mercoledì 7 gennaio 2015

C. CONSOLI SU "POESIE" DI LORENA TURRI



Carmelo Consoli collaboratore di Lèucade

Lorena Turri

Commento alle poesie di Lorena Turri


Liriche, quelle di Lorena Turri, che hanno il flessuoso andamento di un sogno rigenerante, premessa di rinascita, sorgenti da un animo femminile che pur nello smarrimento  del proprio passato e nel pessimismo dei giorni correnti ha la forza ed il dono di concedersi alla fiaba dall'alto di una fede preziosa di rubini, zaffiri e perle, di mettersi in ascolto positivo dei silenzi e delle solitudini, di farsi accarezzare da sensuali nature.
Nasce così la poesia di questa autrice i cui versi sono attraversati da una delicata vena di malinconica introspezione.
Così come si effondono atmosfere che  hanno coloriture tenere e ricostruttive; leggi ad esempio: “le dame en rose/ dame en blacdi proustiana memoria.
Componimenti che presentano caratteristiche di scrittura in cui le tonalità si snodano in un crescendo costante  e liberatorio di spazi, sicurezze e dove si abbandonano i ritmi grigi e inesorabili delle albe per approdare  alle luminosità del rosso tramonto, del blu della notte, di uscire dai silenzi e dalle solitudini per giungere alle  rugiade dei fili d'erba,  allebellezze in petali di giovinezza /e odore di rosa bianco spino/ con sensual- candore, citando le parole dell'autrice.
Ognuna delle tre poesie ha in realtà una costruzione ben distinta dalle altre nella metrica e nella musicalità e questo dimostra la capacità della Turri, che ha raggiunto una piena maturazione poetica, di fare felici variazioni sulla parola e sui contenuti con feconda creazione.
Si passa così dalla poesia2 Gennaiodove un' amara considerazione sul passato apre poi ad una timida  incursione solare con  riflessioni successive di tipo interrogativo che sfociano nel fulgore della fiaba, alla poesiaCominciai così a sognare” in cui è costante l'incubo onirico e rigenerativo di boschi, bacche e radici  per giungere all'ultimo lavoroAll'ombra del glicinedove l'autrice compie una immersione retrospettiva, di tipo  pittorico, fotografico nelle rarefatte atmosfere gli anni del primo novecento.
Cambiano di conseguenza gli  andamenti sonori dei versi con mutamenti  ed effetti che vanno dallo stupore favolistico, allo sgomento onirico per terminare con le gustose pennellate di orchidee: “appena deste/lussureggianti sugli abiti vistosi”.
Mutano pure le dinamiche metriche che si estendono dalla gradevole elasticità della lirica  “2 Gennaioalla cadenzata e ben costruita  “Cominciai così a sognare,  fino alla sintesi cromatica e di fragranze diAll'ombra del glicine”.
Resta alla  fine in chi legge una empatica connessione con i versi di questa brava autrice che sa realmente fare poesia e che  ha la capacità di accedere a trasmutazioni poetiche di spessore tanto da trascinare il lettore  coinvolgendolo in una calda emozione  nel suo immaginifico mondo.

Carmelo Consoli



ALL’OMBRA DEL GLICINE

All’ombra del glicine tutta
un’invernale fioritura
allontanati i draghi dai cuscini

e a tutte le ore fiori
fiore dopo fiore

a mezzogiorno cattleye
appena deste
lussureggianti sugli abiti vistosi

dame “en rose”
dame “en blanc”

rose uguali ma diverse

bellezze in petali di giovinezza
e odore di rosa bianco spino
con sensual-candore
nelle cappelle a maggio

bianchi ricordi e rosa spini
d’amore che mai
vide in altare sposi.




2 GENNAIO

Credevamo di aver chiuso
la porta del passato
ma ogni alba ritorna inesorabile
e sempre uguale
anche oggi che più irreale appare
il silenzio nelle strade

tra i rami infreddoliti degli abeti
fa capolino il Sole
con voce sommessa dice:

“Ricordi, Principessa?
Volevamo costruire una casa tutta bella
alta come un castello.
È giunto il tempo di iniziare
ora che Altabarre ha incontrato nel Sogno
                                              il Salvatore
Vedi?
è un rubino luminoso e rosso
                                             il Tramonto
uno zaffiro prezioso e blu
                                                   la Notte
una perla iridata e bianca       
                                                la Poesia”




*Altabarre – Il quarto dei Re Magi

Dopo una mezza giornata di cammino con i Magi, Altabarre, il fratello più giovane di Baldassarre, si accorse di aver lasciato a casa i suoi doni per il Salvatore. Tornò indietro a prenderli, ma quando si rimise in viaggio era giorno alto e la Stella Cometa non era più visibile. Aveva perso la sua guida celeste. Proseguì comunque. Durante il suo percorso per le montagne scoscese, incontrò un viandante ammalato e spese uno dei suoi tre doni e molto del suo tempo per aiutarlo. Giunse a Betlemme quando ormai Giuseppe con Maria e il Bambino erano fuggiti in Egitto. In città s’imbatté in una madre disperata col suo figlioletto in braccio che cercava di sfuggire a un soldato di Erode. Altabarre, allora, corruppe il soldato offrendogli in cambio della vita del piccolo il secondo dei suoi doni. Non smise mai di cercare il Salvatore. Arrivò in Palestina dopo un lungo e annoso peregrinare spendendo il suo terzo e ultimo dono. Qui vide finalmente il Maestro che profferiva alla folla parole buone e giuste. La stessa notte fece un sogno stupendo. Gesù gli parlava e gli mostrava le mani, nelle quali teneva i suoi preziosi doni: un rubino, uno zaffiro e una perla. (Breve sunto della fiaba di Martin Bazin – ed. San Paolo, 1996).



COMINCIAI COSI’ A SOGNARE

Mi soffermai ad ascoltare
                                     un giorno
che piovve a dirotto sugli alberi.

Dei nidi allagati
                         il silenzio affamato
m’accarezzò lo sguardo
                            risalendo dalle tempie
dopo un bacio intenso sui lobi vergini
e un tepore amorevole d’ala
                          s’allargò dentro al petto.

Cominciai così a sognare.

A lungo vagai in un bosco di oscurità iridata
nutrendomi soltanto di bacche e radici
esplorai le rugiade dei fili d’erba all’alba
                           con la stessa solitudine
che mi narrarono le pratoline al tramonto

non ebbi mai paura dei lupi
ma mi atterrì l’ululato a una luna
brinata nella misura ritmica del tempo.




4 commenti:

  1. Il mio più sentito grazie a Carmelo Consoli per questa splendida recensione che mi lusinga e mi onora e al prof. Pardini che così amabilmente mi ospita.
    Colgo l'occasione per augurare ad entrambi un Anno di serenità e di poesia.

    Col cuore,
    Lorena Turri

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  2. Belle poesie quelle di Lorena Turri, abilmente commentate da Carmelo Consoli e rese ancora più apprezzabili. Poesie fresche con il ritmo del canto che leggero si diffonde nell'aria e ascolti liberamente attraverso avvolgenti e profumati soffi.
    Con ammirazione
    Francesco

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    1. Grazie a Francesco Casuscelli per il suo apprezzamento e per la condivisione.

      Lorena Turri

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  3. Carmelo mi è infinitamente caro. Ho avuto anche l'onore di presentarlo e di essere presentata da lui a Palazzo Vecchio. Trovarlo in veste di magnifico recensore della mia Lorena mi emoziona non poco. Questa donna che ha tanto studiato, che ha vissuto appartata, litigando con se stessa, in quanto ha un rapporto di grande rigidità con la propria Arte- si potrebbe dire che in un mondo di persone che non difettano di autostima e, soprattutto, non sanno prendere i limiti di se stessi, è tesa a criticarsi sempre- , sta lasciando il mondo della crisalide per divenire meravigliosa farfalla! Le sue liriche ricevono da parte delle voci più autorevoli del panorama letterario i tributi che meritano e Carmelo ne è l'ennesima conferma.
    D'altronde come potrebbe essere altrimenti?
    "Dei nidi allagati
    il silenzio affamato
    m’accarezzò lo sguardo
    risalendo dalle tempie
    dopo un bacio intenso sui lobi vergini
    e un tepore amorevole d’ala
    s’allargò dentro al petto."
    Siamo nella poesia che rompe gli stampi, pur restando ancorata agli schemi tradizionali a livello stilistico. Una poesia che grida, incanta, improvvisamente si mette a piangere in mezzo alla strada. Siamo nell'allegoria più profonda del bisogno d'amore. Il meno inflazionato. Lorena si potrebbe definire un Araldo dei nomi nuovi, tramite i quali la lirica moderna si riconcilia con il passato e disvela i misteri e le meraviglie della creazione. Il respiro di questa Autrice è ampio, inarrestabile, sa danzare sinuoso tra gli schemi metrici, il verso libero, la sperimentazione. Ella sa padroneggiare i versi con rara abilità, coinvolgendo ogni tipo di lettore e facendo l'amore con il tepore dei nidi e con il filo spinato.
    Ringrazio e abbraccio Carmelo Consoli per averla onorata con la sua competenza e.... stringo grata Lorena che mi sta arricchendo giorno dopo giorno.
    Maria Rizzi

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