venerdì 1 aprile 2016

N. PARDINI: LETTURA DI "SOSPENSIONI MOLECOLARI" DI FRANCESCO CASUSCELLI

Francesco Casuscelli

Terra Madre


Ed io dovrei partire
e lasciare questo angolo di cielo!
Salutare quel mare che sfuma all'orizzonte,

i tramonti che colorano lo Stromboli,
i profumi della terra bruciata dal sole,
le essenze selvagge ed abbondanti,
i lieti canti delle rondini e delle tortorelle.

I miei sensi soffriranno l'assenza.
Poiché il mio cuore vincere
non potrà la nostalgia che nascerà.

Iniziare da questi versi freschi e genuini significa entrare fin da subito nella poetica strettamente naturistica e ontologicamente viva di Francesco Casuscelli Un verso che abbraccia con gentile resa visiva tutti gli input emotivi del poeta; qui si attua una fusione umanamente suasiva fra interiorità e corpo verbale. La parola scorre limpida e chiara come l’acqua di un ruscello alla sorgente. E’ questa la caratteristica prima di questa plaquette: l’armonia contagiante di uno spartito metrico che fa del suo fluire lo scorrere della vita: E la vita c’è tutta in questi versi, con le tappe lievitate su un credo eticamente solido, socialmente presente, e poeticamente accattivante: nostos, saudade, memoriale, affetti, inquietudine, immaginazione e sogno si miscelano fra loro con risultati che, nei momenti di maggiore realismo, ci dicono di un Capasso ritornato alla pagina. Sono tanti i tocchi di levità panica, di vicinanza empatica di cui il poeta si serve per concretizzare il suo sentire; e qui specificamente, nella poesia che fa da prodromico avvio alla lettura, l’attaccamento fra la storia personale e la terra dei padri assume una valenza di grande effetto emotivo: “Salutare quel mare che sfuma all’orizzonte,/ i tramonti che colorano lo Stromboli,/ i profumi della terra bruciata dal sole…”; sembra che tutto ciò che fa da corollario alla vicenda sia già poesia; sembra dica:“Guarda questa è la tua terra, sono i tuoi tramonti, è il tuo mare; queste sono le immagini che sempre ti hanno accompagnato; e sono proprio loro che ora, pregne di te e del tuo sentire, si rendono alla tua penna a ché le incida in versi di lucentezza epigrammatica; in versi che vadano al di là del semplice idillio, ma che raccontino tutta una storia”. E’ questa la verità che accompagna il poeta; che lo prende per mano e lo porta nei suoi angoli più reconditi, dove la semplicità la fa da padrona e si mostra come il focus di quella stessa verità.
D’altronde Casuscelli ha fatto del suo alentour una compagnia stretta e sincera, rimanendo con esso da sempre; mutandolo anche in questo empito d’amore; idealizzandolo in immagine. E’ a questo mondo che attinge: un pozzo di visioni  zuppate del suo sentire che tornano a galla  con la voglia di fare la loro parte in questo giardino ricamato di memorie.


Nazario Pardini 




DAL TESTO



              Sospensioni Molecolari


            I

Capo Vaticano


L'oracolo
scrisse il futuro
sulla sabbia,
poi
venne l'onda
e lo sciolse
con carezze
di schiuma.
Lo raccontò
al vento
e le nuvole
lo portarono via.



Terra Madre


Ed io dovrei partire
e lasciare questo angolo di cielo!
Salutare quel mare che sfuma all'orizzonte,

i tramonti che colorano lo Stromboli,
i profumi della terra bruciata dal sole,
le essenze selvagge ed abbondanti,
i lieti canti delle rondini e delle tortorelle.

I miei sensi soffriranno l'assenza.
Poiché il mio cuore vincere
non potrà la nostalgia che nascerà.



Al tramonto


Un tramonto cangiante
avvolge l’orizzonte all’osservatore
si sente la frescura del maturo autunno
l’aratro ha lasciato aperto il solco

e il profumo di terra fertile
si spande dal bosco sul sentiero
che accarezza la campagna
Una brezza che suona lieta tra le foglie

caduche sorelle
sospinte ed ancora sospese nel tardare
l’ineludibile caduta
ed è assorto l’animo nel viraggio

cromatico dell’ora serale
quando il pensiero
s’attarda negli ultimi passi
prima del canto della civetta




Per sempre


Scorro le foto dei tuoi ricordi,
sento l'eco delle tue parole,
l'odore del tuo vissuto,
e tremo nel tuo abbraccio assente:
lontano, adesso sei troppo lontano,

neanche un fiore posso posare,
soltanto parole inviate sulle ali del vento,
le sentirai all’ombra dei cipressi
nelle ombre silenziose della vita.

Da lì varcasti la soglia del non ritorno
e le nostre mani non si dissero addio;
solo il ricordo del debole e stanco saluto
spesso torna a farmi visita oggi più di sempre.




Il sibilo dei cipressi


Non ti porterò nessun fiore
non verrò neanche a trovarti
lascerò che la solitudine ti sia sorella!
Soffierà ancora il vento tra i vicoli infiorati
ed ascolterai forti le voci dei parenti
a coprire il sibilo dei cipressi.
Ed io sarò qui,
a sentire nel silenzio di una preghiera
il tuo richiamo lontano.

Quante volte ti ho cercato al di là del fiume dei sogni
tra quelle nebbie che avvolgono come un mantello
le prime luci del giorno.
Perdonami di non esserti stato accanto,
di non averti stretto in un abbraccio
e di non averti detto addio.
Non incrocerò più il tuo sguardo
ma nel mio riflesso
vedrò sempre una parte di te.



Francesco Casuscelli 

Nessun commento:

Posta un commento