sabato 5 marzo 2022

PIETRO RAINERO: "STORIA DI UNA MELA"

 

                           

Pietro Rainero,
collaboratore di Lèucade

    Storia di una mela

 

Qui intorno è tutto molto bello!

Fiori dappertutto, fiori gialli, viola, rossi, blu ed arancio. Fichi, vigneti a perdita d'occhio, banane a volontà, palme con datteri, felci odorose.

E tanti, tanti animali per ogni dove. Scimmie ed elefanti, tigri e iene, coccodrilli e formichieri, e ogni sorta di bestie domestiche: maiali, cani, asini, oche e cavalli.

Flora lussureggiante, fauna scalpitante. Sembra un vero e proprio paradiso terrestre!

Il Sole, caldo e dorato, riempie il cielo; io me ne sto qui, sul mio ramo, a crogiolarmi al Sole.

Si avvicina un serpente, cosa vorrà mai? Mi prende con la bocca... mi stacca dal ramo... dove mi porta ora?

Ci avviciniamo ad una donna e il serpente dice: “È forse vero che Dio vi ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del paradiso?”.

La donna risponde: “Del frutto degli alberi che sono nel paradiso noi possiamo mangiare, ma riguardo al frutto dell'albero sito nel mezzo del paradiso Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, per evitare di morire”.

Ma il serpente replica: “Voi non morrete affatto. Poiché Dio sapeva che il giorno in cui ne mangerete, si apriranno i vostri occhi e sarete come dèi, conoscitori del bene e del male”.

La donna è dubbiosa. Ma ora vince la titubanza e mi addenta. Ahi... che male!!

La donna, che credo si chiami Eva e che non conosco, mastica con gusto la parte che ha staccato dal mio corpo. Si avvicina un signore, è arrabbiatissimo. E' il padrone dell'orto, del giardino.

Scaccia Eva e suo marito: meno male, sono salva!

 

Da tempo mi sono trasferita in Grecia. Sono maturata un poco, da verde sono diventata gialla, sembro d'oro.

Qui attorno vedo tre donne. Che belle quelle tre! Che vesti fluenti, che bei disegni sulle gonne, lunghe fino al suolo, e che portamento fiero, sembrano dee.

La prima dice: “Paride, sono io, Atena, la più bella, e se darai a me il pomo della vittoria ti renderò sapiente e imbattibile in guerra, consentendoti di superare ogni guerriero”.

Sentiamo la seconda: “Paride, principe di Troia, come ricompensa in cambio della mela d'oro io, Era, ti darò ricchezza e poteri immensi, talchè a un tuo gesto interi popoli si sottometteranno, e avrai tanta gloria che il tuo nome riecheggerà fino alle stelle”.

La terza: “Io, Afrodite, ti concederò l'amore della donna più bella tra le mortali”.

Vedo che Paride mi consegna a quest'ultima. Ora sono in mano ad Afrodite; è radiosa in viso, felice.

Ci credo: ha vinto il titolo di miss Universo! Per fortuna non mi morde, sembra accontentarsi di esibirmi come trofeo.

Ma le altre due sono furibonde, forse pensavano di vincere; invece sono giunte seconda e terza.

Speriamo non succeda qualche guaio grosso: speriamo non scoppi una guerra!

 

E' passato un bel po' di tempo. Ora risiedo in Svizzera, un bel posto pulito ed ordinato. Oggi, 19 novembre 1307, sono sulla piazza di Altdorf, la città dove abito.

Ma che mi succede? Chi è che mi prende in mano? Dicono sia un certo Guglielmo. Ma perché mi posa sulla testa di quel ragazzo? Ah... è suo figlio. Ma che fa ora il signor Guglielmo, perché impugna una balestra? Perché mira da lontano alla testa di suo figlio? E' impazzito? Signore, stia attento!! E' pericoloso! Ma cosa fa? Scocca la freccia? 

Ah! Che dolore lancinante!!! Mi sento trapassata. Esce succo, sono ferita! Ma cosa ho fatto di male io al signor Guglielmo?

 

Ora sto meglio, mi sono rimessa, ho solo in più un cerotto. D'altra parte il tempo lenisce le ferite.

Sto molto bene qui, nella campagna inglese, nella mia casa sopra ad un albero dalle folte foglie, un melo ovviamente, un albero di mele.

Non fa né troppo caldo né freddo, si sta d'incanto. Dicono che in giro imperversi la peste, ma io non so cosa sia questa malattia, non ho mai avuto niente, mai andata da un dottore. Sono tutta rossa, ma per la mia età adulta, non ho la febbre!

Oh, si alza un po' di vento, qui in Inghilterra il clima muta velocemente, è ballerino anzi che no.

Che forza, che violenza! Mi sto per staccare dal ramo, aiuto... cado!

Che botta!! E che botta ha preso in testa il signore che riposava sotto l'albero. Però non sembra arrabbiato di essere stato risvegliato dai suoi sogni. Sembra felice, forse l'ho svegliato da un incubo.

E' felice ed eccitato: sta scappando via farfugliando di come la luna cada, ma non cada come le mele solo perché è molto veloce, velocissima.

A me sembra pazzo, il signore, a me la luna sembra ferma, altro che veloce! Sì, questo personaggio non ha tutte le rotelle a posto!

 

Sono finita in un bosco.

Pieno di tanti animaletti, che belli!

Quel coniglietto laggiù in fondo è simpaticissimo. E come salta!

Chi è adesso che mi stacca di nuovo dal mio ramo? Uffa! E' una vecchia bruttissima, sdentata. Mi mette in un paniere con altre mele. Ma prima cosa fa? Perché ha in mano quella siringa? No! No! Non pungermi, vecchia strega! Io non voglio punture, ho paura, ho rifiutato anche il vaccino per l'influenza.

Ahia! Che male. Ora sono la prima, in alto, nel cesto di mele. Dove ci porta la vecchia? Ecco laggiù una casetta.

Sento la vecchia: “Mele, belle mele, comprate queste belle mele. Oh, che bella fanciulla. Come ti chiami?”.

“Sono Biancaneve”.

“Sono molte ore che grido ma nessuno mi compera queste belle mele, eppure sono bellissime. Assaggiane una, Biancaneve, prendi questa qui, bella rossa”.

“Oh, grazie nonnina”.

No, non mangiarmi, Biancaneve! Non farmi male, non mordermi, e poi... sono arrabbiata, avvelenata. Ti prego, non mordermi! Ahi, che dolore! Ora mi mancano due pezzi: sono proprio malridotta. Povera me, e povera Biancaneve, è subito caduta al suolo, esanime.

Meno male che sta arrivando di gran carriera un bel principe.

 

Accipicchia, ma sono tutti fissati! Anche questo signor qui, Alan Turing, vuole farmi una puntura, anche lui! Ma io non voglio un altro buco, non voglio l'iniezione, non ho il morbillo, sono tutta marrone ormai, sono vecchia. Marrone senza puntini rossi, non sono malata. E cosa c'è scritto sulla fiala? Cianuro! Ma è velenoso. Ma poi, a chi mi farà morsicare? Anche lui ce l'ha con Biancaneve?

Ma che fa? Mi morsica lui? Stia attento, che diamine! No, No! Ahi!! …

 

Sono proprio a pezzi; anzi, mi mancano tre pezzi, ormai.

E questi quattro ragazzotti qui, di Liverpool, sono tanto strani, ma come sono vestiti? Come mai hanno i capelli lunghi come le femmine? Mah... che strani, questi tempi moderni: chiamano come me addirittura una metropoli, in America, la grande mela, la chiamano...ma si può?! Sono tutti matti, anche le ragazzine che inneggiano a questi quattro! Come li chiamano? Beatles, ma che roba è? Sapete comunque cosa vi dico? A me stanno simpatici, e sapete perché? Perché, d'accordo con la loro casa discografica, non mi hanno mangiato, si sono limitati a fotografarmi e mettere poi la mia immagine al centro del loro disco di vinile. Meno male, sono già stata morsa ben tre volte.

 

Ora non ho più molto da raccontare, è quasi ora di cena e sono stanca, ridotta al torsolo, all'osso.

Vedo che chi sta scrivendo le mie memorie ha già iniziato a mangiare, anzi, sta quasi per finire.

E' alla frutta.

Credo che... oh no! Mi sta per addentare. No! Aiuto!!!

1 commento:

  1. Seduttiva questa storia della mela che Pietro Rainero snoda dal 'paradiso terrestre', alla leggenda di Paride, a Guglielmo Tell, fino alla fiaba di Biancaneve. Il frutto racconta le sue vicissitudini in prima persona adottando lo stile paratattico che rende filmica la vicenda. Il nerbo narrativo dell'Autore è indubbio, soprattutto perché riesce a concatenare eventi tanto diversi e a dare al racconto una struttura unitaria. Altrettanto indubbia l'originalità dell'idea. Si dovrebbe cominciare a concepire testi così ricchi di fantasia e realtà, che attingono al pensiero magico e restituiscono senso al termine fabula. Ringrazio di cuore Pietro per questo cammeo e lo saluto con affetto nel segno di Nazario.

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