domenica 9 gennaio 2022

MARIA RIZZI LEGGE: "MALACARNE" DI PARIZIA STEFANELLI

 Maria Rizzi su Malacarne di Patrizia Stefanelli - Il Poligrafo Editore -


Ho ricevuto in dono dalla carissima amica Patrizia Stefanelli, la sua ultima creatura, la Silloge “Malacarne”, edita da Il Poligrafo e prefata da un monumentale professor Orazio Antonio Bologna. Ho l’indegno onore di viaggiare con lei in questo testo con una nota critica e, rileggendola, mi sono resa conto della generosità di Patrizia, perché le mie parole mi sono sembrate estremamente riduttive e inadeguate. Se è vero che io amo soprattutto ciò che i poeti scrivono con il sangue, la nostra Artista insegna che i versi possono essere croste di sangue e che solo scrivendo con esso si impara quanto si identifichi con lo spirito. “Ora vedi una lama piroettare / incontro all’infinito / fare disegni su terra e fatica / nel tempo-spazio tuo”. - tratti da “Malacarne” -. Il prefatore parla di una poetessa che ‘rompe le convenzioni’, e di questa tendenza dell’Autrice ho sempre preso atto con infinita ammirazione. Lei dimostra che i versi possono essere baci e morsi, i denti mordono e le ferite stentano a rimarginarsi. I Poeti che non si vergognano di urlare i sentimenti, di mettersi a piangere e a ridere in mezzo alla strada, sono i visionari che scavano nel vento come matti, che raschiano il tempo come rabdomanti per trovare l’acqua nei luoghi più aridi. Patrizia nella vita e nei versi possiede il coraggio della verità. Sa ipnotizzare giocando con l’immaginazione, eco vagante, che imprigiona nella rete di una lirica, e sa volare sul pentagramma donando melodia alle parole che bruciano. Scrive per impulso, per emozione, per incandescenza. E viaggia su tutti i registri, rendendo la sua Opera una magnifica miscela di tematiche. I ricordi, i sogni, le speculazioni filosofiche, il sociale, le aspettative per il futuro. L’impegno civile della Poetessa merita di essere messo in risalto, in quanto ha aspetti così forti da far tremare l’anima. Non scende a compromessi con il lirismo tradizionale, sorprende e coinvolge con la sua autenticità. “Stazione di servizio, svolta a sinistra: / seduto al sole il matto del paese / parla parla e parla / a un cellulare spento. / Fu un grande capitano di vascello, / condusse navi al tropico del Cancro, / sull’albero più alto la sua casa / osserva l’oltremondo” - tratti da “Game Over” - In questi versi apparentemente rudi colpiscono la musica e la pietas. Patrizia sembra descrittiva, in realtà resta sempre avvinta al tralcio della Poesia pura e non riesce a contenere il sentimento di compassione in senso etimologico, ovvero la capacità di percepire la sofferenza dell’altro e di renderla sua. Indossa molti dolori in questa Raccolta e non scivola mai sull’unto dello scontato. L’Autrice insegna la vera carità, la rende simile alla rugiada del cielo che cade senza rumore nel seno degli infelici. “Ogni giorno a quest’ora / che il pomeriggio cede i suoi cordogli / lei sta / assorta tra le piante: / segue il filo di un niente. / E’ una donna di appena quarant’anni / gli altri a venire li ha dimenticati. Trastulla un frutto, forse un fiore o un ramo” - tratti da “Sulla via”-. Il testo non può definirsi intimo, ma senz’altro intimistico, perché Patrizia nello svuotarsi rivela anche se stessa, le sue stagioni dolci - amare. Recita con levità flash della sua storia, dimostrando come, soprattutto in poesia la biografia è la vita vista attraverso il prisma della persona. “Sono certa di averla fatta / una corsa tra vigne di un giardino / che per piccole scale ci portava / giù al mare. / Voci dal campanile / orfane di tempo / chiosano il canto di cento ragazze / con occhi rossi e costumi da bagno /fin troppo grandi per altre fattezze / a venire.” - tratti da “Dal collegio il mare”-. Nell’universo della nostra Autrice l’amore resta visione, intesa come sogno, progetto, immagine guida da perseguire, in quanto possiede valore di bussola dell’esistenza. E il sentimento si nutre del lirismo più puro. Tocca vette incredibili e crea vertigini, sospensioni, stordimenti. “Tra le braccia di un uomo: musica, / amplissime falcate, alte vedute / e picchiate alle fonti e risalite / allo splendore / sfiancate di corse alle valli / e poi discese. / In planare leggero / un uomo, una donna, la musica”. - tratti da “Amanti” -. La cifra stilistica unica, distintiva di Patrizia si rivela in questi versi con potenza immaginifica, con un timbro, o suono della parola, che fa sì che ogni fonema rinvii a sensazioni specifiche. E proprio il timbro consente alla musica di esplodere, di farsi assordante e di divenire il sottofondo perfetto per l’eros sublimato della lirica. Di questa Artista ammiro da sempre le scelte lessicali che confermano quanto sia vero che la vera Poesia non viene scritta per essere analizzata. Deve ispirarci al di là della ragione, deve commuoverci al di là della comprensione. Volo sulle sillabe delle liriche di Patrizia e ogni volta ho la sensazione di danzare sulla sua anima. Tutto avviene in modo naturale, libero, selvaggio… come una corsa di notte sulla battigia sentendo che “H(o) tutto il cielo sopra da guardare / e Luna non disdegna le sue (mie) dita.” - tratti da “Tutto il mare” -  L’Autrice non perde la memoria delle proprie origini, di quello che si potrebbe definire ‘il fango da cui siamo stati tratti’. E nello scorrere i versi della lirica “Dai bordi tratteggiati” mi si sono inumiditi gli occhi e ho sentito i polsi vacillare. “Sei la donna dai bordi tratteggiati, / il color seppia di un tempo che torna / a custodire radici e canzoni. / Lieve sei, nello sguardo di mio figlio, / nei quadri di Renoir / la musette e il trequarti del cappotto, / quel pampino di vite che si abbraccia. // Amara madre, / camminiamo le terre brulle sole / cercando i solchi dove il seme muore.// Il freddo è breve”. Vi è una storia intensa, sofferta, dolce e bruciante racchiusa in questo meraviglioso collage di poesie, che si leggono d’un fiato e si imprimono nella memoria come un sapere sorgivo, come qualcosa che si attendeva da tempo per sentirsi nuovi, salvi, vivi.             

Maria Rizzi

 





 

 

 

2 commenti:

  1. Ringrazio pubblicamente la mia amica scrittrice Maria Rizzi per questa sua generosa lettura di Malacarne e Nazario per la gentile pubblicazione nel suo blog.

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  2. Sono io a ringraziare te, Patrizia, per il dono di una Silloge che consente di naufragare e risorgere. Ho peccato di riduttività, in quanto vi era molto altro da dire. Ovviamente ringrazio il nostro Nume Tutelare che accoglie tutte le occasioni di confronto.

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