lunedì 1 aprile 2019

NAZARIO P. LEGGE: "DALL'INDIA A LAMPEDUSA..." DI ESTER CECERE



Ester Cecere. Dall’India a Lampedusa. Soste di viaggio. Racconti. Wip Edizioni. Bari. 2019
 
Ester Cecere collaboratrice
di Lèucade
Scrivere sulla prosa o sulla poesia di Ester Cecere non è semplice. O meglio lo è se si tenta di fare una distinzione. Il fatto sta che la sua anima è sempre sul campo di battaglia, lì, attanagliata; non molla la preda: fa suo ogni angolo di cielo o ogni frammento di luce od ogni palpito di natura. Poi dopo una lunga decantazione rinnova il materiale che, generoso e disponibile, collabora per essere tradotto in canto o in narrazione. Perché difficile per un critico? Perché in lei tutto si fa poetico, tutto immensamente vasto e ontologico. Per cui la sua prosa si confonde spesso con la sua poesia. Ciò che li separa, naturalmente, è la diversità dell’aspetto scritturale. La poesia è il frutto di una sintesi di tutto ciò che di umano e oltre pizzica l’Autrice. La prosa è ampia, larga, più vasta, atta a contenere le vertiginose scosse emotive che ha maturato nei suoi continui viaggi. Sì, perché è importante; Ester viaggia dal nord al sud, nei paesi più impensabili, e tutti le offrono gli spunti necessari a riempire la saccoccia a cui attingere. Ed è così che la prosa si fa fluente, armoniosa, simpatica; io la direi prosa poetica, tanto scivola via come un ruscello chiaro verso il mare. Tanta realtà, tanto sociale, tanta immissione emotiva, e tanta capacità di osservazione. E la sua è un’osservazione mirata, voluta, calcolata dacché sa che da essa dipenderà l’esito delle sue opere. Ma tutto è reale, autobiografico, strettamente simbolico; i personaggi in questione sono veri, dacché la scrittrice non si avventura mai in voli fantasiosi; ha bisogno di toccare con mano, e si fanno avanti nomi che vivono e operano nel suo entourage. Ad esempio dell’India ha tenuto dentro folcrore, volti, paesaggi, abitudini, magagne sociali e bellezze esotiche. Tutto quel groviglio di fattori, tutto l’ensemble che ha giocato un ruolo determinante per la formazione di un libro dedicato proprio a quel popolo. Una perla, un gioiellino a cui resti aggrappato sino all’ultimo verso. Questo fa Ester: reifica immagini, sentimenti, impressioni raccattati durante i suoi viaggi; e di questi vive, di questi si nutre. Si potrebbe affermare, senza dubbi di smentita, che per lei prosa e poesia si inanellano in un gioco di grande respiro poematico: pochi sono coloro che riescono a fare della vita un‘opera d’arte, Ester ci riesce. Tutto è poesia, e là dove l’intervento di Calliope non è  sufficiente a definire l’immensità della sua vicenda, interviene la prosa, mantenendo i soliti battiti cardiaci, le solite scosse emotive, i soliti intenti epigrammatici. Si integrano, facendo della sua attività letteraria un crogiolo di input esistenziali, che, direttamente o simbolicamente, mettono a nudo la sua generosità contenutistica e formale. Quella stessa che salta fuori, con ampie inclusioni partecipative, dalla nuova pubblicazione data alle stampe per i caratteri di Wip Edizioni, di Bari.  La narrazione fluisce morbida e paratattica, senza perifrastiche addizioni o aggiunte epigoniche, tutto è franco e personale. Mi piace riportare un lacerto tratto dalla sua ultima intervista per Michele Bruccheri:   Dall’India a Lampedusa. Soste di viaggio” è la nuova opera letteraria della scrittrice pugliese Ester Cecere. Sono diciotto racconti brevi, ma intensi e coinvolgenti. Sono storie, parole, ma soprattutto sono emozioni, sentimenti, frammenti di vita. Firma la prefazione Domenico Pisana. “Mi ha onorato di una prefazione profonda, erudita, puntuale, esaustiva - racconta a La Voce del Nisseno (versione online) -. Egli non ha solo recensito l’opera ma ha anche indagato nel mio animo, cercando i motivi che mi hanno spinto a scrivere questa raccolta e mettendo in evidenza il mio stato d’animo e le mie emozioni durante i viaggi, come il senso di disorientamento e interdizione, il mio immenso amore per gli animali, il desiderio di inculturazione nella realtà dei luoghi, sul quale non mi ero assolutamente soffermata…”. Nella sua nota introduttiva, l’acuta e sensibile autrice tarantina scrive: “Anni prima, Fernando Pessoa così mirabilmente aveva sintetizzato il pensiero di Antonio Tabucchi: ‘La Vita è ciò che facciamo di Essa. I Viaggi sono i Viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo ma ciò che siamo’”. Qui c’è il senso del suo viaggiare, alla ricerca di sé stessa e degli altri. E lo fa con determinazione, dolcezza, grande senso di umanità.
Ester Cecere, sessantenne di Taranto, è una ricercatrice presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Si occupa di biologia marina, è sposata e madre di due figli. Scrive libri importanti e interessanti, capaci di stimolare una profonda riflessione. Pubblicazioni che aiutano a crescere, libri che diventano carezza e sostegno morale…”. Diciotto racconti, appunto, che nascono  dai viaggi di una vita. E quella di Ester è folta, intensa, plurale volta ad un mondo còlto da un occhio che lo vorrebbe migliore ma che ne sa apprezzare gli angoli più nascosti, quelli facilmente tramutabili in narrazione poetica; in miraggio sociale; in ritratti alla cezanne, che non mirano a una mera rappresentazione della natura, ma ad afferrarne l’essenza. Questa la nuova pubblicazione della scrittrice che si snoda su un percorso narrativo sul filo del romanzo: dallo shock di Alessandra agli splendidi colori di Taj Mahal, dalla festa di Diwali ai tetti a forma di tronco di piramide, fino alle parole con cui il piccolo Emanuele si rivolgeva a colui che in realtà era il suo nonno. Una serie di vicende tenute insieme magistralmente dalle occhiate di Alessandra e Michele, e di altri personaggi vicini al mondo di Ester; tutti attenti osservatori e commentatori di paesaggi antropici  e naturali; di psicologiche riflessioni sulla vita reale.  Non vi resta che acquistare il libro; ne trarrete esperienze umane e culturali di grande valenza etica.  D’altronde il compito del critico è quello di introdurre e  non di svelare. A voi la lettura. 

Nazario Pardini


4 commenti:

  1. Sto leggendo il libro di Ester e non posso che confermare ogni singola parola del professore Pardini. Un acquisto necessario per una lettura che scuote e poi rinfranca.

    RispondiElimina
  2. Ringraziare semplicemente, anche se con tutto il cuore, Nazario Pardini è troppo poco. Egli mi ha onorato della sua lettura critica che va ben oltre la recensione della raccolta di cui si tratta. Ho conosciuto Nazario nel 2012 in occasione della cerimonia di premiazione di un concorso letterario. Dopo quell’incontro, gli inviai le mie prime due raccolte di poesie e poi, di volta in volta, tutto quello che ho pubblicato. Mi ha sempre dedicato tempo e attenzione recensendo ogni mia pubblicazione e curando la prefazione della mia terza raccolta di poesie. Posso, quindi, affermare che mi “conosce” molto bene come autrice e come persona. Non mi meraviglia, pertanto, questa sua lettura critica che riguarda tutta la mia opera e la mia personalità. Egli ha dimostrato di conoscermi tanto bene da svelare a me stessa alcune mie peculiarità caratteriali. Si, è vero: “la mia anima è sempre sul campo di battaglia” per catturare con “tanta capacità di osservazione ogni angolo di cielo o ogni frammento di luce od ogni palpito di natura” ma anche “tanta realtà, tanto sociale”. Così come è vero che “tutto è reale, autobiografico” … “che i personaggi sono veri”, dacché effettivamente non amo i “voli fantasiosi”. Ritengo, infatti, che la vita possa offrirci tutta la possibile gamma di situazioni, condizioni, stati d’animo nostri e altrui che, spesso, superano di gran lunga quelli che la più fervida delle fantasie riesce a immaginare. Essa ci offre, quindi, occasioni per conoscere e conoscerci, per riflettere, per comprendere.
    Parafrasando Cicerone direi che “vita magistra vitae”, cioè che la vita stessa è maestra di vita.
    Infine, non so se sono davvero in grado di fare della mia vita un’opera d’arte; comunque, grazie Nazario per avermelo detto. Sono le parole più belle che un autore desideri sentirsi dire!
    Ester

    RispondiElimina
  3. Grazie a Ester per un plauso tanto umano quanto critico. E che la scrittura ci sia sempre vicina in questo mondo che vuole essere raccontato....
    Nazario

    RispondiElimina
  4. Ottima recensione! Pardini è sempre profondo e sa entrare nelle pieghe di ciò che legge... Un vero Maestro!
    Domenico Pisana

    RispondiElimina