lunedì 1 aprile 2019

NAZARIO PARDINI LEGGE: "COME DELFINI" DI M. CATTANEO


Come Delfini
di
Mattia Cattaneo


COME DELFINI

Inseguiamo la vita
dal primo vagito.
Non v’è creatura più
bella di quella che nasce
e vive, respirando di noi.
Non v’è creatura più
bella di quella che
lacrima di gioia sentendosi
chiamare “mamma”.
Come delfini,
uscendo dallo sciabordio d’onde,
lo stupore accoglie
gli abbracci del figlio.
L’incanto negli occhi
si fa commozione e
come delfini,
dall’ondoso incedere dei flutti,
ci prepareremo al domani che sarà.
  
Una silloge polisemica, polifonica, plurale, i cui versi, con ritmica ascensione verticale, concretizzano i patemi dell’esistere. Partire da questa poesia dal valore di eponima rilevanza significa andare a fondo da subito nel cuore della poetica di Mattia Cattaneo, dove, la vita, con tutte le sue sfumature, viene tratteggiata con ontologica soluzione. Sì, la vita: l’amore, la speranza, le memorie, l’inquietudine del vivere, la coscienza del fluire del tempo si fanno tappe focali nel processo indicativo del poièin. Come delfini, il titolo. Immersioni e affioramenti; l’acqua vita; l’onda che irrequieta viene e va con ritmo  infaticabile; “Come delfini,/uscendo dallo sciabordio d’onde,/lo stupore accoglie/ gli abbracci del figlio.”; gli affetti, i propositi, “il domani che sarà”. Un insieme di elementi epigrammatici che si inanellano in iuncturae dal valore spirituale e significante. Qui c’è tutto l’esistere con l’irrequietezza del fatto di esser-ci. E l’autore la vive questa esperienza sacra e irripetibile, la vive intensamente, dando tutto se stesso ai quesiti esistenziali: l’ieri, l’oggi e il domani si embricano vicendevolmente per dare forza e nutrimento al cuore di un canto che si distribuisce su uno spartito musicalmente attraente, fatto di allunghi e rattenute, per seguire il passo ondulatorio degli stati d’animo: a volte riflessivi, altre descrittivi, altre ancora intimistici, che, con tutta la loro potenza emotiva, affiorano con virulenza   o con dolcezza espressiva. Ogni aspetto del vivere viene toccato con tatto ed eleganza scritturale. Si ricorre a stratagemmi linguistici di efficace resa visiva: metonimie, sinestesie, metafore, iperbolici allunghi allusivi, e tutto a favore di un linguismo poetico che va oltre la semplice architettura tradizionale. Dacché la poesia deve avere qualcosa di più della usuale grammatica poematica; per agguantare gli input che l’anima trasmette; la parola ha bisogno di elevarsi, di allungare il tiro con catartica intrusione emotiva. E questo fa Cattaneo. D’altronde i contenuti sono tanti, e tanti i programmi espositivi atti a tradurli: psicologici, psicanalitici, affettivi, rievocativi. Non di meno risaltano quelli rivolti a aporie del quotidiano, a problematiche di grande valore umano e sociale: Alzheimer, SM, autismo, anziani  (IL PESO DEGLI ANNI (Dedicata agli anziani): “A passo lento,/ curvo,/ per il peso degli anni/e il lavoro dei campi/ che ha incallito le sue mani./Una lacrima scende,/ seduto,/ su di una panchina,/ mettendo a nudo il passato…), inquinamento, contro la violenza delle donne, il bullismo, l’adolescenza, alle vittime delle guerre. Insomma una silloge di polisemica significanza dove l’anima spazia con tutta la sua portata inclusiva dando contributi essenziali in vista del miglioramento di una società che tanto ha da fare per rendersi civile. Più lirica si fa la narrazione quando il poeta si avvicina ad immagini di amore erotico o familiare. Acchiappanti mi risultano le poesie alla madre, dove il poeta si lascia trasportare da un flusso emotivo-ispirativo naturale e spontaneo e dove l’aspetto lirico del canto è sostanziato dall’apporto di un panismo esistenziale di urgente resa oggettiva: ECCOTI MADRE: “Vita che riempie/ di spazi vuoti/l’universo che non conosco./Impenetrabile lo sguardo/del clochard avvilito,/del povero emarginato,/del giovane bullizzato./Vita violentata/eccoti Madre,/ancora possiedi coraggio/invitandoli a/ non consumarsi/tacendo la disperazione.”. E’ qui che il poeta riesce a fare vera poesia anche con gli argomenti meno poetabili; con contenuti più sociali che soggettivi. Il poeta dimostra una grande sensibilità nel trattare tali argomenti, si fa lui stesso vittima di bullismo o di altri torti, tanta è la passione con cui trasmette le sue  sensazioni. Sembra che la sua   anima sbrigliata da ogni condizionamento vada libera ora su mari e campagne, ora in mezzo alla gente, per impolparsi di visioni e situazioni che intende portarsi dietro al rientro per tradurle in poesia; in versi che musicalmente vicini a quella che è la nostra tradizione, e lontani da ogni violenza sperimentale di positura prosastica,  si rendono disponibili con le loro oscillazioni a reificarla appieno. Fino alla fine dove il poeta con un canto di maestosa intrusione emotiva riesce ad amalgamare quadri naturali e preghiera oracolare per uomini affranti, e luoghi “dove sogni bianchi/pieni di fiori/lungo il fossato/stanno a guardare,/ritrovo te.”.


CUSTODISCIMI

In questa terra
dove il vento passa e germoglia,
dove sogni bianchi
pieni di fiori
lungo il fossato
stanno a guardare,
ritrovo te.
Custodiscimi,
dal pianto
verso la terra
degli uomini affranti,
(potessi anche io scorgere il loro dolore)
e rivivere così
i passi delle nostre orme.
In quel crepuscolo,
a forma di violino trasognato
si depone la purezza
di un tramonto
ed io non avrò niente
da ricordare a nessuno.

Nazario Pardini

 DAL TESTO


SEGUIVO

Seguivo le tracce
della nebbia,
cercando tra cipressi
e gelsi rotondi.
Il sole era pallido in cielo
sospeso oltre le nubi
mentre i colli, lucenti
all’orizzonte velato
erano l’immagine
più amata dall’attesa.
Gocce come dardi
e la pioggia
fu l’attimo ribelle
del giorno. 


Il


NON MI RESTA CHE VEDERTI

Abbaglio lontano,
eco di rumori lontani
che sospirano del tuo
sentirmi voce dentro te.
Foschie profonde
si diradano nel vasto spazio
che colma il vuoto oceanico.
Non mi resta che vederti
per sfiorare l'essenza
che culla con eterne nenie
il sorriso spento dal mondo.
Ti abbraccio da qui,
dal vento insipido
di te,
di me,
tendendoci la mano
e sussurrandoci i nostri nomi.
Non mi resta che vederti
da qui,
dall'oltre del silenzio.


  
VERRAI

Verrai
e avrà il sapore della gioia
e i sorsi che la luna
farà del suo cielo 
Dipingeranno l armonia celeste.
Verrai
e sarà come la felicità nell' attimo,
calda, 
sorridente 
nel suo volto.
Cieli plumbei regalerai in
un turbinio di emozioni
che pronunceranno il tuo nome.
Verrai
e la speranza di un ieri difficile
sarà la certezza in un domani migliore.

  

ESSENZIALITA’

Unità e spirito di condivisione
fanno di noi anime complete,
baraonde sonore ci accoglieranno
con frastuoni d’amore.
Essenzialità è creare
con il cuore in profonda quiete
e consapevolezza.
Strale che colpisce e affonda
mentre vagabondo
è il pensiero dell’uomo
che non assolve e s’incatena
ai suoi stessi mali.
Effluvi luminosi
prevarranno su di te
e ci uniremo in armonia.

(...) 


1 commento:

  1. Parole che toccano il cuore, profonda analisi che coglie appieno la silloge.
    Grazie

    RispondiElimina