martedì 1 settembre 2020

NAZARIO PARDINI LEGGE: " VERSO LONTANI ORIZZONTI" DI IMPERIA TOGNACCI


Marina Caracciolo. Verso lontani orizzonti. L’itinerario lirico di Imperia Tognacci. Bastogi Libri. 2020


La scrittrice Imperia Tognacci si presenta sulla scena letteraria  con un nuovo testo critico stilato dalla inconfondibile magia perlustrativa di Marina Caracciolo che ne mette in risalto le peculiarità contenutistico formali e soprattutto la camaleontica adattabilità linguistica ad ogni genere letterario: narrativo, poetico, saggistico… Già il titolo VERSO LONTANI ORIZZONTI, L’itinerario lirico di Imperia Tognacci, ci mette in viaggio verso la degustazione di un’opera folta, 80 pagine, dandoci una netta visione della pluralità creativa di un’autrice che sforna scritti di polisemica e proteiforme valenza scritturale. Sta qui, in questa dedizione alla parola scritta, alla conoscenza, alla saggia e sapiente ricognizione culturale la vita, l’intera vita, di questa nostra amica che ogni volta ci sorprende di più; sta nella sua dedizione alla ricerca filologica e umana, e nel suo dono a noi lettori per i profondi scritti di cui ci arricchisce. Un testo pubblicato per i caratteri di Bastogi Libri, ben fatto, per caratteri, impaginazione, veste grafica; per copertina che bene si addice con il paesaggio di illimitati orizzonti (Gaspar David Friederich 1810-1811) alla figura sempre in movimento, della Nostra, verso confini senza limitazioni. La Caracciolo prende per mano, si accolla tutta la produzione della Tognacci, indagandola sotto i diversi aspetti, dandoci così una visione netta e pulita, valente e plurale di questa nostra amica e soprattutto della sua vèrve esplorativa, del suo canto lirico, della sua prosa articolata e fluente e dei messaggi degli scrittori che hanno avuto l’occasione di scrivere di lei. Ma quello che salta da subito agli occhi e alla mente, ictu oculi, è la grande professionalità e il grande impegno con cui la Tognacci si prepara per onorare i suoi scritti, è sufficiente leggere  le sue pagine sul Pascoli per renderci conto della  fluidità del discorso, della scioltezza dei sentimenti, della struttura poetica che Ella sa raggiungere  col suo paratattico messaggio umano, non è di certo azzardato definirlo poesia su poesia: certe pagine fanno venire i brividi, e ci dicono ampiamente di come la scrittrice vive e rielabora, pensa e medita, gusta ed esprime dopo un lungo cammino di studio e preparazione. Non esiste in lei un argomento che non abbia avuto la dovuta attenzione epistemologica, la dovuta cura formale, il dovuto e attento spazio cognitivo. Opere le sue che hanno e avranno un grande spazio nell’utilizzo del materiale a fini di studi monografici e scientifico-critici. La Caracciolo, in questo suo impegno di diffusione letteraria, compie una lettura degna del suo nome. Uno scritto di valenza contenutistica e specificità umanistica che fin dall’esergo in settima ci imbarca in rotta verso un’isola dagli ampi orizzonti marini. “Attraverserò  di me,/ le segrete stanze. Tenterò/un volo oltre il vicino orizzonte/ verso l’aperto cielo.”. Questo è il destino della Tognacci: volare con gli uccelli nell’azzurrità del cielo, portandosi dietro le cose più preziose dell’umanità; volare e leggere poesie dall’alto, d’en haut, par dessus le toit, come direbbe Verlaine, riflettendo sulla sua vita di spazi ristretti, dove si sente il bisogno di varcare gli orizzonti. Ma veniamo agli argomenti che la Caracciolo sviscera uno dopo l’altro in questo prezioso volume, sottoponendoli alla nostra attenzione: dopo una nutrita nota introduttiva si passa al testo che dà fuoco alle micce: Traiettoria di uno stelo, di cui non è di certo vano riportare una pericope: “Dopo un primo  timido approccio alla scrittura poetica negli anni Novanta con la raccolta Tra sogno e realtà, una silloge edita in pochi esemplari e destinata più che altro a una circolazione privata, Imperia   comincia ad affermarsi in modo significativo all’inizio del nuovo millennio con il poemetto in cinque parti dal titolo     Traiettoria di uno stelo, primo prezioso libriccino di poco più di cinquanta pagine, uscito nel 2001, che si fregia della partecipe e lusinghiera prefazione di Francesco Fiumara…”. Per passare al secondo capitolo che porta il titolo di un altro importante poemetto della Tognacci: “La notte di Getsemani”, di dieci brani, uscito nell’ottobre del 2004, un altro tema fondamentale della sua poetica, il sentimento religioso, dove l’autrice rappresenta in forma lirica il momento più drammatico della vita del Cristo. Nel terzo capitolo Natale a Zollara la poetessa riprende il viaggio nelle memoria che aveva intrapreso con Traiettoria di uno stelo, riportando nella prima parte l’intera raccolta precedente a cui fa seguito la nuova di cinque sezioni. Segue Odissea pascoliana, dove la scrittrice testimonia la sua passione e la sua conoscenza approfondita della poesia di Giovanni Pascoli. Nel 2002 aveva pubblicato un saggio (Giovanni Pascoli- La strada della memoria) rivelatosi come scrive Mario Landolfi: “Un volume essenziale che, grazie anche all’ottimo livello di scrittura, si legge con la rapidità e il piacere di un romanzo…”.  Seguono La porta socchiusa; Il prigioniero di Ushuaia; Il lago e il tempo; Il richiamo di Orfeo; Nel bosco, sulle orme del pastore; Là, dove pioveva la manna; La meta  è partire. Una meticolosa analisi di ogni opera, eseguita con intelligenza descrittiva e filologica, arricchita di documenti, testi poetici, e note di autori di rara valenza, a conferma della validità letteraria degli scritti di Imperia Tognacci. Ma mi piace chiudere la mia esegesi rifacendomi a ciò che ha scritto Francesco D’Episcopo nella sua prefazione a Il richiamo di Orfeo pag. 51: “Al poeta è demandato l’antico ruolo di testimone, ma anche di artefice di un sempre nuovo, possibile destino. Le incalzanti invocazioni, che la Tognacci gli rivolge, nascono dal profondo di una persuasione: che la poesia resta la vera forma di autenticazione del mondo e per questa ragione essa è chiamata a ridare senso e valore alle persone e alle cose attraverso la forza di parole da contrapporre al vano  suono del nostro tempo…”.

Nazario Pardini          

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