Rossella Cerniglia legge:
“QUANDO FINISCE LA LUCE”
di
FRANCESCO TERRONE
Guido Miano Editore, Milano,
2019
mianoposta@gmail.com
Quando finisce la luce,
titolo della più recente raccolta di versi di
Francesco
Terrone e, al contempo, verso che chiude
la prima poesia della raccolta, ha forse nell’autore, il senso più ampio, della
delimitazione di un’esistenza o di una stagione di vita, vissuta, in questo
caso, all’insegna dell’Amore. Un amore grande, maiuscolo, che tuttavia risente
di una fondamentale precarietà, un amore che si alimenta di dubbi e di
speranze, e conseguentemente di tormento. A volte di un dolce tormento.
Un senso di sfiducia e di amarezza pervade, infatti, l’intera
silloge e, in contrappunto, si mostra e vi si declina una struggente voglia di
vivere la vita in tutte le sue manifestazioni, ma naturalmente insieme alla
donna amata, ché altrimenti non sarebbe vita, autentica vita, ma angosciosa
solitudine e nullificazione.
L’amore è sempre minato alla base dal timore dell’abbandono,
della perdita: “Come l’aria / fuggi dalle mie braccia / come il vento / rapisci
i miei pensieri...” (Brividi d’amore)
ed è un sentimento che ha dimensione animica e talvolta un’apertura cosmica: è
fusione col Tutto, è esperienza panica che si nutre di speranza “... Conteremo
senza tempo / notti e notti / di caldi speranze” (Il vento canto dell’amore), a volte anche di disperata
speranza “Mandami un po’ di sole / in questo grigiore di luce e parole” (Amo te) che lo spinge persino ad
elemosinare un briciolo di sentimento dalla sua donna: “Come mendicante / ti
chiedo un abbraccio / come uomo / ti chiedo amore!” (Speranza d’amare).
Sono rintracciabili, tra queste pagine, come acutamente
nota Nazario
Pardini nella sua prefazione, le schermaglie amorose che connotano l’eros
catulliano: amore e odio, passione e allontanamento, con l’intimo tormento che
mina l’anima alle radici. Perché l’assenza della donna amata è essenzialmente
solitudine, mancanza di senso tra le cose: “Mi dispiace quando mi lasci solo /
a guardare il sole / e parlare / con il profumo delle rose / piene di spine” (La rotta dei sentimenti).
Nell’immagine della sua donna si condensa infatti l’intero
mondo, la sua vita e bellezza, ed è questo il senso di un volere spaziare,
correndo dentro lo sguardo di lei, come “un cavallo matto” su una immensa
prateria.
Una passione dolce e amara che si consuma ed esprime
talvolta in toni esacerbati: “Non vedi, non senti / che il mio cuore ha
bisogno/ di ascoltare e sentire / l’armonia della tua vita?” (Anima senza cuore). Un sentimento,
sempre agognato, che sembra mettere al mondo il poeta, e
un sorriso -quello della sua donna - che sembra regalargli il diritto all’esistenza:
“Adesso, se puoi, sorridi. / Sorridi e
fammi sentire la forza della vita” (Respira).
Questo, il tema centrale - vibrante di tutte le note degli avvicendamenti del
vivere - che trova spazio in queste pagine insieme al pathos delle incertezze,
delusioni, dubbi, desideri e conflitti amorosi.
Rossella Cerniglia
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