domenica 30 gennaio 2022

FRANCO DONATINI: "SOTTO IL SENSO DEL VIVERE"



DONATINI FRANCO

 Esiste il poeta? Quale il suo ruolo? Deve analizzare se stesso,  il suo esistere come essere fattivo in una società multipla?  Polivalente? E’ cambiato l’uomo, la sua funzione in un mondo triste e senza prospettive? Queste le domande che si pone Franco Donatini. In conclusione presuppongono un’analisi obiettiva del rapporto fra lui e tutto ciò che lo circonda. Senza escludere la natura, l’ambiente, e il mondo in cui vive. Finirà quando si chiude il sipario?  Allora il discorso si fa esistenziale, di splenetica valenza? A questo punto è difficile levarci le gambe, dacché sappiamo, nolenti o volenti, che la nostra posizione è fragile e momentanea; il discorso allora si fa sull’esserci, sulla sua presenza? Ma viene spontanea una domanda: il mondo che ci circonda, la società, l’ambiente non hanno importanza sulla crescita e formazione umana? Senz’altro e qui nelle nuove poesie Donatini affronta il problema: quello della malinconia, della insufficienza, della mancanza del ruolo. In conclusione fare poesie significa esternare il nostro pathos, la nostra interiorità malata, il nostro malessere continuo, in quanto coscienti della nostra precarietà? Ma  l’uomo esiste e in quanto essere attivo dovrebbe partecipare con la sua personalità a ché il mondo migliori; fare quello che è in suo potere per riuscirci. Più si fa a fondo della questione e più le cogitazioni mentali del nostro poeta, il quale si sente partecipe, ma anche sfiduciato, triste, melanconicamente inattivo, diventano molteplici; sarà forse che questo Covid in qualche modo ha contribuito a rendere l’uomo triste e assente? Penso di sì, in qualche misura  si è chiuso, ritirato nel suo abitacolo, in se stresso, allontanandosi dal ruolo che dovrebbe avere. Quello di un essere civile la cui realizzazione si compie quando prende parte, e si dà da fare, in quello che può, per cambiarle le cose, e renderle più adatte al nostro vivere. Una molteplicità di questioni che contribuiscono a rendere plurali, polimorfiche, e polisemiche queste poesie, dove sono molteplici le tematiche che le ispirano: l’esistenzialismo, il fatto di esistere, il sociale, l’ambiente…    Quanto allo stile del Nostro, è fluente, scorrevole, dove la parola occupa un posto essenziale con la sua etimologia e  il suo essere in una trama di grande energia epistemologica. Si deve dire anche che il poeta è alla ricerca di uno stile altro, in continua maturazione, un climax interessante e nuovo per pathos e logos. In effetti il poeta non si ferma in un porto dove pensa di avere raggiunto il maximum, ma va avanti, cresce, si moltiplica in invenzioni e creazioni. Verrebbe da dire, anche se scontato, chi si ferma è perduto. In un confronto tra le poesie date alla stampa per i caratteri di Miano Editore e queste ultime, a livello filologico e stilistico,   viene da scrivere che queste sono impostate su ritmi più prosatrici e meno lirici; segno di una ricerca che il poeta, come detto, sta attuando verso nuovi lidi costruttivi e interessanti. 

Nazario Pardini

 

DAL TESTO

Sotto il senso del vivere

Franco Donatini

Indice

 

Il nido

Inverno

Incontrarsi per caso

Ricordi

Dolce amara compagna

Kabul

Fuori

Scivola il tempo

Gente

Chi sono io

Il nido

 

E la sera cala

umida di tiepida rugiada

sul nido che protegge

i nostri corpi

Un soffio di vento malizioso

s’insinua

e un brivido scorre sulla pelle

 

E dal groviglio ribelle

di mimose

la luna sfugge

timida possiede

il cielo e bagna

di candide carezze

di lievi sospiri il prato verde

 

E la notte scende

sul pallido orizzonte di colline

scuri profili

disegna e inquieta

animi stanchi

piccole luci accedono

di amari ricordi un cimitero

 

Ma il nido si apre

e accoglie

smarriti sensi fiumi di parole

desideri sopiti il buio svela

apre cancelli chiusi

e scioglie i petali carnosi

del trepido bocciolo d’una rosa

 

Inverno

 

E io che amo l'inverno

il silenzio dei paesaggi

e i suoni ovattati delle città

i giorni brevi avari di luce

il letargo dei campi

e i canti negati degli uccelli

 

Amo l'assenza

dei tripudi cromatici

i muti sospiri

dell’aria senza vento

lo sgomento degli alberi

con le braccia levate al cielo

 

Amo la natura 

che tiene in ostaggio il riposo

che accende i fuochi

il tepore nei corpi

i desideri indicibili

i sogni destinati a morire a primavera

 

Incontrarsi per caso

 

Incontrarsi per caso

Quante volte lui l’ha ignorata

quante volte lei non ha fatto niente

si è limitata a sognare

a consegnare alla mente trepide notti

di passioni e attese senza speranza

destinate a restare sogni

Soli come al ritorno da un viaggio

da una meta non prevista

un viaggio per strade come gomitoli

che tornano sempre su sé stessi

un viaggio di tutti i giorni

senza paura né coraggio

Si sfiorano non come Ulisse

che pure sfiora la sua terra senza toccarla

ma gioca con le sue passioni e una meta ce l’ha

quella che ha sempre sognato e vuole

che resti un sogno

Non si conoscono

come comete partite da galassie lontane

senza sapere di esistere

Il corpo di lei segue il cammino della Luna

l’uomo non ne ha alcuno o ne ha molti

tutti uguali portano a una stessa meta

 

Incontrarsi per caso

Solo quella volta le altre non contano

migliaia di appuntamenti buttati al vento

non costruiti non previsti non cercati

come quella volta uguale e diversa dalle altre

Ci pensa il tempo a comporre gli eventi

a rompere i muri dell’indifferenza

e a costruirne di nuovi

Non c’è una logica o un fine

c’è solo il mistero dell’accadere

la ripetizione di istanti sempre diversi

di sentieri dispersi e non più ritrovati

di momenti mancati

di individui isolati

Anche quella volta non conta

eppure avevano sperato sognato

ma non c’è mai un inizio o una fine

un prima o un dopo la clessidra si ribalta

e segna sempre la stessa durata

Anche quella volta non conta

è solo una meta scontata                

da gettare senza odio né rabbia

come il mare in silenzio cancella

il cammino scritto su un foglio di sabbia

 

Ricordi

 

Ho gettato via i ricordi

pesanti come pietre nella mia bisaccia

tonfi nel mare vortici brevi

e poi più niente

È leggero il mio corpo e anche l’anima

sganciati finalmente dal passato

da flebili filamenti temporali

ormai dissolti

Tutto tornato al punto di partenza

Le pietre nel fondo marino

ove erano cadute espulse

dal vulcanico ribollire della terra

I segni di gesso cancellati sulla mia lavagna

tornata vuota come il nero degli abissi

il nero profondo dell’assenza

Tutto tornato al punto di partenza 

 

Ho gettato via i ricordi

frammenti d’esistenza

ferite sanguinanti dolori sopiti

pagine scritte di amori finiti

Vuoto il labirinto mentale niente trattiene

il corpo che sale

Ma l’anima resta giù nella caverna

incatenata cerca un punto

da dove ripartire

dalle ombre fluttuanti dai simulacri di pietra

dalla luce accecante che viene da fuori

Mancano gli occhi per vedere e capire

mancano gli arti per toccare e sentire    

la caverna è una nuova prigione

chiedo a Platone

restò con te l’anima nel momento del trapasso?

 

Dolce amara compagna

 

Hospes comesque

da Memorie di Adriano

di Marguerite Yourcenar

 

Che cosa resterà di questi giorni

dei nostri turbamenti di emozioni

che son solo momenti d’un percorso

certo già segnato

 

Dolce amara presenza hai scortato

silenziosa e indifferente l’esistenza

compagna triste ma non invadente

assente e rispettosa dei miei anni

 

Distante hai seguito i miei affanni

avara hai smorzato gioie

e nel lenire i miei dolori

hai sciolto amori e odi ormai sopiti

 

Come il sole calante dietro i monti

rallenterò il mio passo

per fermare il tempo solo un momento

di questa vita avida di luce

 

Resteranno i miei versi

forse il ricordo di chi mi ha incontrato

ma nel silenzio profondo che m’avvolge

paiono i brevi attimi eterni

 

E mentre la sera si avvicina il cielo

pian piano si scolora

l’anima fugge e una nuova stella

s’aggiunge schiva alla volta oscura

 

Compagna sappi

che ti sono grato per avermi sempre

rammentato che c’è un confine al cielo

che con il corpo non si può varcare

 

 


 

1 commento:

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