gilet sbottonato vicino a una coppia di cavalli. È il bisnonno Mariano Tognetti e la grande casa dalla quale mi sono allontanata è chiamata casa dei Mariani e fu costruita da lui, 120 anni fa.
Rilassante passeggiare a lungo nei sentieri; rari gli incontri; solo un vecchio con bastoni e passo risoluto e qualche bicicletta.
Mormorio di abeti che svettano quasi a voler sfiorare le nuvole. Il silenzio che
avvolge è amico. Non induce alla tristezza ma s’impone come muta preghiera ai monti pallidi sovrastanti; nel piccolo lago nuotano grandi trote; l’acqua riflette l’ondeggiare di un’altalena con bambini festanti; sul prato notevoli sculture in bronzo di Augusto Murer; lo sguardo si alza e, lontano, spunta un campanile. Vorrei andarci e contemplare dall’alto i monti che circondano la valle. Ci si inerpica per un ripido e stretto sentiero. Si odono canti. Sta terminando la celebrazione della messa nella chiesa di Vallada: Simone e Giuda Taddeo. La chiesta è luminosa; fu costruita nel 1185; riccamente affrescata con storie della vita di Cristo e Santi del XVI° secolo eseguite da Paris Bordone, allievo di Tiziano. Dalla parte sul retro, semiaperto si scorge un piccolo edificio poco lontano, d’origine molto anteriore alla chiesa e risalente al IX° secolo. Si narra che la chiesa fu voluta da Celentone (probabilmente un monaco) che nel 720 per sfuggire ai barbari, trovò rifugio sul monte conquistando la fiducia della gente di cui divenne il capo. Convertì i pagani al cattolicesimo e costruì la chiesa. (Si ritiene che la parte murata risalga a Celentone).
Ridiscendo lentamente il sentiero e il pensiero corre alle storie dei nani che
coprivano i monti di fili di luna e di luce. Quei monti pallidi che poi s’infuocano alla sera. Sempre secondo la leggenda il fenomeno è dovuto dal roseto di re Laurino.
Io però amo profondamente l’acqua e le Dolomiti sono costellate di laghi. È
vero che hanno mille colori? Sempre secondo la leggenda, un arcobaleno di gemme scagliate nell’acqua da uno stregone rifiutato da una ninfa, li ha resi così. Sono anche chiamati “gli occhi della terra”. Carezza! Ti ricordo con gli occhi della giovinezza intessuti d’amore e di sogni; la tua bellezza è rimasta intatta, i miei sogni dissolti. Non lontano da Canale d’Agordo dove mi trovo ospite, si può raggiungere il lago di Alleghe. Lì mi soffermo. Qualche pedalò e cigni che scivolano sull’acqua un po’ torba. Sempre maestose le montagne irradiate dal sole tra giochi di nuvole impazzite. È bello tornare alla sera nel tepore di una casa amica tra vecchie sedie, una grande tavola e la pentola che borbotta sul fuoco. Sono tanti, uniti e le loro parole si rincorrono tra i ricordi. Non posso non provare tenerezza per Anna che sorride alla finestra e saluta il ritorno dei suoi cari, avvolta in un ampio grembiule sui calzoni. Lei ha sempre freddo. Poi Lalla, Antonio, Fernanda, Giuseppe e tanti altri ancora che hanno dato luce alla mia solitudine. Tutti vicini nella sera e le farfalle ai vetri della finestra con le alette tremolanti che cercano di entrare.
Come tutto questo è diverso dai lontani ricordi della montagna della mia
giovinezza. Mi ero sentita tradita e avevo evitato la montagna. Per vincere l’amarezza, fughe verso il mare e lunghi avventurosi viaggi. Ma al ritorno?
Adesso sono qui e voglio nuovamente amarvi, montagne. Scalerò le nuvole per
potervi penetrare con lo sguardo.
Una mattina di sole e la corsa verso la regina delle Dolomiti.
Salire velocemente nella funivia che ondeggia nel vuoto.
Nuvole, dal candore abbagliante, cuspidi impervie, e io che mi avvicino. Le
cime sono lì davanti a me. Si sovrappongono, si dilatano, mi abbracciano. Avverto il loro respiro. I miei occhi affogano nella luce della loro immensità. Vicine e irraggiungibili, orride e magnifiche. Sempre più in alto, bucano le nuvole; il ghiacciaio brilla. Lontani gli alpinisti, hanno i ramponi da ghiaccio. Macchie multicolori sulla bianca immensità della neve. In basso, incastonato tra ripide pareti di roccia, un piccolo lago di cupo blu. Non posso parlare. Sento un flusso caldo salire lungo il corpo; mi avvolge una sensazione indefinibile quasi metafisica di infinito abbandono e, dai miei occhi sgranati, piovono lacrime. Io, piccola, eppure grande perché partecipe di tanta incommensurabile bellezza. Se Dio esiste, non può che assumere questa visione: silenzio, immensità e luce. Il tempo è cambiato; si addensano le nubi e scende la nebbia ma in me soltanto estatico calore.Adesso, posso tornare a casa.

 Firenze, 30 agosto 2020

 Anna Vincitorio

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