martedì 1 settembre 2020

NAZARIO PARDINI LEGGE: "LE NOSTRE DUE ANIME" DI ELISABETTA BAGLI


Elisabetta Bagli. Le nostre due anime. Il Convivio Editore. Castiglione di Sicilia. 2017


Una silloge carica di emozione e di creatività poetica  dedicata a Elizabett Barrett  Browning, come dal  titolo (Le nostre due anime) e da esergo (la bellezza della forza, il sapore del coraggio). Una silloge zeppa di pathos e di energia che ci dice di vicinanze emotivo-strutturali ispirate alla poetica della scrittrice, alla quale è dedicata l’opera. Una poesia agile, snella, di vita, di amore, di memorie, di echi. Una poesia apodittica attiva e fattiva che ben reifica sentimenti, passione ed emozioni che trovano la sede giusta in una versificazione asciutta e scorrevole. C’è il mare, il sogno, le ali; e c’è la parola che affianca con franchezza visiva i moti dell’anima.   Una poesia che vive di ritorni emotivi, di contrapposizioni di natura eraclitea, dove tutto scorre ma con dialettica dicotomica, con vicende contrastanti, con ossimoriche conturbazioni, con un amore che traccia le varie articolazioni nel corso della sua vicenda esistenziale. La silloge inizia con una dedica alla “MIA PICCOLA PORTOGHESE” (Elisabeth Barrett Browning), che mette da subito in evidenza lo stile, la forza rappresentativa, e la musicalità del  dettato lirico: “S’io fossi ape, o Musa/ qual nobil messaggera,/ ti insegnerei a cantare/ tra l’onde luminose,/ saziando terra e cielo/ col nettare divino/ che nell’infanzia fu/ alimento e sacra sorte/ di Zeus al monte Ida…”, dove una serie ininterrotta di settenari di piacevole assonanza dà  armonia al correre del verso, mettendo in chiaro la maestria verbale e consonantica della poetessa; un gioco di iuncturae di valenza narrativa. Nel corso del “poema” la poetessa affronta varie tematiche, e tante le chiavi di lettura a cui ci possiamo affidare per affondare la lama nella polpa del prosieguo e capirne, così, il succo a livello contenutistico-formale. Di sicuro una silloge polisemica, proteiforme, articolata, dove la vita, con tutta la sua entità ontologica, dispiega i suoi tratti fondanti: l’amore in prima linea, in tutte le sue angolature epigrammatiche: “Dimmi, amore mio,/riesci a sentire le note/ della nostra canzone?/a vivere nella distanza/la luce e le sue sfumature?...” (Battito); la vastità del mare: “Il mare mi racconta di te,/di come le sue gocce/ imperlano i tuoi piedi/e il loro bacio li rende vivi…” (Il mare); il cuore: “Il tuo cuore/ è cucito al mio/ come la pelle/ che unisce i toraci/ aperti nella furia/ di un effimero abbraccio…” (Il tuo cuore);  l’assenza: “Non voglio estate senza te,/senza l’amore sul fieno/ e le mani assetate…” (Non senza te); la luna: “…e la luna racconta/di baci lungo i muri/e corpi nudi e veri…” (E la luna racconta); dimenticanze: “Uccelli notturni/si rincorrono nel cielo,/coprendo il volto della luna./ /Colpevole sono io/ di questo gioco al massacro,/in cui il mio viso ferito/ porta i solchi insanguinati/ del tuo rifiuto/ / Finirò i miei giorni/dimenticandoti” (Dimenticandoti); la scala: “In cima alla scala buia/ dove la tristezza mi asfissia/ ricordo i tuoi occhi penetranti,…” (La scala); le similitudini concretizzate in abbrivi panici: “Siamo latte e miele, vita mia!/Come la terra e il Paradiso,/come la Luna ei Sole,/il Giorno e la Notte…” (Milk Lennon e Yoko Ono); la notte: “Sulle sponde della notte/ sogno il bianco del giorno,/armonica luce riempie  miei deliri/ nell’invitante oscurità…” (Sulle sponde della notte);  il pianto: “Ti ho visto piangere/mentre i tuoi occhi/ cercavano quell’abbraccio/che non ho saputo darti/e che ora ti darei…” (Ti ho visto); le parole: “Incessante la pioggia/ sul vetro mente ti penso./L’esplosione delle tue parole/implode dentro me…” (Pioggia di parole);     ritorni: “Ascolto il tuo canto/ e torno da lontano/ a riveder le stelle/illuminare il  mio corpo…” (Torno da te); la passione erotica: “Spogliami e guardami/ con occhi arsi d’amore./ Baciami e accarezza il mio seno/ con mani e occhi di brace./Stringi le mie corde di lino/ e gettami nella tempesta…” (Tra le lenzuola);  fino a i ricordi: “… D’improvviso,/ il sorriso della mente/cede il passo/al pianto e alla sottile/ speranza di ritrovare/ il volto amato, proprio lì,/in fondo al lago” (Ricordi);   e la Seine: “Sto morendo/ e non smetto di pensare a te,/ al tuo sorriso, ai tuoi baci…// Je meures pour toi…/parce que tu me manques…”  (La Seine). Un erotismo che cerca convalida concretizzante in corpi disseminati nel corso del “poema”: notte, giorno, casa, pioggia, stelle, ali, seme, germogli… Ma tutto assegnato ad  una versificazione che si amplifica o si riduce, che si fa ipertrofica o ipotrofica, per contenere i tanti sobbalzi emotivi di un‘anima in braccio ai dettami apollinei. Sta qui il fascino di questa  silloge, sta nella combinazione di sentimento e verbo, di dire e sentire, di un cuore in stato di grazia che trova nella  parola la valvola di scarico del suo patema.  Io parlerei più di realismo lirico che di romanticismo. Di sicuro poesia che si collega alla nostra tradizione petrarchesca più che alle rivoluzioni di positura prosastica che tanti danni hanno fatto e continuano a fare. Anche se questo canto sfiora i tratti di un canzoniere che richiamano non di rado sfondi romantici alla Vigny: “Torno da te/ e mi immergo nella tua luce”.

 Nazario Pardini                   

1 commento:

  1. Ringrazio infinitamente il Prof. Pardini per questa sua meravigliosa lettura della mia silloge. Grazie di cuore.

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