venerdì 27 settembre 2019

NAZARIO P. LEGGE: "IL VUOTO DEL NULLA" DI LINO D'AMICO


E’ sufficiente partire dalla prima strofa della poesia per connettersi, subito, con le meditazioni di un poeta che fa di tutto per concretizzare i suoi patemi nei ritmi della natura: il crepuscolo settembrino si fa primo attore nel quadro ontologico del canto; insidia l’accorrere di ogni fantasia; le vacue scompigliate chimere. La realtà diviene stretta simbologia di un tempo che corre, di una storia che fa i conti col settembre della vita. Tutto è epigrammatico, tutto è interiorità, tutto è storia: la vita è poesia, la poesia è vita: tempus fugit, memoriale, saudade, nostalgia, emozioni, coscienza della futilità dell’esistere, “di un tempo ormai svanito”. “L’ora prima del calar della sera solo il turbinio di ombre ferite”. Redde rationem e bilancio esistenziale divengono motivo di confronto con quel nulla che affligge e tormenta l’uomo. Si è a disagio di fronte al sempre e al nulla che si intrufolano nei nostri pensieri. D’altronde l’uomo è connaturato con le cose di ogni giorno, caduche e terrene, e di fronte all’immensità del cielo o all’eternità di Thanatos subisce emozioni che lo sconquassano. E’ così che cerca di rimediare donandosi agli effetti cromatici di Pan; annullandosi in quelle immagini non è detto che non dimentichi  la sua sorte: “dove, nella recita del dì a venire,/ solo il vuoto del nulla… e poi?”. Poesia calda, intensa, emotivamente  riflessiva e oggettivamente umana, dove i versi con le loro oscillazioni metriche danno forza e visività agli scarti meditativi e dove gli accorgimenti stilistici impiegati (metafore, sinestesie, iperboli…) ottimizzano il valore dei significanti.  

Nazario Pardini


Il vuoto del nulla

Il soffuso crepuscolo settembrino
insidia  il fruscio di ogni fantasia,
ostaggio appassito della solitudine
tra sfumati sospiri dell’anima
e vacue scompigliate chimere.

L’utopia di recondite sensazioni
si anima dell’eco di sussurri,
mentre fremiti di scosse nostalgie
 bruciano mormori di emozioni,
di un tempo ormai svanito.

L’attimo distilla l’attimo,
 il vuoto del nulla mi abbraccia,
nemmeno un palpito di ricordi,
solo il turbinio di ombre ferite
nell’ora prima del calar della sera.

Silenzi naufraghi di sogni
sbiaditi nello stagno dell’oblio
tra eterei fantasmi d’altra età
dove, nella recita del dì a venire,
solo il vuoto del nulla… e poi?

Lino D'Amico 



3 commenti:

  1. ....il crepuscolo che insidia la fantasia, e molte altre parole di ben preciso significato (appassito-solitudine-sospiri-vacue chimere-utopia-nostalgia-....etc) rappresentano qui l'amara confessione di un "vuoto" da cui il Poeta si sente avvolto (abbracciato).. Ogni parola infatti, in questa struggente lirica, assume l'importanza di un "essere" consapevole del tempo irriducibile ladro di te. Eppure si avverte ancora un senso di tenerezza , nascosta nell'oblio di "eterei fantasmi d'altra età",ma presente in quei silenzi che si nutrono ormai di una parola sola, quell'interrogativo finale che in definitiva appartiene a ciascuno di noi.
    Sempre apprezzabili queste composizioni di Lino D'Amico, tanto sotto il profilo estetico quanto per la profondità delle riflessioni.
    Edda Conte.

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  2. Gentilissima Edda- Grazie per questo graditissimo regalo. Con la sensibilità che ti è propria, La tua recensione ha estrapolato dal contenuto dei miei versi il recondito significato del mio intimo sentire. Grazie per il tempo che mi hai dedicato e per le considerazioni concesse ai miei "Pensieri"Ti saluto con un affettuoso abbraccio.
    Lino

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  3. Nelle tue poesie, caro Lino, riscopro ogni volta il tema della nostalgia del passato dove spesso riesci a irradiare lampi di speranza e di fede nella poesia. Il tuo pessimismo origina da una intensa esperienza di vita: sai che tutto viene meno fuorchè la memoria. Essa riempie il vuoto di quel nulla che pesa sulle tue spalle e nel divenire poesia, muta in utopica certezza di una immortalità non facilmente conquistabile mediante le nostre opere. Belli ed esaustivi i commenti che hanno preceduto questa breve nota, in particolare quello del grande Nazario Pardini.Con stima,
    Marisa Cossu

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