lunedì 11 aprile 2016

CRISTINA RADDAVERO "IL CANTO MUTO" DI VALERIA BORSA

Il canto muto di Valeria Borsa consegna le liriche alla vita, la vita alle liriche in un ossimoro vibrante ove il giugno che scivola in slavina si aggruma nel tempo del Giorno prima che inizi la pioggia in mossa premonitrice e vibrante potenza redentiva mentre l'oro del croco/scivola/esile/tra le dita.
La poetica di Valeria si scandisce qui, nei suoi "grandi temi" ove si addensano immagini che occupano spazi interiori e definiscono sguardi rinnovati a percepire la melodia del mondo laddove collabiscono cattedrali di pianura ; impensata voce silenziosa eppur di voce colma a levigare il dramma della creazione nella rabbia dei rami/stremati dal gelo.
E poi la consonanza curvata nello stelo di fiori "ripetuti" nello stelo-corpo di donna, incurvati alle stagioni, nel maggio/che muore inconsolato canto a trovare rifugio in corone bianche/d'inverno/colonne al cielo/dove si perde il tracciato/di comete/ed intravvedo nel fumo/l'Eterno.
Un vocalizzo modulato nella struttura più consona a Valeria tesa all'ascolto di un verso che passa dalla Natura all'Uomo nel rimpallo di un motivo scandito nei giorni che scavano le ore nella dimensione dell'assenza temporale a calibrare l'irregolabile e l'indicibile nel respiro sonnolento del meriggio o nel convulso cercare a metà tra tratteggi di realtà e schizzi di sogno in raggiunte trame di autentico stupor e in orditi di cielo di forte impatto visivo senza cedimenti che non siano quelli alla parola parola poetica ancorata all'anima in perenne intercettazione di se stessa.

Cristina Raddavero


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