Carmelo Consoli collaboratore di Lèucade |
Lorena Turri |
Commento
alle
poesie
di
Lorena
Turri
Liriche,
quelle
di
Lorena
Turri,
che
hanno
il
flessuoso
andamento
di
un
sogno
rigenerante,
premessa di rinascita, sorgenti da
un
animo
femminile
che
pur
nello
smarrimento del
proprio
passato
e
nel
pessimismo
dei
giorni
correnti
ha
la
forza
ed
il
dono
di
concedersi
alla
fiaba
dall'alto
di
una
fede
preziosa
di
rubini,
zaffiri
e
perle,
di
mettersi
in
ascolto
positivo dei silenzi
e
delle
solitudini,
di farsi
accarezzare
da
sensuali
nature.
Nasce
così
la
poesia
di
questa
autrice
i cui versi sono attraversati da una
delicata
vena
di
malinconica
introspezione.
Così
come
si effondono atmosfere che hanno
coloriture
tenere
e
ricostruttive; leggi ad esempio: “le
dame
en
rose/
dame en
blac”
di
proustiana
memoria.
Componimenti
che
presentano
caratteristiche di scrittura in cui le tonalità
si snodano in un
crescendo
costante e liberatorio
di
spazi,
sicurezze
e dove si abbandonano i ritmi grigi e inesorabili delle albe per approdare alle
luminosità
del
rosso
tramonto, del blu
della notte, di uscire dai silenzi e dalle solitudini per giungere alle rugiade
dei
fili
d'erba, alle
“bellezze
in
petali
di
giovinezza
/e
odore
di
rosa
bianco
spino/
con
sensual-
candore”,
citando
le
parole
dell'autrice.
Ognuna
delle
tre
poesie ha
in
realtà
una
costruzione
ben
distinta
dalle
altre
nella
metrica
e
nella
musicalità
e
questo
dimostra
la
capacità
della
Turri,
che
ha
raggiunto
una
piena
maturazione
poetica,
di
fare
felici variazioni
sulla
parola
e
sui
contenuti
con
feconda creazione.
Si
passa
così dalla
poesia
“2
Gennaio”
dove
un'
amara
considerazione
sul passato apre poi ad
una
timida incursione
solare
con riflessioni
successive di tipo interrogativo che sfociano nel
fulgore
della
fiaba,
alla
poesia
“Cominciai
così
a
sognare”
in cui è
costante
l'incubo
onirico
e rigenerativo di boschi, bacche e radici
per giungere all'ultimo lavoro “ All'ombra
del
glicine”dove
l'autrice
compie
una
immersione retrospettiva, di tipo pittorico,
fotografico
nelle
rarefatte
atmosfere
gli
anni
del
primo
novecento.
Cambiano
di conseguenza gli
andamenti sonori dei versi
con
mutamenti ed
effetti che vanno dallo
stupore
favolistico,
allo
sgomento
onirico
per
terminare con le gustose
pennellate
di
orchidee: “appena deste/lussureggianti
sugli
abiti
vistosi”.
Mutano
pure
le
dinamiche
metriche
che
si
estendono
dalla
gradevole
elasticità
della
lirica “2
Gennaio”
alla
cadenzata
e
ben costruita “Cominciai
così
a
sognare”, fino alla
sintesi
cromatica e di fragranze di “All'ombra
del
glicine”.
Resta
alla fine in
chi
legge
una
empatica
connessione
con
i
versi
di
questa
brava
autrice
che
sa
realmente
fare
poesia
e
che ha
la
capacità
di
accedere
a
trasmutazioni
poetiche
di
spessore
tanto da trascinare il lettore coinvolgendolo
in una calda emozione nel
suo
immaginifico
mondo.
Carmelo
Consoli
ALL’OMBRA DEL GLICINE
ALL’OMBRA DEL GLICINE
All’ombra del glicine tutta
un’invernale fioritura
allontanati i draghi dai cuscini
e a tutte le ore fiori
fiore dopo fiore
a mezzogiorno cattleye
appena deste
lussureggianti sugli abiti vistosi
dame “en rose”
dame “en blanc”
bellezze in petali di giovinezza
e odore di rosa bianco spino
con sensual-candore
nelle cappelle a maggio
bianchi ricordi e rosa spini
d’amore che mai
vide in altare sposi.
2
GENNAIO
Credevamo
di aver chiuso
la
porta del passato
ma
ogni alba ritorna inesorabile
e
sempre uguale
anche
oggi che più irreale appare
il
silenzio nelle strade
tra i
rami infreddoliti degli abeti
fa
capolino il Sole
con
voce sommessa dice:
“Ricordi,
Principessa?
Volevamo costruire una casa tutta bella
alta come un castello.
È
giunto il tempo di iniziare
ora
che Altabarre ha incontrato nel Sogno
il Salvatore
Vedi?
è un
rubino luminoso e rosso
il
Tramonto
uno
zaffiro prezioso e blu
la
Notte
una
perla iridata e bianca
la
Poesia”
*Altabarre
– Il quarto dei Re Magi
Dopo
una mezza giornata di cammino con i Magi, Altabarre, il fratello più giovane di
Baldassarre, si accorse di aver lasciato a casa i suoi doni per il Salvatore.
Tornò indietro a prenderli, ma quando si rimise in viaggio era giorno alto e la
Stella Cometa non era più visibile. Aveva perso la sua guida celeste. Proseguì
comunque. Durante il suo percorso per le montagne scoscese, incontrò un
viandante ammalato e spese uno dei suoi tre doni e molto del suo tempo per
aiutarlo. Giunse a Betlemme quando ormai Giuseppe con Maria e il Bambino erano
fuggiti in Egitto. In città s’imbatté in una madre disperata col suo
figlioletto in braccio che cercava di sfuggire a un soldato di Erode.
Altabarre, allora, corruppe il soldato offrendogli in cambio della vita del
piccolo il secondo dei suoi doni. Non smise mai di cercare il Salvatore. Arrivò
in Palestina dopo un lungo e annoso peregrinare spendendo il suo terzo e ultimo
dono. Qui vide finalmente il Maestro che profferiva alla folla parole buone e
giuste. La stessa notte fece un sogno stupendo. Gesù gli parlava e gli mostrava
le mani, nelle quali teneva i suoi preziosi doni: un rubino, uno zaffiro e una
perla. (Breve sunto della fiaba di Martin Bazin – ed. San Paolo, 1996).
COMINCIAI COSI’
A SOGNARE
Mi soffermai ad ascoltare
un giorno
che piovve a dirotto sugli alberi.
Dei nidi allagati
il silenzio affamato
m’accarezzò lo sguardo
risalendo
dalle tempie
dopo un bacio intenso sui lobi vergini
e un tepore amorevole d’ala
s’allargò dentro al petto.
Cominciai così a sognare.
A lungo vagai in un bosco di oscurità iridata
nutrendomi soltanto di bacche e radici
esplorai le rugiade dei fili d’erba all’alba
con la stessa solitudine
che mi narrarono le pratoline al tramonto
non ebbi mai paura dei lupi
ma mi atterrì l’ululato a una luna
brinata nella misura ritmica del tempo.
Il mio più sentito grazie a Carmelo Consoli per questa splendida recensione che mi lusinga e mi onora e al prof. Pardini che così amabilmente mi ospita.
RispondiEliminaColgo l'occasione per augurare ad entrambi un Anno di serenità e di poesia.
Col cuore,
Lorena Turri
Belle poesie quelle di Lorena Turri, abilmente commentate da Carmelo Consoli e rese ancora più apprezzabili. Poesie fresche con il ritmo del canto che leggero si diffonde nell'aria e ascolti liberamente attraverso avvolgenti e profumati soffi.
RispondiEliminaCon ammirazione
Francesco
Grazie a Francesco Casuscelli per il suo apprezzamento e per la condivisione.
EliminaLorena Turri
Carmelo mi è infinitamente caro. Ho avuto anche l'onore di presentarlo e di essere presentata da lui a Palazzo Vecchio. Trovarlo in veste di magnifico recensore della mia Lorena mi emoziona non poco. Questa donna che ha tanto studiato, che ha vissuto appartata, litigando con se stessa, in quanto ha un rapporto di grande rigidità con la propria Arte- si potrebbe dire che in un mondo di persone che non difettano di autostima e, soprattutto, non sanno prendere i limiti di se stessi, è tesa a criticarsi sempre- , sta lasciando il mondo della crisalide per divenire meravigliosa farfalla! Le sue liriche ricevono da parte delle voci più autorevoli del panorama letterario i tributi che meritano e Carmelo ne è l'ennesima conferma.
RispondiEliminaD'altronde come potrebbe essere altrimenti?
"Dei nidi allagati
il silenzio affamato
m’accarezzò lo sguardo
risalendo dalle tempie
dopo un bacio intenso sui lobi vergini
e un tepore amorevole d’ala
s’allargò dentro al petto."
Siamo nella poesia che rompe gli stampi, pur restando ancorata agli schemi tradizionali a livello stilistico. Una poesia che grida, incanta, improvvisamente si mette a piangere in mezzo alla strada. Siamo nell'allegoria più profonda del bisogno d'amore. Il meno inflazionato. Lorena si potrebbe definire un Araldo dei nomi nuovi, tramite i quali la lirica moderna si riconcilia con il passato e disvela i misteri e le meraviglie della creazione. Il respiro di questa Autrice è ampio, inarrestabile, sa danzare sinuoso tra gli schemi metrici, il verso libero, la sperimentazione. Ella sa padroneggiare i versi con rara abilità, coinvolgendo ogni tipo di lettore e facendo l'amore con il tepore dei nidi e con il filo spinato.
Ringrazio e abbraccio Carmelo Consoli per averla onorata con la sua competenza e.... stringo grata Lorena che mi sta arricchendo giorno dopo giorno.
Maria Rizzi