domenica 8 dicembre 2013

MIRIAM BINDA INTERVISTA N. D. S. BUSA'





a cura: Ninnj Di Stefano Busà
Antonio Spagnuolo
edizioni: Kairos - NA





INTERVISTA CONCESSA da Ninnj Di Stefano Busà a Miriam Binda di
 AMINAMUNDI

Qui di seguito  evidenziamo alcuni quesiti molto interessanti che rimandano, anche se in una forma abbreviata, all'analisi sull'arte di oggi a contatto con le tecnologie  (soprattutto internet)  utilizzate  per la divulgazione culturale  in ambito editoriale.
Si ringrazia la curatrice dell'Almanacco  "L'EVOLUZIONE DELLE FORME POETICHE - la migliore produzione poetica dell'ultimo ventennio 1990-2012 (Kairos editore) dr.a Ninnj Di Stefano Busà che da anni si occupa di arte e letteratura;  essendo ella "poetessa"  ci ha dato ragguagli e precisazioni che  approfondiscono   il discorso sull'evoluzione delle forme poetiche a contatto con  la comunicazione  resa sulla rete "web". 

Domanda: L'evoluzione delle forme poetiche è un Almanacco edito dall'Edizioni Kairos di Napoli.  Raccoglie le  poesie di molti autori-poeti italiani. Lei, in qualità di  Curatrice, insieme al Prof. Antonio Spagnuolo,  perché  nella prefazione  sostiene che la poesia nell'età post-moderna sta attraversando sentieri  nebulosi e asfittici? Questi sentieri  come lei sostiene   riguardano  soprattutto  il mondo della scuola, oppure, lei individua altri  ambiti in cui l'indifferenza  o meglio il menefreghismo toglie vigore  al pregio artistico abbinato allo studio e approfondimento  dell'arte epica e/o poetica?

Ninnj Di Stefano Busà: la responsabilità di questa grave crisi che io denuncio nell'introduzione dellAlmanacco Storico da me curato è da addebitare soprattutto alla latitanza ed emarginazione del mondo editoriale. Lì, si crea la frattura tra la Poesia e la Storia, tra la cultura e la non cultura della parola poetica, che sta per estinguere il suo ruolo di apertura e di rivelazione di un sistema linguistico, che rendeva viva e mirabilmente intensa la pagina letteraria dei secoli passati: Lì, bisognerà insistere e tracciare segni di persuasione, perché non respingano tout court la poesia adducendo il motivo che non rende commercialmente sul mercato. E vero, la poesia non rende, (perché non è tangibile, non è prodotto combustibile), ma è molto più grave non offrire la possibilità di cimentarsi, piuttosto che avere un secolo senza poesia. In ogni modo sono convinta che se le case editrici offrissero la possibilità di istruire collane di medio/grande spessore, si stupirebbero di quanto sarebbero affollate le redazioni, e quanto denaro potrebbero incassare (in termini di mercato!!!). Invece i loro organi direttivi restano sordi, incapaci di captare lesigenza della poesia, come la Russia ad es. che promuove e apprezza il messaggio poetico al di là della sua reale capitalizzazione in termini economici. Il che, in tempi di crisi, sarebbe auspicabile. Il poeta è lunico a voler pagare di tasca sua il libretto di poesia e anche considerando il rigore economico fa un certo effetto...ma dall’'altra parte trova un muro, una negazione netta e precisa, fatta esclusione per piccoli editori che ci speculano alla grande. La poesia non serve per gli addetti ai lavori del ns. secolo e non se ne parla di pubblicarla. In effetti sono gli addetti, i famosi direttori editoriali a decretarne la fine, lenta e inesorabile.
La nuova figura del Web entro lambito della poesia ha decretato quasi del tutto lesclusione del cartaceo. Oggi ledito poetico si rivolge allediting online, alle-book soprattutto. La nuova generazione dei giovani poeti, vista la riluttanza e latitanza dellEditore elitario, fa leva sulle tecnologie e strumentazioni del web, che sul piano tecnologico risulta valido a dare pubblicazione e divulgazione maggiori e di buon rendimento dimmagine.  


Domanda: Le nuove  tecnologie  e strumentazioni elettroniche "web"    possono favorire la divulgazione di nuove forme poetiche anche attraverso  la pubblicazione di testi e riferimenti  bibliografici degli autori.  Un tale servizio tecnologico era impensabile, nelle epoche passate, perché  l'opera letteraria riceveva il consenso, per l'eventuale pubblicazione, dagli editing  e dai critici letterari  al servizio delle case editrici. Molti autori, soprattutto  critici letterari squalificano   l'uso delle nuove tecnologie  perché   sulla rete o nella rete di internet, manca la "garanzia di qualità"  garantita invece dalle case editrici che pubblicano  i libri di  noti autori selezionati. Eppure se andiamo a vedere gli sviluppi delle arti figurative, anche musicali  l'uso di impianti tecnologici e strumentazioni d'avanguardia sono  utilizzati  per creare opere d'arte  che ricevono consensi internazionali. E questo aspetto tecnologico abbinato all'arte non offusca minimamente  l'avanguardia artistica anche del passato.   Esempio:  Benedict Radcliffe   ha presentato una creazione o   installazione reticolare  con schemi web-elettronici,  in collaborazione con una nota  casa automobilistica  ha poi presentato, questa sua opera d'arte,  a Milano in occasione del  Design Week. Lei pensa  che per  l'arte - poetica -  non ci sia la possibilità di creare forme di comunicazione artistica o nuove installazioni  in  grado di  unire   l'arte della parola epica   alla tecnologia informatica  ?

Ninnj Di Stefano Busà: certo, il nuovo che avanza a grandi passi, soppiantando lantica supremazia e offuscando la priorità e il potere editorialistico del passato, viene respinto a priori e declassato, additandolo come squalificato o solo avanguardistico. Ma sono stati loro per primi a trattare la poesia così marginalmente, e, al contempo, così elitariamente da escluderla dai canali di rappresentazione e includerla tutta entro gli ambiti della conoscenza e delle congreghe strumentalistiche amicali, tali da ridurre le pubblicazioni a mere rarità, rarefatte a tal punto da contarle annualmente sulle dita di una mano. Non possono davvero lamentarsi ora che la poesia sfugge loro dalle mani, per avviarsi su sentieri tecnologici di sviluppi ulteriori e di diversificati canali di distribuzione e di ricchezza culturali. Riguardo poi lultima parte della sua domanda, perché no? Internet ha aperto orizzonti di vastissima connotazione moderna. Le nuove installazioni tecnologiche sono in grado di unificare il concetto darte, rendendolo accessibile a tutti. In tal senso può sopperire alla mancanza delleditoria che non ha capito la fonte virtuale di mercato, in quanto bacino sotterraneo di grandi risorse e di alfabetizzazioni linguistiche proprie dellevoluzione delle forme poetiche.
Scopo della mia opera è di stimolare ai vari livelli la più ampia diffusione del fattore poetico, sollecitando la voglia di aprirsi ad una palingenesi di forme di scritture e di linguismi più evoluti.




2 commenti:

  1. Considerata la latitanza dell’editoria di cui parla giustamente la Busà, fa indubbiamente bene la nuova generazione poetica a cercare soluzioni alternative nel Web. C’è tuttavia un’alea da considerare, legata al carattere a mio parere “colloquiale” del linguaggio artistico, che rischia di venire fagocitato dalla massificazione e dall’omologazione imperanti nel Web. Il linguaggio dell’arte e della poesia non è rivolto a tutti (come il linguaggio della pubblicità o quello della politica, tanto per esemplificare), ma non è rivolto neppure a quei pochi iniziati cui preferisce rivolgersi l’editoria per le ragioni ben spiegate dalla Busà. Il linguaggio artistico si rivolge, più che a tutti, al cuore di ognuno, il che pretende interiorità, autenticità. Ne seguea mio avviso, che l’abilità dell’operatore sta nel trasformare il “linguaggio per tutti” in “linguaggio per ognuno”. Trasformare ossia la superficialità in profondità, diventando una sorta di cavallo di Troia con cui sabotare dall’interno le strutture linguistiche della massificazione.
    Franco Campegiani

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  2. Condivido in toto e in profondità quanto Franco Campegiani sostiene in questo suo commento. La latitanza dell'editoria è un fatto ormai acclarato e se ne conoscono bene le cause ( che, poi, sono le stesse che generano squilibri anche in altri campi obbedendo ciecamente alla sola legge del mercato). C'è, però, quell'eventualità rischiosissima che aggrappandosi all'alternativa tecnologica si possa essere "fagocitati" dalla massificazione. E, questo, è un pericolo che, non solo non va sottovalutato, ma può recare danni molto più seri di quanto si possa pensare. Insomma: non bisognerebbe mai dimenticare - e meglio di come l'ha detto Franco non si può - che "il linguaggio artistico si rivolge, più che a tutti, al cuore di ognuno, il che pretende interiorità, autenticità". Sono l'operatore e l'operante che possiedono queste qualità coloro che possono, e devono, liberarci dalla prigione dell'omologazione.

    Sandro Angelucci

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