Alessio Vailati. IL MOTO PERPETUO DELL’ACQUA. Poesie. Biblioteca dei leoni. 2020
Una
plaquette che con versi di endecasillaba struttura ci dà l’armonia del vivere
incidendo i patemi esistenziali in iuncturae
reificanti. Tutto scorre con delicatezza e armonia. La parola, il
fonema, si consegnano all’animo perché ne faccia il corpo della comunicazione. Il moto perpetuo dell’acqua è preso come
titolo della silloge ma anche perché rispecchia in maniera oggettiva e
epigrammatica lo scorrere del tempo e
le variazioni del vivere. Tutto è mutevole, ogni cosa si trasforma, e
l’esistenza si sforza a tenere dietro a tali variazioni. Ma cosa di più vero,
di più incisivo di questa immagine? Ci sono qui tutti gli aspetti
dell’esistenza: il tempus fugit, le memorie, la saudade, la malinconia, la
solitudine, il vuoto, il pieno di ricordi che col passare degli anni si
moltiplica creando visioni di primavere e di volti scampati alla voracità
dell’ora. Una plaquette plurale, polisemica, che, attraverso una poetica
scorrevole e euritmica, ci disegna con concretezza la velocità e la
inconsistenza del tempo che fugge. Direbbe Orazio: “Dum loquimur fugerit invida aetas” o ancora Seneca: “Cotidie
morimur”, “Cotidie
morimur; cotidie enim demitur aliqua pars vitae, et tunc quoque cum crescimus
vita decrescit. Infantiam amisimus, deinde pueritiam, deinde adulescentiam.
Usque ad hesternum quidquid transit temporis perit; hunc ipsum quem agimus diem
cum morte dividimus. Quemadmodum clepsydram non extremum stillicidium…”. Come
del resto chiude il poeta con l’ultima lirica, cercando, con la sua ontologica
meditazione, di avvicinarsi il più possibile a quel cielo che da terra ci è
sempre sembrato inarrivabile:
andrò in un mattino
svogliato al primo sole
negli angoli ciechi
di una città dormiente
verso l’azzurrità
del mare di silenzio
a
colmare la distanza che risale il cielo.
Nessun commento:
Posta un commento