giovedì 24 aprile 2014

PASQUALINO CINNIRELLA: SU "LA POESIA E LA FUNZIONE DEL CRITICO". POESIE





COMMENTO DI NORMA MALACRIDA ALLE POESIE DI PASQUALINO CINNIRELLA




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LA POESIA E LA FUNZIONE DEL CRITICO
DI PASQUALINO CINNIRELLA


Premetto che è da poco tempo e per caso che ho scoperto il suo culturalmente valido ed interessante blog  soprattutto per quanto riguarda la poesia e dove vi ho ritrovato cari amici poeti  che conosco, stimo  e ammiro (alcuni  incontrati di presenza) per le loro opere poetiche le quali mi lasciano sempre – a bocca aperta. Pertanto, non passa giorno che non apro il suo blog per seguire, aggiornarmi o semplicemente leggere  delle belle poesie.  Ultimamente ho seguito e seguo con molto interesse il dibattito sulla poesia del domani posto in essere dal poeta Giorgio Linguaglossa.  Non sapendo, ma anche non volendo entrare nel dibattito, anche perché non mi ritengo all’altezza dei vari autori intervenuti, desidero comunque esprimere un mio modestissimo pensiero in merito.  Ritengo, prima di tutto, che buona parte di tale dibattito sia del tutto speculativo anche se comunque resta interessante (ma fino ad un ceto punto). Perché Le dico ciò ! Perché ritengo che ogni poeta che si rispetti (come tutti i sopra menzionati miei amici e non) sappia che cosa sia la poesia pur consapevole che non è facile, se non impossibile, darne, con le sole categorie umane, una sua definizione esaustiva che la determini nella sua globalità. Ne deriva che la poesia ha mille e più concetti e definizioni di se, tanti quanto sono i poeti. Tra veri poeti vi è, immancabilmente, un sotteso legame inscindibile che li accomuna, dato esclusivamente dal sentimento e/o sensibilità  propulsiva che li pone a mettere nero su bianco;  quindi quel bisogno inalienabile ed obbligante che li vincola ad esternare, a comunicare in versi quel proprio  intimo sentire. Il resto, mi si perdoni, è elucubrazione fine a se stessa la quale, a mio modesto avviso, crea inevitabilmente quel distacco tra poeta e amatori della poesia, tra poeta e fruitore e perché no tra poeta e poeta. Per me dice bene R. Mestrone quando ammonisce i poeti d’oggi che non sanno o non vogliono scrivere chiaro, immediatamente comprensibile.  Non crede anche Lei Prof Pardini che questo distacco sia la causa principe o la sola  per la quale la poesia non ha mercato editoriale? Decenni fa nella mia Caltagirone si tenne un convegno sulla Poesia Siciliana contemporanea. Furono tre giorni di martellamento lessicale astruso e conseguentemente arido, inoperoso per il quale l’uditorio ne uscì mortificato ed attonito in quanto la parola in versi invece di unire, di comunicare, di esternare al proprio simile il proprio modo di sentire poetico, isolò letteralmente l’uditorio dai vari poeti o relatori intervenuti. Mi perdoni ,si fece solo sfoggio della sola padronanza lessico-verbale degli  intervenuti  finalizzata a se stessa; chiacchiere tra loro. Il primo poeta italiano: San Francesco, non diceva che: “ le cose semplici sono le più belle?  Per quanto riguarda la funzione del critico dico solo che esso- ha il compito ONESTO di fare da ponte, da tramite tra l’autore e la possibile numerosa platea di ascoltatori o lettori - per porgere il più possibile digeribile quanto di commestibile intellettualmente viene offerto dall’autore.
Mi permetto inviarLe  in allegato alla presente due mie poesie che, data la tematica, mi pare siano in sintonia con quella della bellissima antologia sul blog  “ Il faro degli scogli di Leucade".
Grazie per l’attenzione
                                  
                                        PASQUALINO  CINNIRELLA



 RICORDI

Il chiaro della luna sulla sera
svelava la valle e da lontano,
tra gli stipiti dell’uscio di una casa
 solitaria (sospesa nella penombra),
oscillava un lume per la brezza serale
cullando  ombre di uomini stracchi
tornati dalle messi.
Sera estiva di campagna
con la capra legata al ceppo di brughiera
e il fieno stagionare sul maggese.
Il carro lento nell’andare cigolava nell’aria
ritornando al fienile dove dormivano la notte
uomini e armenti… già svegli
quando il gallo cantava alla stella dell’alba.
Fanciullo irrequieto, madido di sudore
per le corse senza fine e capriole,
-irriverente - ridevo di mio padre
 per il vento  gonfiargli la camicia
come a San Pietro al mio paese
nella festa di Pasqua;
per le nenie cantate a piena gola
tra covoni a schiera, a pila sull’aia
(platea silente  senza mai un  applauso);
per il suo grave discorrere col mulo
cui dava pacche-carezze sulla fronte
se  ringhiava sotto il peso della soma.
Di mio padre  tacevo  nel guardargli
perle di sudore stillare dalla fronte
…per un mio tempo  migliore.

Giu.89-Ott.00 - 29   Pasqualino Cinnirella




 SE CON ME RIMANI


Tu, rivesti di cielo quest’aria chiusa
che odora di tempo malinconico e solo.
Verranno stelle sopra noi
assorti nell’ora che rinvia tristezze
se con me rimani e dici, di te smemorata,
parole nuove come petali.
Coglieremo nella quiete,
nell’angolo in penombra sul sofà
grappoli di sogni appesi alla memoria
tra pampini d’attesa
e brilleranno le iridi  che sanno ogni cosa
del mio travaglio a vivere.

Magg.89 – 12 Pasqualino Cinnirella






3 commenti:

  1. Il flusso della memoria trova ragioni nel cuore e nella mente; e si connota per freschezza di immagini e per rattenuta commozione, in una dimensione intima e colloquiale che è comunque ravvivata dalla speranza.
    Pasquale Balestriere

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    1. Caro Pasquale, come sempre mi sorprendi con i tuoi pensieri critici sulle mie poesie. Grazie Pasqualino

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  2. sono d'accordo con Pasqualino nell'affermare che definire cos'è la poesia è molto difficile e,comunque ,soggettivo,perchè la poesia è emozione,in chi la scrive e in chi la legge, e le emozioni non si possono incasellare.
    Non ho avuto ancora tempo di leggere i posts sul dibattito cui fa cenno Pasqualino,ma anche per me la poesia deve essere immediata e accessibile a chiunque.
    Ho riletto con piacere queste due liriche che già conoscevo,
    dove intenso è il profumo dei ricordi,arricchito dal rimpianto.

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