sabato 1 febbraio 2020

ANNA VINCITORIO: "DISABILITA' E DISAGIO"



Anna Vincitorio,
collaboratrice di Lèucade

DISABILITA’ E DISAGIO

È una giornata decisamente grigia: 3 dicembre 2019. Ho in mano un invito: – Dove può andare la mente quando il corpo è prigioniero – Incontro con Costanza Ferraro in occasione della presentazione del volume CIMETTOLAFACCIA. È ancora presto per l’incontro e, con la mente, vado indietro nel tempo. Insegnavo e, per andare verso la scuola, passavo davanti al grande cancello di San Salvi. Alla spicciolata qualcuno si vedeva uscire, ma ormai ce n’erano rimasti pochi. Devo ammettere che il luogo scatenava in me reazioni, le più svariate. Timore, curiosità, ricordi di persone che avevano chiuso là i loro giorni. Dopo gli anni ‘70 le cose erano cambiate, pur restando un luogo dove le parole dei rinchiusi non avevano peso. Anche nel silenzio di quei verdi meandri si potevano intuire i drammi insoluti che le sbarre alle finestre avevano in parte protetto. Ancora si scorgono scritte e murales a memoria d’infelici della consistenza di ombre. Tempi tristi prima della promulgazione della legge di Franco Basaglia 13-V-1978 n° 180 che sanciva la chiusura dei manicomi. Vado col pensiero a un pomeriggio d’autunno del 2013. San Salvi è adesso luogo di memoria e di mostre. Al cancello, ragazzi sorridenti che, nel settembre, durante la festa, invitano gli ospiti a seguirli. I prati sono verdi, gli edifici accolgono fotografie del passato; si proiettano films e si ricorda che Mastroianni e la Bouchet proprio a San Salvi, girarono alcune scene. Era difficile fingere la follia. Seduti in cerchio, da una parte un antico vagone poggiato su gigantesche ruote; vecchi infermieri. Parlo con Alberta Bigagli con cui ho diviso un’amicizia profonda ed altri… Si raccontano storie del passato mentre cala la sera… Mi prende una malinconia struggente. È certo illusione, ma, come illuminati dalle torce, mi sembra di scorgere volti dietro le sbarre, labbra serrate, odo qualche gemito, agghiaccianti risate. Il passato rivive: sui muri sono segnate date, nomi, Oriano, Isolina, Alberto, Giovanna… mentre mi allontano avverto una strana oppressione e mi sento osservata da mille occhi… “Non ci dimenticare”.
Ho avuto anche alunni con disabilità e ricordo l’ingenuità e le poche parole che
però lasciavano una traccia nel cuore. Cari Manuela, Federico.
Sono circa le sedici e mi avvio verso la sala dell’incontro. Siamo seduti in
circolo, spettatori e relatori: Prof. Teresa Bonaccorsi, dirigente scolastica, Prof. M. Luisa Chiofalo, attività didattica, ricerca, divulgazione scientifica, attività politica. Ambedue vengono da Pisa. Giuseppina Caramella, coordinatrice. Al centro su una sedia a rotelle, Costanzo Ferraro. Viene illustrato il contenuto del libro, forte, disinibito. Denuncia per tutto ciò che si potrebbe fare ma che non viene realizzato e, al contempo, la profonda umanità di chi si dedica completamente all’aiuto di persone fortemente svantaggiate per motivi di salute ma, colme di linfa vitale e ricche dentro. Fisso i grandi occhi neri di Costanzo stillanti vitalità, desiderio di aprirsi, di legare e d’imporsi con chi gli sta davanti. I suoi movimenti anche se scoordinati e la voce spezzata, sprigionano una forza titanica che mi rimanda ai Prigioni di Michelangelo. La tetraparesi spastico distonica è stata proprio per la sua gravità, il motivo della lotta e della vittoria di Costanzo. Le sue mani in movimento; ogni suo tratto acquista la forza di una preghiera, non disperata ma rivolta a tutti per comunicare, lottare, affermarsi. La lettura del libro ci rivela l’autore che, per la forza che irradia, diviene un gigante. Sì, gigante umano con la passione per i Beatles, i Rolling Stones, con l’amico Mike, sgangherato american boy. È riuscito a studiare suggerendo lui stesso il modo di aggirare la sua disabilità. Ha conseguito una laurea in Scienze dell’Informazione combattendo con la solitudine, l’aggravarsi della malattia, senza mai demordere. Nel libro racconta la sua vita, la disillusione di un Erasmus in Svezia dove i disabili sono ingabbiati. La sua partenza da Capri verso la “rossa Toscana” e poi l’avvicinarsi alla Chiesa e a Don Claudio. Entra nel gruppo universitario culturale GUC. La Chiesa diviene luogo di scambio e correlazione.
CIMETTOLAFACCIA esce nel 2014 nella collana “Gli Asteroidi”, Sez.
Narrativa di Valigie rosse. La sua nascita è legata a Silvia Lavalle. Un amore forte li ha uniti; lui non ne vuole parlare ma, dai suoi occhi, trasuda il ricordo forte e tenero che li terrà legati animicamente anche se le loro strade si divideranno. Ha vinto la parola, cruda e poesia nello stesso tempo. Poesia intesa come rivelazione, denuncia, amore per la vita e per tutti coloro che hanno saputo comprendere la parola di Costanzo, spezzata ma rivelatrice. Denuncia per tutto ciò che è corruzione, indifferenza, ma anche gratitudine per l’amore ricevuto meritandolo proprio per la sua disincantata onestà. Guardo ancora il biglietto. Un volto con pochi segni squadrati e incisivi. Un’ironia prorompente e tenera.
Ti ho detto poche parole, Costanzo, ma avrei voluto abbracciarti. Ho avvertito
il tuo coraggio e la tua volontà di vivere e di amare. Il dolore che ammanta il tuo corpo è espressione di un messaggio di disponibilità estrema verso l’umanità. Sarebbe bello incontrarti di nuovo ed essere contagiati dal tuo essere profondamente vivo.

 Anna Vincitorio
 Firenze, 9 dicembre 2019

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